Il Detonatore

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IL DIRITTO ALL’ABORTO IN COSTITUZIONE, COME IN FRANCIA? PURCHÉ SIA ESTESO ANCHE ALL’UOMO (di Matteo Fais)

Quanto successo in Francia, con l’introduzione del diritto all’aborto in Costituzione, è ovviamente più simbolico che altro. Insomma, non aggiunge e non toglie niente alle donne d’Oltralpe. Tanto più che la legge in merito non se la sentirebbe nessuno di toccarla da quelle parti, neppure i conservatori alla Le Pen – la donna mica è scema, infatti noi ce la sogniamo una Destra come quella da lei incarnata.

Cionondimeno, per una reale condivisione di diritti e doveri, quanto successo non è ancora abbastanza in senso libertario: l’uomo risulta comunque marginalizzato, estromesso dai giochi, ridotto a macchinetta per produrre spermatozoi.

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Se si può riconoscere alla donna la parola ultima sul suo corpo e su quello del nascituro – considerato che, in fin dei conti, è lei ad avercelo dentro –, è essenziale creare altresì maggiori condizioni di tutela per il maschio.

Fondamentalmente, oggi, una donna può far finta di assumere anticoncezionali e farsi mettere incinta da un povero sventurato, convinto di limitarsi a una sincera chiavata. Tra l’altro, con la questione del test del DNA, può pure andarlo a ricercare dopo decenni e avanzare richiesta per gli arretrati.

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Tutto ciò è quantomeno profondamente ingiusto e svilente. Se lui, com’è sacrosanto che sia, non deve avere diritto di porre veti sul corpo femminile, non è altrettanto ammissibile che questa possa vincolarlo a sé per la vita, senza che tra i due non sia stato in precedenza stabilito chiaramente tutto.

Si parla tanto di consenso femminile nei rapporti, ma nessuno dice che tale richiesta di trasparenza andrebbe estesa al maschio per quanto riguarda la procreazione. Un uomo che genera da vittima di un raggiro va difeso e tutelato. Bisogna se non altro che abbia la possibilità di respingere il frutto di un atto estorto con l’inganno. Ciò sarebbe fondamentale anche per responsabilizzare la donna, la quale deve imparare che, se può liberamente disporre del proprio corpo, non ha diritto sulle vite altrui e neppure su quella di un eventuale partner. Non si può permettere che, ogni volta che un uomo va a letto con una donna, egli firmi al contempo per una possibile condanna a morte.

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Certo, il meglio sarà solo quando verrà commercializzata la pillola anticoncezionale maschile – ammesso che siano vere le notizie che la danno per prossima a invadere il mercato. Solo allora donne e uomini giocheranno alla pari, con le medesime possibilità di tutelarsi contro eventuali fregature.

Prima di allora, però, ci vorrebbero una serie di riforme che certo la marmaglia femminista avverserebbe in qualsiasi modo, volendo fondamentalmente lo squilibrio nei rapporti tra i sessi. Eppure, questo è un punto su cui, se esistesse una coscienza maschile reale e forte, dovrebbe essere messo all’ordine del giorno, al fine di ristabilire un principio di equità. In ultimo, non si può lasciare che solo le istanze di una parte abbiano la meglio, non se ci si riconosce ancora un minimo di dignità.

Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”) e, in radio, con la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana. Ha pubblicato L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima (Robin Edizioni). Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Il suo romanzo più recente è Le regole dell’estinzione (Castelvecchi). La sua ultima opera è una raccolta di poesie, L’alba è una stronza come te – Diario d’amore (Delta3 Edizioni).

Un commento su “IL DIRITTO ALL’ABORTO IN COSTITUZIONE, COME IN FRANCIA? PURCHÉ SIA ESTESO ANCHE ALL’UOMO (di Matteo Fais)

  1. Ho donato sperma in una clinica privata, in Austria. Avevo tutti i requisiti e pure la voglia di farlo per una questione personale. Il medico, dopo avermi confermato della fecondazione avvenuta (di una paziente anonima), ha garantito anche a me l‘anonimato. Non avrò diritti e doveri nei confronti della creatura. La creatura, una volta maggiorenne, potrà però rivolgersi a un giudice per chiedere di incontrare il padre biologico e io potrò rifiutare. Questo processo, giuridicamente impeccabile, di fatto esiste già, ma solo in caso di una donazione di sperma. Mi chiedo quindi perché dovrebbe essere così difficile estenderla anche ai rapporti „reali“

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