Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

LO SPOT DI ESSELUNGA CI HA FATTO CAPIRE QUANTI PROBLEMI PSICHIATRICI ABBIANO GLI ITALIANI (di Matteo Fais)

Chi vive in Italia, ed è sano di mente, deve assolutamente dimenticarsi di poter vedere intorno a sé un poco di buonsenso. Le reazioni allo spot pubblicitario di Esselunga sono in tal senso sintomatiche dei disagi psichiatrici diffusi tra i nostri connazionali, una miriade di insicurezze mascherate da ideologie.

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Branchi di disagiati di ambo le fazioni ideologiche sono esplosi, gridando allo scandalo. Chi avrebbe voluto la pubblicità con il bimbo negro e una coppia di genitori gay felici e contenti, in spirito di massima integrazione. Sull’altro versante, ecco i pazzoidi che pretenderebbero di sottrarci conquiste civili tipo il divorzio e l’aborto, la possibilità di cambiare partner se il nostro ci è divenuto insopportabile – il tutto in nome del presunto benessere dell’infante, come se il mondo non fosse pieno di figli di separati che si sono fatti una ragione della scelta dei genitori.

Il problema è che, se vincesse l’uno o l’altro, la situazione per le persone liberali e libertarie – i sani di mente – non muterebbe. Da una parte femministe ed LGBTQ+ – già la sigla! –, dall’altro i fanatici di Cristo che, in verità, sembrano usciti dall’Antico Testamento più che dal Vangelo.

Comunque vada, non c’è salvezza. Sempre di squilibrati mentali si tratta, di gente che vorrebbe imporre la propria visione, manu militari, agli altri. Femministe con i peli sotto le ascelle per combattere il fantasma di un patriarcato che esiste solo nella loro mente, maschilisti che sognano la moglie sottomessa alle loro volontà e la Messa della domenica, in latino, imposta per Legge, possono essere solo nemici di ogni persona che abbia un seppur minimo intendimento di cosa sia libertà.

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Purtroppo, capita un po’ così per tutto: immigrazione, famiglia, scelte sessuali, tasse. Come da una parte c’è chi crede che tutti gli imprenditori siano ladri, dall’altra solo chi non vorrebbe pagare neppure per avere una sanità decente. In tutto ciò, non uno che dica che dovremmo legalizzare droga e prostituzione, visto che queste si muovono in un universo totalmente altro, malgrado il loro portato, senza mai essere interessate dalle maglie che imbrigliano il resto del mercato.

No, da tali opposte fazioni non si ricaverà niente, se non visioni angoscianti di una società repressiva, in cui c’è sempre qualcuno in guerra con qualcun altro (maschi contro femmine, immigrati contro autoctoni e via dicendo), o in cui l’individuo non esiste se non per le scelte che compie in rapporto all’interesse della collettività. Una cosa intollerabile, ovviamente, in un mondo libero.

Dal lato di coloro che potremmo definire conservatori, è appena il caso di sottolineare che una certa deriva – maggioritaria sui social, ma praticamente inesistente nella realtà –, con le proprie sparate non farà altro che irretire il dialogo entro una spirale senza uscita. Il patriarcato che fu non è certo una scelta da ripristinare, esattamente come il controllo delle donne in stile islamico risulta essere pazzia.

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Costoro certo non spingeranno in modo mirato – e meno che mai riusciranno con le loro folli uscite a smuovere gli altri – a indurre una revisione del Diritto di Famiglia, così che un uomo, in caso di separazione, non si ritrovi buttato in mezzo a una strada. Ma, anche in questo caso, ci vorrebbe troppa ragionevolezza.

Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi. Di recente, ha iniziato a tenere una rubrica su Radio Radio, durante la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana, intitolata “Il Detonatore”, in cui stronca un testo a settimana.

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