Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

LA MERAVIGLIA METAFISICA NELLA POESIA DI LAURA VALENTINA DA RE (di Matteo Fais)

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“Ho fracassato, oggi, sette globi

di tenerezza, una voce, l’eccesso

di baci taciturni, il sapone

sui suoi fianchi,

non finivi perché

non finiva la carne,

ma lei ti contava i capelli

e tu le rubavi anche il nome”

Laura Valentina Da Re, La magrezza dell’Uno, PlaceBook Publishing.

Di alcuni poeti è difficile sciogliere il nodo della parola, volgarmente chiarire che cosa il loro versificare dica in concreto e forse ciò è davvero poco importante. Conta più la sensazione che lascia e quella che risveglia dentro: amore, meraviglia metafisica, ricerca interiore.

Sono un piccolo significato di lago,/ con addosso la pelle che diluvia”: si tratta di passi che non si debbono spiegare, che nell’essere detti si sentono e si comprendono, senza poi poterli esplicitare o ridurre a concetto. Questa la natura di La magrezza dell’Uno (PlaceBook Publishing) di Laura Valentina Da Re, testo di sublime respiro cosmico e intima meditazione, di connessione con un universo più profondo, al di là del fenomeno e dell’apparire, sempre mutati in metafora del mistero (“per mezza corolla abbiamo la pronuncia/ di uno sboccio […]/ e indietro non si torna”).

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Laura Valentina Da Re, La magrezza dell’Uno, PlaceBook Publishing.

Un libro senza paura di rivelare una felicità che non è mai brutale fame, voracità e appropriazione, ma placida contemplazione, un porsi in ascolto, un’attesa di superiore serenità (“si fece mucchio di gioia/ ad aspettare”). Se in questa poesia vi è qualcosa di femminile, è solo per il candore e l’assenza di quella dimensione virile fatta di costante guerreggiare col mondo.

Certo, è assente la fastidiosa affermazione vittimistica e ombelicale di tante altre poetesse, quell’insopportabile ripetizione di “io, io, io”, o di “voglio, voglio, voglio”, che è volgare come imporre agli altri la propria nudità ridicola, credendo di provocare lo scandalo. La singolarità che abita dietro queste parole, al contrario, cerca di superarsi: “Pensiamo a stancarci delle misure/ ad impastarci col vento”.

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Una lirica, dunque, per ritrovare l’arcano persino in questa trincea dove le bombe esplodono e le pallottole vagano come sciami di insetti furiosi. Fuori dal tempo e dal sociale, dal realismo che opprime. Per una volta, non si tratta di un demerito. Non versi che sono una fuga dal mondo, ma un’intima esigenza di verità oltre la contingenza. Peraltro senza ricorrere alle solite formule abusate e di cui mestamente ancora tutti abusano alla ricerca dell’atemporale, ma mancando totalmente della sincerità che traspare dall’intensità di questo canto (“in alto e in basso la continuità/ è in cose altre,/ che si ammucchiano a colori/ dopo i temporali”).

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La Da Re coinvolge il lettore entro una sua lingua che non gioca all’ermetismo, né si balocca col simbolico, ma insegue quel che resta taciuto ogni volta che ci diciamo con una parola già codificata, che non possediamo ma ci possiede, che frustra la nostra necessità di darci con il già detto, con la frase che da noi ci si aspetta e la chiacchiera (“Le altre voci di lamento mi misurano/ in profondità, come si misura/ il mare, a coste larghe giù/ nel mutismo dei relitti”).

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Una voce potente di carezza, forte di visione, che penetra l’animo senza distruggere, che chiama a una comunione tra Umanità e Natura, cielo e terra, tra l’Uno e i frammenti (“Se quel tormento taciturno giudicasse/ i miei occhi ubriachi di universo,/ li esaurisse nei baci inchiodati/ al profumo del vischio,/ non scriverei le densità del mio cielo/ nel sottosuolo, bensì/ camminerei, di nuovo, nei sogni oscuri,/ tra i languori di foglie che non tremano più”).

Un volume da consumare come un libro di orazioni, in ogni luogo in cui ci si possa finalmente, almeno per qualche breve istante, perdere senza pensare di dover fare ritorno.

Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi. Di recente, ha iniziato a tenere una rubrica su Radio Radio, durante la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana, intitolata “Il Detonatore”, in cui stronca un testo a settimana.

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