Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

LA PAROLA CHE SA FARE IMMAGINARE – SULL’ULTIMO ROMANZO DI SALVATORE NIFFOI (di Matteo Fais)

nate sotto una

“Si divertiva a raccontare loro le sue storie con quella lingua che si lasciava più immaginare che ascoltare”: così si dice di Giustina Balizza, quasi il fool (pazzo) shakespeariano che, nell’opera del sardo Niffoi, diventa su maccu – o meglio, sa macca. In questo passo è contenuto, in realtà, il senso più profondo della scrittura dell’autore: la capacità di fare immaginare, di dare alla visione una strutturazione più forte, quella in cui alla dote dell’occhio va a unirsi la forza evocativa della parola.

In quella sua lingua così originale e a tratti, meglio precisarlo, anche difficile, dal sapore di miele amaro e pietra millenaria, in cui il dialetto incontra la lingua ufficiale e i corsi di questi due fiumi paralleli si contaminano vicendevolmente, perdendo e acquistando l’uno le caratteristiche dell’altra, è il segreto alchemico della nascita di un universo letterario, in cui una Sardegna irreale diviene più concreta di quella a cui si può arrivare a mezzo di un aereo.

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Basta leggere una qualche pagina delle più descrittive di Niffoi – lo sono tutte, ma alcune restituiscono proprio il respiro della sua genialità –, per vivere la sensazione di osservare quasi come fosse la prima volta (“Oggi Bodoloi è un paese spopolato e senza bambini, con le mani protese verso il cielo ad implorare un po’ di pioggia che non arriva mai. Il sole cala ogni santo giorno la sua spada di luce sulle case mute. Per le strade i vetri delle finestre riflettono ombre di volti smarriti che hanno perso gli occhi per sempre. I muri di granito respirano piano in attesa di tornare di nuovo a ballare con il boato dei tuoni”).

C’è un mondo inesistente, di terra secca e dolore, a cui lui conferisce una vita autentica che graffia ruvida i polpastrelli come basalto ed entra nel cuore come un vento furioso da una finestra dimenticata aperta sulla tempesta (“[…] I vecchi hanno paura di ascoltare i passi della notte che dopo il tramonto scende di nascosto da Punta S’Astore. Ogni sera, in silenzio, si stendono nel letto a mani giunte, per gustare in anticipo il gusto asprigno della morte. A volte, al mattino, salgono in gruppo al camposanto di Su Corvargiu. Si siedono in cerchio sopra una tomba per giocarsi a carte il posto migliore dove riposare per sempre. Ridono e litigano, perché ognuno di loro vorrebbe quello più bello, magari all’ombra di un cipresso o di fronte alla collina dove nelle sere di luna piena sembra di stare in paradiso”).

Grande romanzo questo Nate sotto una cattiva luna che segna anche l’ingresso di Niffoi nella sgarbiana scuderia di La Nave di Teseo. La trama vede sei protagoniste e tanti personaggi di altrettanta importanza che incrociano le loro sorti in una storia di umiliazione, acerrima vendetta e lento superamento dell’arcano codice del castigo.

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Salvatore Niffoi, Nate sotto una cattiva luna, La Nave di Teseo.

La seconda parte dell’opera è forse il vero colpo da maestro, quello in cui l’autore sardo dà prova delle sue doti di prestigiatore della narrazione, tirando fuori dalla linearità della storia sei racconti che si inseriscono obliquamente al romanzo, quasi come episodi a sé stanti.

In essi, il male viene indagato in tutta la sua fragilità e umanità, oltre il facile manicheismo (“Allora, lei deve sapere che io ero tremendo già dal momento in cui sono venuto al mondo. Sono uscito dalla pancia di mama Gigina Colorgiu che avevo già gli occhi aperti e pesavo sei chili e due cento grammi. Tutti pensavano che lei stesse aspettando due gemelli, invece io lì dentro ero da solo […] Dopo aver lavorato per un’oretta buona come un manovale, la maestra di parto mi ha tirato fuori a fatica e, guardandomi con curiosità dalla testa ai piedi, ha esclamato: ‘Che Dio lo guardi questo bambino, e lo mantenga sempre così sano e bello!’ Lei aveva quasi sessant’anni ma in tutta la sua carriera creature così grosse non ne aveva mai visto. Purtroppo io non potevo risponderle a modo mio, altrimenti le avrei dato il tanto suo che meritava a parolacce. Perché? si chiederà lei. Ma perché quella scosciata di dona Cesira nella vita mi ha portato solo malaugurio e disgrazie. Tremendo ero, signorina mia bella!”). Se non esistono santi, nessuno riesce mai a a coincidere fino in fondo con i suoi gesti mefistofelici – semplicemente, la redenzione è sempre troppo per la miseria della propria esistenza.

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Un romanzo breve, ma carico come solo Niffoi li sa farcire. Ogni pagina contiene almeno un passo memorabile, una formula magica con cui lo scrittore fotografa, con la sua inimitabile peculiarità stilistica, un personaggio e un mondo, una guerra o un amore (“[…] quella sera la luna nuova aveva tardato a salire in cielo. Nonostante il freddo autunnale si facesse sentire con un maestrale che abbaiava come un cane oltre i vetri delle porte sprangate di Bodoloi, i due innamorati avevano lasciato aperta la finestra della camera da letto. Loro erano caldi, due braci che quella notte non avrebbe spento nemmeno il diluvio universale. A parte il cuore, che non se lo potevano strappare a vicenda, tutto il resto se lo scambiarono come due animali rimasti a lungo in castità”).

Poi, potranno pure assegnare tutti i premi Strega che vogliono ma, agli autori in lista, non resta se non di sbronzarsi con quel cattivo liquore, così diverso dal vino nero che scorre nelle vene del sardo, per non soccombere di fronte a una differenza che non lascia dubbi.

Matteo Fais

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Chat WhatsApp di Matteo Fais: +393453199734

L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi. Di recente, ha iniziato a tenere una rubrica su Radio Radio, durante la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana, intitolata “Il Detonatore”, in cui stronca un testo a settimana.

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