Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

GORBAČËV, NEL BENE E NEL MALE (di Davide Cavaliere e Matteo Fais)

ERA, COMUNQUE, UN COMUNISTA (di Davide Cavaliere)

È schiattato Michail Gorbačëv, l’uomo che suo malgrado fece crollare l’Unione Sovietica. Già, perché sebbene sia passato alla storia come colui che «mise fine all’URSS e alla Guerra fredda», il maculato Michail voleva solo riformarla. Con la sua moderata, moderatissima, azione liberalizzatrice uccise involontariamente un sistema fondato sul terrore. 

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Non bisogna dimenticare che Gorbačëv fu l’uomo che ordinò la repressione violenta delle proteste pacifiche di Riga, Vilnius, Tbilisi, Baku, Yerevan e Almaty. Questo funzionario scialbo e grigio, fu anche tra gli insabbiatori della tragedia di Chernobyl. Costrinse la popolazione civile ucraina a festeggiare il 1° maggio sotto un cielo di nubi radioattive e cancerogene. Per non parlare della sua «campagna antialcol», che alimentò il mercato nero della vodka gestito dalla criminalità organizzata.

Negli ultimi anni, il bolso comunista, come tanti suoi colleghi dell’Occidente, si riciclò come ambientalista. L’ecologismo, infatti, è una discarica per politici falliti o in via di fallimento. I «Verdi» di tutta Europa sognano un Leviatano climatico, uno Stato globale regolatore, guidato da tecnocrati decisi a imporre la «Giustizia climatica». Tra coloro che hanno un progetto simile, Michail non poteva che sentirsi a casa.

Davide Cavaliere

L’AUTORE 

DAVIDE CAVALIERE è nato a Cuneo, nel 1995. Si è laureato all’Università di Torino. Scrive per le testate online “Caratteri Liberi” e “Corriere Israelitico”. Alcuni suoi interventi sono apparsi anche su “L’Informale” e “Italia-Israele Today”. È fondatore, con Matteo Fais e Franco Marino, del giornale online “Il Detonatore”.

LA PIZZA DI GORBAČËV È LA LIBERTÀ (di Matteo Fais)

Quelli di Sinistra, ma pure gli invasati di Destra – che sono semplicemente dei comunisti che non ce l’hanno fatta –, sono tendenzialmente degli psicopatici che hanno grossi problemi mentali con la libertà. La loro è la trasposizione in chiave per niente ironica – i sinistri non lo sono mai – del noto detto di Gugliemo Giannini, “Si stava meglio quando si stava peggio”, che corrisponde, sotto tale ottica distorta, a quando tutti avevano un piatto di minestra fredda e due briciole di pane, ma “c’era la passione politica”.

Insomma, il loro sogno resta sempre l’Unione Sovietica con le sue ridicole parate, i discorsi retorici e roboanti, la comune uniforme dettata dalla miseria più nera e l’impossibilità di manifestare un qualsiasi pensiero critico.

Nel delirio visionario da deserto rosso, chiaramente, non possono che vedere male la figura di Michail Gorbačëv, il quale aveva ben compreso che il comunismo, al netto delle balle ideologiche, non dà da mangiare a nessuno, ma allarga unicamente il bacino dei diseredati.

Che poi, in fondo, loro gradiscono la fame, perché la sazietà aumenta le aspettative. Se hai la pancia piena, puoi distenderti in poltrona a leggere quel borghesuccio decadente e perverso di Proust. E, magari, pensi pure alla figa con preoccupante frequenza – altra terribile manifestazione della decadenza morale. “Mai prima d’ora nella storia nazionale la propaganda del sesso e della violenza ha assunto una tale portata”, dichiarava il Comitato per la Situazione d’Emergenza – come se sesso e violenza fossero la stessa cosa. Le mani dello Stato anche sui genitali è il sogno bagnato di ogni comunista e, infatti, i progressisti, che dei sovietici hanno preso certamente il metodo repressivo, mutatis mutandis, oggi vogliono proprio questo, ovvero dirti cosa è giusto e cosa è sbagliato fare in ambito sessuale.

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Figurarsi come un ammiratore dell’URSS possa ricevere male lo spot pubblicitario in cui Gorbačëv reclamizza la Pizza Hut, di produzione americana! Lui che vorrebbe radere al suolo tutti i McDonald’s, perché non tollera l’idea che semplicemente qualcuno possa preferire quella merda che propinano al fast food allo sterco russo. Non gli passa neppure per l’anticamera del cervello che, qui in Occidente, nessuno ti costringe entro quel non-luogo schifoso, a respirare l’olezzo di frittura stantia. No, “la gente non è in grado di scegliere, lo dobbiamo fare noi per loro”!

Eppure, l’immagine del Presidente che serve un trancio di pizza a un ragazzino è una solenne manifestazione della libertà. È la scelta a cui tutti sia condannati con angoscia, per dirla con Sartre. L’esatto contrario di quel che subisce Alex in Arancia Meccanica, dopo che gli hanno fatto il lavaggio del cervello – non per niente, Anthony Burgess aveva visto con i suoi occhi lo schifo dell’impero sovietico, rimanendone prostrato.

In quel video, in quei gesti semplici e un po’ melensi, c’è una forza che fino a pochi anni prima sarebbe stato impossibile osservare in una pubblica manifestazione. Il vecchio che smadonna contro Gorbačëv, dicendo che ha causato solo instabilità politica e caos, e il giovane che gli replica asserendo che ha portato la libertà e l’opportunità, sono emblematici di due visioni del mondo. Fortunatamente, ha vinto la migliore e l’Impero del Male è stato sconfitto.

Poi, certo, i comunisti continueranno a dire che la libertà non è farsi l’aperitivo con gli amici, mangiare un pezzo di pizza e bere birra. Quella è l’illusione che vendono gli americani. Come se, di fronte a quel cibo, i famosi quattro amici al bar non potessero sognare di cambiare il mondo – questa volta, magari, in senso veramente democratico – o discutere di Kant e Platone. Ma è inutile cercare di spiegarglielo: non capiranno mai!

Matteo Fais

Canale Telegram di Matteo Fais: https://t.me/matteofais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.

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