Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

FINALMENTE UN LIBRO SCRITTO COL VELENO (di Matteo Fais)

Non lo troverete al supermarket. Probabilmente, neppure in libreria – almeno non questo testo, forse solo il più noto, quello che ha ricevuto una trasposizione cinematografica, Confessione (Giano).

Eppure, nella sua terra, il Giappone, Kanae Minato è un’autrice di ampio e meritato successo – cosa che non si può certo dire di molti dei nostri candidati allo Strega. Il suo genere è quello che il critico Aoi Shimotsuki ha denominato come Iyamisu (イヤミス) o “eww mystery”, una sorta di mistery, crime, o noir che dir si voglia, il quale esplora con particolare attenzione gli aspetti più oscuri e disturbanti dell’animo umano… Ma meglio essere cauti perché, con la produzione culturale nipponica, niente è semplice e facilmente incasellabile come potrebbe sembrare.

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Veleno, questo il titolo della raccolta di racconti pubblicata dalla Atmosphere Libri, è innanzitutto un testo per cui è difficilissimo rintracciare un omologo, in Italia, che possa costituire un reale termine di paragone. La scrittura dei giapponesi, e in particolare quella della Minato, è tersa, apparentemente lineare, ma con una capacità quasi perversa di indagare il torbido e il conturbante, l’inconfessabile della bestia umana – con tutti i limiti del politicamente corretto di cui siamo vittime qui, difficile che qualcuno si azzardi a fare altrettanto.

Minato Kanae, Veleno, Atmosphere Libri.

Otto racconti e ancora più donne che si squartano l’animo al cospetto del lettore, sfilettando anche le interiora, tra sangue e follia, convulsioni del cuore e grida di terrore, senza mai scadere nella pornografia dell’esplicito (“Qualsiasi cosa arrivi nelle profondità del mio cervello si trasforma in un’immagine oscura, dolorosa, che si espande nella mia testa fino a farmi vomitare o urlare”).

Ma la cosa più affascinante di questi autori provenienti da quell’isola-stato del Pacifico è che il loro psicologismo non si risolve mai in ombelicale e onanistico ripiegamento su di un sé più unico che raro, slegato da qualsiasi contesto sociale o antropologico. Ogni indagine sull’uomo, come si evince anche dall’horror La casa impura di Ono Fuyumi, è al contempo scavo in una dimensione sociale e umana. Nella letteratura creata dai giapponesi, diversamente da quella degli italiani attuali, infatti, ci sono i lavori precari e peggiori, la metropoli e la sua solitudine, gli umiliati e gli offesi, i dimenticati della Storia. L’io nipponico, in letteratura, insomma, non è un assoluto, ma il prodotto di una situazione (“Ho pensato di raccontare la verità, signor investigatore, perché loro non fanno altro che parlare a vanvera. Perché non capiscono nulla. Nulla… Invece io posso capirlo, dal momento che ero nella sua stessa condizione: anche io avevo soltanto un genitore […] Come posso spiegarlo? Se la famiglia rappresenta le fondamenta di una persona, io e mia mamma eravamo immerse nell’acqua, in equilibrio precario sulla stessa pietra, con la testa che usciva appena dalla superficie: se una delle due scivolava, si sarebbe portata dietro anche l’altra”).

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Tra le altre cose, è bene sottolineare che se, come fa notare nella postfazione la tradutrice, Eleonora Ala, il testo contiene anche tutta una serie di rivendicazioni femministe, o meglio sulla condizione della donna, è altresì vero che queste non vengono portate avanti con la solita demenzialità tipica delle barricadiere occidentali. Le donne della Minato non sono creature angelicate, incapaci di compiere il male, vittime impossibilitate a reagire, con la bocca sempre piena dei soliti luoghi comuni contro lo spettro del fantomatico “patriarcato”. L’ideologismo spicciolo non appartiene a questa autrice che anzi non ha paura, dando voce diretta alle sue protagoniste, di far emergere tutta l’ambizione senza remore e la tossicità di certe relazioni femminili.

Veleno è, insomma, un libro ben calato nel suo tempo e nelle ripercussioni interiori che questo cagiona nell’animo umano, un libro che non ha timore di raccontare l’impurità e il marciume nascosti sotto il velo del socialmente accettabile. Decisamente, non vi farà rimpiangere gli italiani. Più probabilmente, ve li dimenticherete e basta.

Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.

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