Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

VALERIA SOLESIN ED IL VALORE DI UNA VITA (di Maria Esposito)

Quanto vale una vita? È questa la domanda che la madre di Valeria Solesin, giovane studentessa vittima della follia islamica esplosa al Bataclan, ha posto ieri. La domanda parte dalla dichiarazione di uno degli attentatori condannati, che, nell’udire la sentenza, ha affermato che lui non aveva nulla di personale contro le sue vittime, ma che le ha ammazzate perché, ai suoi occhi, rappresentavano l’odiata Francia. La signora Solesin quindi si domanda stupita quanto valga allora, per queste persone, la vita umana. Facciamocela quindi, questa legittima domanda. Ma tentiamo di non partire da presupposti errati che, inevitabilmente, ci condurrebbero a fare la fine della signora in questione, che ha perso una figlia senza purtroppo ancora capire come ciò sia stato possibile. Ciò che ella non ha capito, e forse non potrà mai capire, è che non esiste, non è mai esistita, una comune umanità, avente dei valori comuni che portino ogni essere umano, indipendentemente dall’appartenenza etnica e religiosa, ad identificarsi con un qualsiasi altro essere umano. Il cervello umano, al contrario, è portato a solidarizzare ed identificarsi solo e solamente con esseri umani simili, fenotipicamente e culturalmente. Non è un caso che la storia, di cui non a caso è stato detto che è maestra ma non ha scolari, non sia altro che un susseguirsi di guerre e stragi. Inoltre manca probabilmente alla signora un tassello fondamentale, ossia che esistono culture di vita e culture di morte. La differenza tra le culture di vita e quelle di morte, come quella islamica, sta proprio nella concezione del valore dell’essere umano: se nelle prime infatti abbiamo l’uomo-persona, dotato di unicità e di diritti inalienabili come quello alla vita, nelle seconde l’essere umano è ridotto a uomo-formica, intercambiabile e perciò sacrificabile. Se a ciò aggiungiamo la totale mancanza di valori religiosi e culturali in cui cresce la gioventù occidentale, valori che invece avrebbero conferito un minimo di dignità a quei ragazzi agli occhi dei loro carnefici, se si tiene insomma conto del fatto che, rinunciando alle sue radici, l’occidente e gli occidentali si sono autodelegittimati davanti al resto del mondo, ecco servito il sostrato culturale, una cultura violenta e rinchiusa in un dogmatismo ringhioso ma pur sempre una cultura, che ha permesso la strage del Bataclan. La generazione fiocco di neve, in conclusione, è stata falciata come grano durante il raccolto perché la sua mancanza totale di identità le aveva fatto credere che fosse possibile convivere pacificamente con gli orchi. O forse sarebbe più corretto dire che è stata convinta che gli orchi non esistono, quando è vero il contrario: gli orchi esistono,  e possono essere fermati solo militarmente.

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