Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

INDI GREGORY – NON SI PUÒ MORIRE SU BASE BUROCRATICA O PER DECRETO DELLA SCIENZA (di Matteo Fais)

Quando si parla di un uomo come Beppino Englaro, il padre di Eluana, la famosa ragazza rimasta in coma per diciassette anni, bisogna togliersi il cappello e portare rispetto per chi ha affrontato il dolore sempre nell’ordine della legalità e mai cercando scorciatoie, al solo fine di far valere la volontà della povera ragazza.

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Cionondimeno, intervistato da “Repubblica” sul caso Indi Gregory, la bambina inglese nata con una patologia mitocondriale, a cui la sanità britannica ha imposto l’estubazione, contro la volontà dei genitori, egli compie un imperdonabile errore di prospettiva. Il caso della bambina e quello di sua figlia non sono equiparabili – Eluana aveva espresso in precedenza, seppur non in forma scritta, la sua volontà – e questo lo riconosce anche lui. Ma non può essere che, lì dove non esiste una posizione pregressa chiara, sia lo Stato in concorso con la scienza a decidere, almeno in casi simili, in opposizione alla volere dei genitori, visto che la bimba è prima di tutto loro figlia.

Il corpo è sacro e appartiene a chi lo abita, non allo Stato o alla Scienza. Purtroppo, si va sempre più delineando una condizione di totale invasione della propria sfera intima, da parte del potere tecno-scientifico-politico. Basti citare, senza andare molto lontano, quanto successo nel periodo pandemico, tra lockdown e imposizione vaccinale.

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Ciò che sta avvenendo a Indi, però, è anche peggio, soprattutto se ci si immagina che la bambina è stata trasferita nell’hospice che, al momento, la accoglie subendo l’ultima umiliazione, per i genitori, di vedersi accompagnare dalla polizia, alla stregua di possibili criminali. A mezzo del suo braccio armato, il Potere ha compiuto il gesto simbolico di prendere in consegna, di manifestare il suo possesso, sulla carne di un essere umano che evidentemente perdeva dei diritti rispetto alla propria persona.

Tutto ciò non è umano, ma straniante, burocratico insomma. Certo, poi, è abbastanza chiaro che molto probabilmente la bambina non avrebbe avuto una vita né lunga né piacevole, ma ciononostante nessuno è nella posizione di poter scegliere cosa sia meglio per l’altro, se la sua esistenza abbia la dignità necessaria per poter restare su questa terra.

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Tra parentesi che, con tutti i problemi che esistono in Inghilterra, non vi sia questione più urgente che decidere se mantenere in vita o meno un’infante attaccata alle macchine suona come un abuso dettato da motivazioni ideologiche, un modo per far capire a tutte le vite appese a un filo fragilissimo di non essere gradite.

E, in effetti, un’ideologia pare esserci dietro tutte queste macchinazioni, un’ideologia che considera l’individuo e la sua volontà secondari rispetto a principi che li sovrastano e schiacciano, in cui questo o chi per lui vengono posti in posizione minoritaria. Tutto ciò non può essere permesso.

Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi. Di recente, ha iniziato a tenere una rubrica su Radio Radio, durante la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana, intitolata “Il Detonatore”, in cui stronca un testo a settimana.

Un commento su “INDI GREGORY – NON SI PUÒ MORIRE SU BASE BUROCRATICA O PER DECRETO DELLA SCIENZA (di Matteo Fais)

  1. Una vergogna, l’intera vicenda è stata una vergogna per la Gran Bretagna e per tutto il genere umano, da padre posso solo esprimere la mia vicinanza e comprensione ai genitori della piccola per l’orrore e il sopruso che hanno subito. Riposa in pace, piccolo Angelo.

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