Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

IL ROMANZO SUGLI INCEL, “LMS”, DI ANDREA UXO ALBERTI, NON CONVINCE (di Matteo Fais)

Prima regola della narrativa: un romanzo non è un saggio, non può avere lo stesso linguaggio di un articolo di giornale o di un blog d’opinione, non è uno sfogo autobiografico – può attingere dalla biografia dell’autore, ma senza risolversi in essa. In secondo luogo – non sedete neppure alla scrivania, se non avete compreso profondamente questo punto -, non deve mai essere un romanzo a tesi, ovvero che dimostri in modo pedissequo o didascalico una certa posizione morale, politica, sociologica e via dicendo.

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Tutti questi sono errori presenti nell’opera di Andrea Uxo Alberti, LMS (LOOK MONEY STATUS), Echos Edizioni – già il titolo promette male, in tal senso. In estrema sintesi, il testo è la storia di un incel, un celibe involontario – figura divenuta tristemente nota presso il grande pubblico. Il suo nome è Roberto Rossi, vive a Cremona, ed è uno studente a un passo dalla laurea. Quando il lettore lo incontra, egli ha già scritto un romanzo e sta facendo un giro di presentazioni. Questa la cornice narrativa. Successivamente all’incontro con una ex fiamma, che ha ispirato uno dei personaggi femminili, a cui consegna il dattiloscritto dell’opera, si viene messi a propria volta al cospetto del testo – insomma, un romanzo nel romanzo. Verso la fine, al momento del secondo incontro con la donna, si scopriranno anche le minime differenze tra quanto narrato nel libro e la vita reale delle persone a cui si fa riferimento.

Fin qui non vi sarebbe niente di male, anzi si potrebbe parlare di un lavoro tutto sommato strutturato, di una metanarrazione. Persino i temi, la figura del ragazzo sfigato, ancora vergine a 26 anni, e il confronto con la teoria redpill – mai menzionata esplicitamente – potrebbero essere interessanti e, se trattati nel giusto modo, dirompenti. Malauguratamente, così non sarà.

Alberti propone un mattone che, anche a voler essere benevoli, risulta segnato da un imbarazzante didascalismo. La figura di Billy, il mentore del protagonista, praticamente alla fine di ogni scena, interviene a mo’ di grillo parlante, con toni e termini presi di sana pianta dal blog di “Il Redpillatore”, per sciorinare la morale della favola, quasi questo fosse il Libro Cuore della filosofia di origine americana.

Che, poi, interviene per sostenere cosa? In soldoni, non molto più del fatto che se sei bello, hai i soldi, e godi di un certo status, entro un determinato contesto, è più facile rimorchiare e, viceversa, se sei brutto, povero, e nessuno ti si fila in paese, è probabile che muoia segandoti – nella migliore delle ipotesi, lavorando enormemente sul tuo modo di presentarti in società, forse potresti pure rimediare un buco che odori vagamente di femmina. Insomma, poco più di una scoperta dell’acqua calda, ma presentata alla stregua di una rivelazione divina. Tra parentesi, se uno giunto a un passo dalla laurea, per quanto alieno all’universo femminile, non ha ancora compreso simili banalità, non merita certo di ricevere il titolo in questione.

Il protagonista è di un cringe ammorbante – roba da prenderlo a ceffoni. Ecco, per esempio, il primo scambio di battute con Billy, il suo padre spirituale nella ricerca della vagina: “«Puoi aiutarmi a capire? Sono serio» insisto. «Cosa dovrei aiutarti a capire?» «Come parlare alle donne. Non sono capace. Scappano tutte. Comincio a credere sul serio che qualcosa non va.» Si lascia andare a una piccola risata, poi vede il mio sguardo spaventato e si ricompone. Non è strafottente. Ha quel modo di fare ironico, sottile, che mette a proprio agio. «Non ho la risposta a portata di mano. Posso però dirti che le donne di oggi sono molto esigenti.» «Dammi qualche consiglio, ti prego.» Si guarda attorno, controlla che la sua compagna non si stia spazientendo – galantuomo – poi sospira. «Dai, ci vediamo domani al bar in piazza, dopo le sei.» «Però non voglio che rinunci ai tuoi impegni per me.» «Guarda, nessun impegno […] Non ti preoccupare.» «Grazie. Non so cosa dire. Grazie davvero.» «Ora devo andare, capisci?» indica l’auto e fa l’occhiolino. «A domani allora, Billy.»”. Non esattamente un pezzo di grande letteratura: entrambi i ragazzi risultano abbastanza macchiettistici, cretini come solo due idioti di provincia. Peraltro, viene la voglia di farsi largo tra le righe e dire al Rossi: “Senti, biondo, se a 26 anni non hai mai visto la fica, piglia sto centone e fatti un giro a mignotte, dai retta. Se proprio non puoi vincere, arrenditi prima di diventare ridicolo”.

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Il problema dell’autore, tragicamente, è che, pur rivelando di avere ottime letture alle spalle, da queste ha assimilato ben poco, se non niente. È interessante che il protagonista stesso citi, per esempio, Flaubert, “maestro nel descrivere l’infelicità e m’interrogo ancora una volta su come potesse in un’epoca prefreudiana, esser già in grado di leggere così a fondo nella psiche di una giovane donna”. Il fatto è che, diversamente da lui, l’autore di L’educazione sentimentale ha il grande dono dell’empatia. Le donne, infatti, non le giudica in modo entomologico, ma scorge nella loro miseria esistenziale la sua stessa: “Madame Bovary c’est moi”. Egli non ingaggia una battaglia con l’altro sesso, non propone strategie per la conquista, ma si rende conto che, animati dalla ricerca di piacere e avventura, maschi e femmine oscillano tra splendori e miserie, spesso con maggiore propensione per queste ultime.

Persino Houellebecq, che certo figura nel pantheon ideale dell’autore di LMS, per quanto impietoso e cinico alle volte, oltre che capace di glaciali considerazioni sociologiche che non lasciano grandi speranze rispetto ai rapporti uomo-donna, tutto è fuorché un redpillato. Se si ripensa a Estensione del dominio della lotta, si ricorderà che Véronique, l’ex del protagonista, sempre presente nei suoi pensieri, è dipinta come vittima di un sistema che inaridisce emotivamente e rende incapaci di amare, incoraggiando il vagabondaggio sessuale promosso dalla liberazione del ’68. Eppure, poco ma sicuro, lui la ama, la sente e l’ha sentita vibrare dentro di sé, ha condiviso con questa un’esperienza di vita per quanto essa si sia mutata in un colossale fallimento relazionale. Non ha certo pensato, come fa il cretino di LMS, a una frase a effetto per stupirla, o a una strategia preconfezionata per attirare la sua attenzione. Se “il sesso è l’estensione del dominio della lotta”quella economica -, è altresì vero che la tristezza più profonda è prendere atto che su questo campo tanti cadranno sconfitti, anche molti apparentemente vincenti, senza poter conoscere la forza e l’intensità di un amore puro e totalizzante.

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Il consiglio per l’autore è – se vuole divenire un vero scrittore – di leggere con più attenzione testi di narrativa, come l’Andre Dubus di Non abitiamo più qui, invece di fare da tedoforo alle tesi del Redpillatore – che si arrangia, peraltro, discretamente bene da solo. Meglio concentrarsi sulle incertezze e le oscillazioni dell’animo umano che sulle certezze fornite da un blog. Quest’ultimo, per quanto pregevole e animato dalla nobile volontà di ricercare la verità, non è la Bibbia delle relazioni umane. La fuori esiste un mondo che nessuna pagina internet potrà mai raccontare. Forse, solo la letteratura può riuscirci.

P.S: tra le altre cose, meglio smetterla di cercare di capire le donne che, come insegna quell’adorabile finocchio di Wilde, non sono da comprendere ma da amare e cominciare a specchiarsi in queste, avere il coraggio di guardare in faccia la propria abiezione in un corpo dell’altro sesso – “Madame Bovary c’est moi”, appunto.

Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi. Di recente, ha iniziato a tenere una rubrica su Radio Radio, durante la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana, intitolata “Il Detonatore”, in cui stronca un testo a settimana.

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