Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

UN LIBRO SU UNO DEI FILM PIÙ BELLI DEL NUOVO MILLENNIO (di Matteo Fais)

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“Ricordare significa quindi, per i protagonisti del film e forse tutti noi, essere: senza ricordi perdiamo radici, senso, perché il passato è sempre base del futuro” (Marco Giallonardi, Eternal Sunshine of the Spotless Mind – Se mi lasci ti cancello, Gremese Editore).

Nella vita bisogna fare almeno due cose, dopo le tante che ci preparano a godere al meglio di queste: innamorarsi e guardare, e poi riguardare e poi tornare su The Eternal Sunshine of The Spotless Mind (in italiano, Se mi lasci ti cancello). Un film senza pari nella storia del cinema, un Monica e il desiderio di Bergman, ma in chiave acida, lisergica, 2.0, da sopravvissuti degli anni ’90.

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Come Closer (sia la versione per il grande schermo di Mike Nichols che l’originale, per il teatro, di Patrick Marber), anch’esso descrive e racconta la mutazione dei rapporti di coppia in un mondo postmoderno. Non più certezze – il matrimonio, la casa, la famiglia, la morte per infelicità, la bancarotta sessuale -, ma la tossicità, la complicazione e la sua straniante bellezza. Chi se ne frega, l’importante è aver amato come in un film – non è solo l’arte a imitare la vita, questo è chiaro, oramai siamo anche noi a condurre la nostra vita come in un romanzo o una pellicola.

Per chi ha adorato, fino a fare sua la sofferenza dei personaggi, l’opera di Michel Gondry e Charlie Kaufman, con protagonisti Jim Carrey e Kate Winslet, è essenziale leggere il libro di Marco Giallonardi, Eternal Sunshine of the Spotless Mind – Se mi lasci ti cancello (Gremese Editore). Il motivo è che chi ha visto e rivisto il film in questione sa che ogni volta ci sarà un particolare che si illumina di nuova luce.

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Marco Giallonardi, Eternal Sunshine of the Spotless Mind – Se mi lasci ti cancello, Gremese Editore.

Dunque, niente di meglio di un testo che lo analizza fotogramma per fotogramma, ripercorrendone analiticamente ogni inquadratura, passando in rassegna tutto lo spettro della critica giornalistica e le diverse interpretazioni psicologiche e filosofiche. 

Il volume, inoltre, lo considera nell’economia dell’opera degli autori, di cui ricostruisce il percorso artistico ad ampissimo raggio. C’è tutto in questo saggio, anche un’indagine sui primi script, i rimandi musicali e letterari, le scene tagliate, le variazioni apportate ai personaggi in un processo di scrittura teso a sfrondare e concentrarsi sui protagonisti, ma eliminando il didascalismo, ridimensionando sempre di più le comparse secondarie nel racconto.

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Il testo è indispensabile per comprendere fino fondo il film, per un’esegesi completa. Dello spettatore sembra comprendere financo il mutare delle sensazioni, dalla prima visione alla successiva compulsione che l’opera genera (“si avvertiva un generale equilibrio, perfino una certa chiarezza, il paradosso di un’opera che alterando la cronologia e confondendo i livelli del racconto riusciva ad ‘arrivare’, pur restando enigmatica”).

Ciò che emerge è anche il motivo per cui il film ha suscitato un interesse sempre crescente presso il pubblico, ovvero il costituire una sorta di educazione sentimentale per chi vive in un mondo incredibilmente mutato che vede nella tecnologia, che nel film aiuta a rimuovere i ricordi negativi, la soluzione (“La loro relazione sopravvive perché l’antagonismo che la muove, e che il film racconta a vari livelli, resta vitale, motore del primo come dell’ultimo incontro, non viene superato ma abbracciato e risolto nel finale, nel futuro della loro relazione. In questo senso, la concezione di amore romantico va rovesciata, spogliata di ogni orpello sentimentale, nel tentativo di ricondurla ad un percorso di conoscenza ed accettazione dell’altro in quanto strutturalmente carente, proiezione del nostro desiderio e delle nostre paure, assente e immaginato proprio come la Clementine che occupa la mente di Joel”).

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Al contempo, il film è fondamentale perché rimescola in modo mirabile i più diversi generi, dalla distopia, al re-marriage comedy, passando per il puzzle a-cronologico, oltre a ricordarci, nel suo messaggio principale, l’importanza dei ricordi nella costruzione del sé, per cui, come viene esplicitato nelle fughe di Joel all’interno della sua mente, non esiste più distinzione tra infanzia e maturità. Il soggetto finisce per costituire un blocco unico in cui tutto si confonde, si intreccia, con l’immaginazione che aggiunge il suo imponderabile contributo. Noi siamo il nostro fardello che, di volta in volta, può apparire intollerabile o incredibilmente dolce.

Da leggere assolutamente in parallelo con la miscellanea Michel Gondry’s Eternal Sunshine of the Spotless Mind (Philosophers on Film) di Christopher Grau, o con Eternal Sunshine of the Spotless Mind di Andrew Butler (BFI Film Classics) – per chi padroneggia l’inglese -, questo libro si giustifica nella luce del fatto che il film affrontato non finirà mai di far discutere e di interrogare il pubblico più sensibile. Era ora che anche l’Italia desse, in tal senso, il suo contributo.

Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi. Di recente, ha iniziato a tenere una rubrica su Radio Radio, durante la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana, intitolata “Il Detonatore”, in cui stronca un testo a settimana.

Un commento su “UN LIBRO SU UNO DEI FILM PIÙ BELLI DEL NUOVO MILLENNIO (di Matteo Fais)

  1. È l’unico film che pur amandolo (è nella mia top 5) non riesco a rivederlo, pur avendo vissuto dinamiche fallimentari differenti fa ancora troppo male, ed è per questo motivo che comprerò il libro.
    I ricordi più belli sono quelli che fanno più male, come passare davanti a quello che era il vostro ristorante preferito, in chiusura invernale nella fredda e malinconica luce di novembre e ricordare quella bellissima cena estiva in riva al lago.
    È un film stupendo, tutto è perfetto, l’unica pecca è la trasposizione italiana del titolo che non gli rende giustizia,lo fa apparire quasi come una commedia.

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