Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

LA VITA SPERICOLATA DI FRANCO CALIFANO IN UN LIBRO EDITO DA GREMESE  (di Matteo Fais)

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Il critico Enzo Gentile affermò, in merito a Minuetto: «Uno dei vertici della canzone pop al femminile… una ballata di tribolazioni esibite senza infingimenti, tra egoismi maschili che si spalmano sui tormenti di una giovane donna» (Giangilberto Monti e Vito Vita, Franco Califano – Vita, successi, canzoni ed eccessi del “Prévert di Trastevere”, Gremese Editore).

Altro che Damiano dei Maneskin, quello che, a detta dei suoi stessi musicisti, va a letto alle 23, dopo aver bevuto una camomilla, e che, al massimo, durante il giorno, si fa una birra e resta fedele a quell’imbranata senza qualità di Giorgia Soleri.

Non ci sono più i musicisti di una volta, proprio come gli scrittori dei bei tempi andati. Certo, manca un personaggio come il Califfo, al secolo Francesco Califano, in arte Franco Califano, nato in Libia il 14 settembre 1938 e cresciuto a Roma. “Quando si legge che il futuro Califfo ‘cresce a Roma’, bisogna anche capire dove e come; perché se uno passa la sua giovinezza tra Monteverde e i Parioli, è un conto, se invece tira a campare tra le affollate case popolari del Trionfale, studiando mai e lavorando se proprio non c’è nient’altro da fare, è tutta un’altra musica”.

Infatti, di ben altra musica si tratta! Anzi, si parla proprio della storia della musica, come viene fuori dal libro di Giangilberto Monti e Vito Vita, Franco Califano – Vita, successi, canzoni ed eccessi del “Prévert di Trastevere” (Gremese Editore). Egli è poeta che, in principio, “per vivere e sopravvivere […] fece proprio di tutto, comparendo con il suo viso da simpatica canaglia in oltre 120 fotoromanzi”. Successivamente, diviene paroliere di alcune tra le più belle canzoni della produzione italiana dal dopoguerra a oggi (La musica è finita, Tutto il resto è noia, Minuetto) e, infine, anche interprete dalle corde vocali fascinosamente compromesse dagli eccessi della vita. Tutti hanno voluto collaborare con lui, da Ornella Vanoni a Gianluca Grignani, passando per i Tiromancino. E molte sono state le amicizie, da Edoardo Vianello a Piero Ciampi, fino a Luigi Tenco.

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Giangilberto Monti e Vito Vita, Franco Califano – Vita, successi, canzoni ed eccessi del “Prévert di Trastevere”, Gremese Editore.

E le donne! Il numero è imprecisato. Pure il Maestro, pare avesse perso il conto. “Mi hanno perseguitato. Venivano di notte sotto casa, lasciavano marito e figli. E dopo anni che c’eravamo lasciati, ancora telefonavano […] La più vecchia con cui sono stato aveva trentacinque anni, la più giovane quattordici, ma quando io ne avevo trenta […] Cerco da sempre la donna della vita, per questo le ho provate tutte”. Che tristezza a pensarci: oggi, sarebbe sicuramente finito nelle grinfie sadiche di quelle invasate del metoo, malgrado, come viene precisato nel libro, “l’uomo fu più Casanova che Don Giovanni, più selettivo che collezionista, più rispettoso che vanesio”. Anche se niente rende giustizia al poeta più dello stesso testo di un suo brano uscito post mortem, Le mie donne: “Le mie donne le ho portate/ sopra il palmo di una mano,/ le ho protette e coccolate/ lungo tutto il mio cammino./ Le mie donne sono state/ come tracce nella vita,/ sono andate e poi tornate/ ma lo so che non sarà finita./ Le mie donne son ricordi/ di un passato mai passato/ e mai pensi che le perdi/ perché a loro hai troppo dato./ Le mie donne le ho capite/ prima d’essere capito,/ le ho tradite e perdonate/ sul percorso dolce-amaro mai finito”.

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Ma, si sa, tutto può essere perdonato a un uomo, in Italia, fuorché il successo, il primeggiare e l’essere superiore alla massa amorfa. Pertanto, per criticarlo, ci si appella a qualsiasi cretinata, come le presunte accuse di maschilismo mosse dal cantautore Edoardo De Angelis: «Franco Califano era un grande professionista come paroliere, […] a volte con qualche canzone memorabile. E a volte con un po’ di maschilismo, prendi Minuetto per esempio, con questa rappresentazione della donna… per me è una canzone molto maschilista, con una visione maschile della donna, come dire… sempre a disposizione per l’uomo”. Ovviamente, mai fu proferita idiozia più grande. Tant’è che gli autori si vedono costretti a far notare come, nella nota canzone interpretata dalla straordinaria Mia Martini, “la descrizione delle fragilità umane diventa di chiunque, senza distinzione di genere”.

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Naturalmente, se il Califfo era inviso a tanti è anche per il suo essere stato sempre con coraggio e smaccatamente di Destra, contrario alla militanza canora, alla canzone impegnata a comando. Insomma, finalmente uno che non ha fatto carriera solo perché aveva la magica tessera del PCI in tasca. Sempre De Angelis, ha avuto da recriminare su questo aspetto: ”anche politicamente eravamo all’opposto. Lui era di destra, non ne ha mai fatto mistero, ma non è solo quello: anche Edoardo Vianello è di destra, io ho un mucchio di amici schierati a destra, però c’è modo e modo, Vianello è una persona più morbida rispetto a quello che è stato Califano, sotto questo aspetto”. In verità, il Maestro era un grande artista proprio perché di Destra. Come sa chiunque abbia un minimo di studi alle spalle, e come ricordò anche il poeta comunista Giovanni Raboni, tutti i grandi scrittori, dall’inizio dei tempi, sono in qualche modo riconducibili a un filone di pensiero che oggi si direbbe di Destra. Semplicemente l’arte non può essere di partito o di Stato, ma ha le sue radici nell’anarchismo folle dell’individualità.

Il libro è l’ideale per chi vuole sapere proprio tutto della sfolgorante vita di un artista che è già di per sé un’opera d’arte, senza cadere nel pruriginoso, ma analizzandone attentamente il contributo alla storia della musica, oltre la caratura scenica del personaggio. Ma, attenzione: non si tratta di un volume per soli boomer e nostalgici di ”quando la musica era vera musica”. Anzi, è consigliatissimo a tutti i giovani e giovanissimi, così magari la smettono di ammorbare lo Stivale con quella porcheria di trap e scoprono che, quello che potrebbe essere loro nonno, era molto più fico di loro.

Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi. Di recente, ha iniziato a tenere una rubrica su Radio Radio, durante la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana, intitolata “Il Detonatore”, in cui stronca un testo a settimana.

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