Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

LEGGETE UNO DEI PRIMI LIBRI DI NIFFOI, “IL VIAGGIO DEGLI INGANNI”, PER CAPIRE COME SI SCRIVE UN ROMANZO (di Matteo Fais)

Più di un importante critico, di quelli della vecchia scuola, ha sottolineato come il problema di base della letteratura attuale risieda nella sua tendenza all’autobiografismo ombelicale. Il fenomeno ricorda la messa in prosa della propria esistenza che tanti pensionati si ritrovano a fare una volta chiusa la propria vita lavorativa.

Ma è poi un male parlare di sé? Non proprio – quasi niente è male di per sé –, ma dipende ovviamente da come lo si fa. Nel raccontare un’esperienza personale – e quale autore non parte da un’esperienza che è sua o avrebbe potuto essere tale? – bisogna riuscire a guadagnare una dimensione e un respiro più ampi. Si può prendere le mosse dalla propria vicenda di precario, per esempio, per dare voce al mondo del precariato. È il caso, verosimilmente, del Culicchia di Tutti giù per terra. Insomma, come nella figura retorica della sineddoche, in cui la parte sta per il tutto, qui il personale diviene generale, per esempio affresco generazionale.

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Similmente, un autore può narrare un piccolo mondo, minuscolo e chiuso, persino se questo è scomparso, ma farlo in modo tale da portare a galla un universo all’interno di un microcosmo. Questo è certo ciò che avviene nei romanzi di Salvatore Niffoi, appena tornato in libreria con uno dei suoi primi scritti, Il viaggio degli inganni, a suo tempo uscito per Il Maestrale e recentemente ristampato da Giunti.

Salvatore Niffoi, Il viaggio degli inganni, Giunti

Tutta l’opera dell’autore sardo si caratterizza in tal senso come una balzacchiana impresa di raccontare storie sarde – e, più precisamente, barbaricine –, parallelamente ricostruendo la realtà dell’Isola – nello specifico, la Barbagia – in tutte le sue sfumature antropologiche e sociali.

Al netto delle solita cifra attribuita alla sua scrittura, il realismo magico – che è presente, fuor di dubbio –, il lavoro niffoiano è interessante perché nella sua totalità compendia un mondo, dà voce all’universale di quella peculiare realtà del Mediterraneo che è la Sardegna.

L’abilità dello scrittore di Orani consiste nel mutare la cognizione di una terra in narrazione, in personaggi, concretezze con un’anima ma dotate di rimandi a tante altre anime. Dal paesaggio naturale alla costruzione umana, fino alla psicologia dei personaggi, Niffoi struttura una solidissima impalcatura in cui tutto è connesso. Una pianta è anche un odore e un sentimento. Le scale di una dimora sono ciò che conduce allo spazio interiore di chi la abita.

Se poi il suo realismo ha del magico, è perché magica è la realtà che racconta. Una cosa è certa, comunque, la sua opera, se è esportabile in tutto il mondo – e, in effetti, lo è, visto che viaggia in traduzione da New York a San Pietroburgo –, è perché può degnamente porsi come epitome di tutto ciò che è stata la Sardegna, senza limitarsi a narrare la vicenda di Tziu Peppinu o Gavina Soritta, ma costruendo un teatro di maschere tragiche e dramatis personae che incarnano sé stesse e la loro terra.

Per quel che riguarda la trama, il romanzo è la storia di Nineddu Nirthoni di Oropische, paese barbaricino ovviamente inesistente ma, appunto, proprio per questo, forse più vero di quelli che troverete indicati sulla cartina. La sua è la vita di un giovane che scopre presto la tristezza (“Io crescevo svelto e disperato come un malaugurio”; “A dodici anni cominciai a bere e a fumare senza piacere, convinto di apprendere più in fretta il mestiere di vivere”) e le promesse non mantenute dell’esistenza – che cos’è, in fondo, il viaggio degli inganni se non la vita?

Naturalmente allergico alla morale pelosa dei preti e delle beghine, procede di esperienza in esperienza, dal sesso all’amicizia, in una lenta e traumatica iniziazione. Il padre lo porta alla sezione cittadina del Partito. Le ingiustizie di cui il pover uomo e tanti altri come lui, in quella misera realtà, sono vittime gli si palesano senza scampo. Il suo animo anarchico non tollera, rifiuta, aspira alla vendetta. Probabilmente, guida anche il sequestro e l’uccisione di uno dei padroncini della miniera di talco, in cui lavorano molti degli uomini del paesello, in ciò anche difendendo la sua terra dall’invasione del “continentale” affamato di guadagni. Alla fine scompare, si dilegua come un Mattia Pascal proletario e un terrorista nuragico tra le campagne, pur rimanendo sempre sulla bocca dei suoi compaesani che lo ricordano esaltato, mesto e avvezzo alla strana pratica della scrittura.

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Ovviamente, al netto del fascino per la ricostruzione così accurata di questa realtà tanto lontana dal resto d’Italia e perfino dalla Sardegna di oggi, leggere Niffoi, fin dalle prime sue opere, è prima di tutto piacere per una prosa che sfavilla e vola alta tra le analogie e le metafore, con immagini potentissime, come quando Nineddu racconta il suo battesimo e la successiva festa con i parenti. Lungo la strada che conduce in campagna, caricato su un carretto, “Il sole non c’era più, e per tutto il viaggio ci accompagnò un lastrone di nuvole scure e gonfie come zecche […] tra le braccia di mia madre osservai l’orizzonte che si perdeva tra il viola e il blu delle colline, e sollevai la mano, come per graffiare le nuvole e liberare così le prime gocce d’acqua scura, che non vedevano l’ora di baciare le messi e di saltare sulle tegole rosse e muschiate delle case di Oropische”.

Ciò a dimostrazione che, comunque, per dare corpo a dei romanzi, non basta avere idee, perché i libri si scrivono con le parole amalgamandole in poesia, come la mano della vecchia modella con fatica la pasta per arrivare alla magia e al miracolo del pane.

Matteo Fais

Canale Telegram di Matteo Fais: https://t.me/matteofais

Chat WhatsApp di Matteo Fais: +393453199734

L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.

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