Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

ENRICO MENTANA, LA PATENTE DI GUIDA E LA LOGICA (di Matteo Fais)

Se c’è uno che si spende in ogni modo per il vaccino – o meglio per renderlo obbligatorio –, questo è il prode Enrico Mentana. Giornalista, conduttore, Direttore dal piglio fermo, ma con la volontà di apparire simpatico. Quando si incazza, però, pur senza alzare la voce, il suo tono si fa duro, da professore che cerca di riportare ordine in aula.

Lo possiamo dunque osservare, sulla sua pagina Facebook, dare lezioni di logica ai disgraziati frequentatori che osano rispondergli per le rime. A uno che gli paventava, per esempio, la libertà di scelta in contrapposizione all’inoculazione sotto ricatto, ma senza responsabilità da parte dello Stato, così replicava il Wittgenstein della carta stampata – pardon, della carta virtuale, cioè “Open”: “Non posso scegliere se guidare con o senza patente, se espatriare senza mostrare un documento, se pagare o no le tasse”. Quasi 800 like al commentatore e, su per giù, 5000 per il Chicco Nazionale. I seguaci tutti contenti per l’ennesima blastata.

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Ma il mezzobusto più famoso d’Italia avrà davvero smerdato il suo avversario dialettico? Non ne sarei così sicuro. Prendiamo l’analogia vaccino- patente. Persino su “Il Fatto Quotidiano” – non certamente un foglio no vax –, Luciano Casolari, medico psicanalista, fa giustamente notare che “l’argomentazione che l’obbligo vaccinale sia equiparabile alla patente di guida è palesemente un modo di accostare mele a pere. La patente è, infatti, una abilità certificata che è fuori dall’individuo, non incide sul suo corpo, qualcuno può bellamente riporla nel cassetto. Diverso è il caso di un vaccino che, una volta somministrato, non si può più togliere e che in modo definitivo cambia la persona e il suo sistema immunitario. Evidentemente, chi esprime questa argomentazione non usa la logica, ma una sua strumentalizzazione, paragonando elementi troppo diversi che non sono assimilabili” (https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/07/30/vaccini-obbligatori-nella-diatriba-centra-la-logica-secondo-me-no/6278453/).

In effetti, la patente non viene inoculata e non presenta controindicazioni né a medio né a lungo termine. Non si ha notizia di patentati di lungo corso o neo che siano morti per aver frequentato una scuolaguida. Peraltro, la patente è obbligatoria se si vuole guidare una macchina, ma guidare una macchina non è conditio sine qua non per lavorare, a meno che non si sia autotrasportatori, autisti e via elencando. Un docente– l’argomento del post era quello di porre per il corpo docenti la vaccinazione come obbligatoria – può tranquillamente insegnare una vita senza mai recarsi sul luogo di lavoro con un suo mezzo privato. Non per niente e grazie al cielo, esistono i mezzi pubblici. Tutti i docenti da me conosciuti che lavoravano anche a decine, se non centinaia, di chilometri da casa, usano il treno. Eppure, nessun Ministro dell’Istruzione si è mai sognato di licenziarli per questo.

Ma la contro argomentazione più dura da mandare giù è che per imporre il vaccino bisognerebbe mettere un obbligo vaccinale che non esiste e, di conseguenza, lo Stato dovrebbe prendersi la responsabilità che ogni persona “benedetta”, al momento dell’inoculazione, ha assunto su di sé firmando quei dieci fogli di scartoffie. Allora, si potrebbe anche chiedere agli insegnanti – come a ogni italiano – di vaccinarsi e l’obbligo potrebbe avere una sua ratio, come ce l’ha nel caso della patente.

Per quel che concerne le altre due analogie, non serve più di una discreta terza media e tanto buonsenso per comprenderne l’idiozia sottesa. Davvero non si può espatriare senza mostrare documenti? Quindi tutti i barconi che arrivano a Lampedusa vedono al loro interno solo gente provvista di carta di identità e passaporto vaccinale? Suvvia, evitate di far ridere l’Italia intera. La prassi in uso dimostra che, quando si vuole, ogni normativa stringente conosce deroghe a non finire.

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E sul pagare le tasse? Sicuri che non si possa scegliere? Beh, dipende – e non parlo di evasione. Vorreste forse dirmi che non esistono aziende con interessi in Italia che pagano le tasse in Olanda, Inghilterra e via dicendo? Tutto legale, per carità, ma è solo un modo per aggirare il problema. Un modo, peraltro, con cui si sottraggono tanti introiti allo Stato Italiano, mentre si stigmatizza il poveraccio che ha fatto un lavoretto al nero per far campare la famiglia – rimettendo subito quei soldi nel mercato.

Davvero, sarei più propenso a farmi inoculare quelle due gocce di siero sperimentale che dovermi sorbire il fiume di puttanate quotidiane, a reti sovietiche unificate, del Direttore.

Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.

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