Il Detonatore

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L’EDITORIALE – PERCHÉ PORTERÒ IN TRIBUNALE IL SOCIAL PIÙ FAMOSO AL MONDO (di Matteo Fais)

Me l’ero ripromesso l’ultima volta che venni bloccato per un mese. Alla prossima, mi dissi, non la passeranno liscia: li denuncio. Manco a dirlo, proprio pochi giorni fa, mi arriva la richiesta, da parte del team di Facebook, di dimostrare la mia identità. L’accusa è di gestire troppe pagine. Balla colossale. In realtà, gestivo quella di “Il Detonatore”, insieme a un’altra di foto della Sardegna – in cui, più che altro, aiutavo mio padre, nel suo complicato rapporto con la tecnologia – e partecipavo a una dedicata a Michel Houellebecq.

Fatto sta che invio la foto della carta. Il mio account personale viene congelato per circa una settimana. Dopodiché, ricevo una risposta in cui mi si dice che esso non rispetta gli standard della community. Una formula generica che vuol dire tutto e niente. Quali sono questi standard? Cosa avrei violato nello specifico? Non è dato sapere. Non ho mai diffamato, incitato all’uccisione di nessuno, fatto apologia di Fascismo o Nazismo. Suppongo che, a seguito del mio articolo sui fatti di Colleferro (https://ildetonatore.it//2020/09/08/leditoriale-contro-la-propaganda-femminista-il-bullo-criminale-e-il-piu-ambito-dalle-donne-di-matteo-fais/), che tanto livore ha scatenato presso le femministe – il massimo delle loro controargomentazioni è stato “sei un incel del cazzo” –, io abbia subito un’ondata di segnalazioni. Sono quasi certo che Facebook non abbia mai realmente preso in esame quanto da me scritto, limitandosi a lusingare la volontà censoria delle mie hater.

Io, però, che non sono certo nato ieri, ma il 5 giugno del 1981, e che oramai ho compreso da tempo la prassi fascio-comunista seguita dalla nota piattaforma di Zuckerberg, mi ero già mosso da tempo. Ho contattato un esperto della materia che si è subito messo in moto. Proprio oggi – ieri per chi legge –, alle 09:56, il ricorso è stato depositato dall’avvocato Emanuele Fusi. La mia battaglia inizia adesso. Non crediate, so bene di essere un uomo solo e sprovvisto di mezzi contro un colosso milionario che farà di tutto per distruggermi. Non importa.

Vedete, quando ero ragazzino, ci fu un film che mi esaltò tantissimo. Si intitolava The People vs. Larry Flynt (in italiano Larry Flynt – Oltre lo scandalo) e narra la storia del creatore di “Hustler Magazine”, una rivista antagonista dei vari “Playboy” e “Playmen”, ma decisamente più spinta di queste – diciamo proprio pornografica. A quei tempi, non c’era il progressimo imperante di oggi e Larry Flynt ebbe non pochi problemi con la censura, in una società perbenista e puritana. Finì in carcere – diverse volte – e fu perseguitato per anni. Addirittura, gli spararono, condannandolo per il resto della sua vita alla sedia a rotelle.

Flynt, oggi come oggi, è palesemente quanto di più distante ci sia dalle mie posizioni. Eppure, allora, adorai quel suo spirito inscalfibile e inflessibile, la volontà di non cedere rispetto alla difesa di un diritto sacrosanto, quello alla libertà d’espressione, come la volta in cui vinse contro il Reverendo Jerry Falwell che l’aveva denunciato perché, in una vignetta satira, si insinuava che lui avesse perso la verginità in una latrina, con sua madre – non che io mi sia mai spinto a un simile livello di bassezza, sia ben chiaro.

C’erano un paio di battute di quel film che mi sono rimaste impresse. Una, in particolare, ce l’ho proprio incisa nel cuore: “If the First Amendment will protect a scumbag like me, it will protect all of you” (“Se il Primo Emendamento tutelerà un pezzo di merda come me, proteggerà anche tutti voi”). Femministe e zecche rosse mi dicono spesso che sono un pezzo di merda, un bastardo, uno stronzo e via elencando tra tutti i vari significati che può assumere il termine “scumbag”. Probabilmente hanno ragione… Con la differenza che io, diversamente da loro, non ho mai aspirato a censurarli e far chiudere le loro pagine – non sono vittima di una simile insicurezza patologica. Rivendico solo il mio diritto a una libera, aperta, e democratica possibilità di critica. Insomma, mi sento nel giusto e so che, con la mia decisione di condurre Facebook sul banco degli imputati, sto facendo qualcosa che va ben oltre il prendersi una rivincita: sto compiendo un’azione eticamente parlando fondamentale per me, per voi, per tutta l’Italia.

Quando guardavo quel film, da ragazzino, sognavo di trovarmi anch’io, un giorno, come lui, a difendere un altissimo principio del vivere civile qual è la libertà per ognuno di poter esternare la propria opinione. Poi, per carità, è possibile che perda – non certo perché loro abbiano qualcosa da portare contro di me –, ma almeno so che, nel caso, se cadrò, lo farò da eroe. Si, Signori, lasciatemelo dire, da eroe, perché tutto questo per me è ciò che può giustificare un’esistenza e il suo sacrificio: battersi per qualcosa che va oltre me e riguarda tutti noi.

Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. A ottobre, sarà nelle librerie il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.

8 commenti su “L’EDITORIALE – PERCHÉ PORTERÒ IN TRIBUNALE IL SOCIAL PIÙ FAMOSO AL MONDO (di Matteo Fais)

  1. Condivido il tuo pensiero e sono dalla tua parte, disponibile a difendere il nostro diritto di espressione (art. 21 della Costituzione Italiana).

  2. Lei parla di un’ingiustizia subita da Facebook e del suo “diritto a una libera, aperta, e democratica possibilità di critica”, ribadendo l’importanza della “libertà per ognuno di poter esternare la propria opinione”.
    Cominci a dimostrarlo approvando i miei commenti, altrimenti le sue belle e nobili rivendicazioni saranno soltanto personali.
    Le auguro di vincere la sua battaglia, ma le consiglio, in futuro, una maggiore coerenza.
    Cordiali saluti

  3. Che sorpresa! Finalmente un mio commento. Cos’è successo? Improvvisamente la libertà d’espressione è diventata un principio da difendere? O forse vale il principio secondo cui le censure possono essere soltanto applicate ma non subite?
    Complimenti, vedo che sta migliorando. Mi raccomando, continui così.

  4. Bene, sono dalla tua parte, la cosa ridicola infatti è che progressisti e femministe ecc appoggiano un nazista come Zuck.
    ps io sono nato il25 Aprile e ne sono fiero.

  5. Anch io bloccato per un mese senza aver incitato odio o altro,ho solo chiamato coglione su una discussione in mascherina dipendente che mi aveva apostrofato allo stesso modo è pur segnalando il suo commento ho ottenuto che il suo rispettava gli standard e il mio no

  6. Varrebbe la pena ricordare l’aforisma attribuito a Voltaire “”Io combatto la tua idea, che è diversa dalla mia, ma sono pronto a battermi fino al prezzo della mia vita perché tu, la tua idea, possa esprimerla liberamente.”” (frase attribuita a Voltaire, ma la prima a scriverla, nella forma “Disapprovo quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo”, fu Evelyn Beatrice Hall, saggista conosciuta con lo pseudonimo di Stephen G. Tallentyre, in una biografia di Voltaire del 1906, dal titolo “The Friends of Voltaire”).
    Matteo Fais ha avuto il coraggio di intraprendere, per davvero, un’azione con la quale rappresenta tutti coloro che credono nella LIBERTA’, che va concepita e descritta a lettere cubitali, e nulla vorrà dire la probabile inanità dell’azione giuridica perché il solo adire in Tribunale è una VITTORIA DEL LIBERO PENSIERO.
    p.s.: Guardai “Larry Flint”, conoscendone per sommi capi la storia vera, poco dopo la sua uscita in Italia, già over-quarantenne, garantito dalla regia “monstre” in capo a Milos Forman, e ne rimasi profondamente colpito.
    Sergio Pirozzi

  7. Posso solo dirti Fais, che ti ammiro davvero. Ammiro il tuo coraggio, il tuo andar solo contro tutti e anche tanto più grandi te. Ti ammiro perché uomini pensanti come te, col tuo essere anticonformista e vero, ne ho conosciuti pochissimi. E quei pochi avevano le spalle coperte. Gli eroi delle mie favole, tanti, tanti anni fa, avevano la tua intraprendenza, il tuo cervello, il tuo coraggio. E trovare un uomo, un giornalista come te, è come provare un brivido. Una specie di eroe che nella mia mente non è mai scomparso. Il mio abbraccio, la mia stima e la mia ammirazione, ti portino fortuna.
    😊💯

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