Il Detonatore

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CONTRO IL PROGRESSISMO E LE LIBERTÀ ANTISOCIALI

L’uomo post-moderno ha defatalizzato il mondo. Crede nella libertà assoluta del soggetto, nella sua capacità di autodeterminarsi completamente. In nome della felicità del singolo, l’umanità del presente rifiuta ogni retaggio e ogni memoria condivisa. Accetta solo ciò che le è più congeniale. 

L’ideologia contemporanea è un individualismo radicale, che culla gli umani nell’illusione di potersi plasmare illimitatamente. Non esistono nazionalità né tradizioni né sessi, è reale solo ciò che l’individuo desidera che sia tale. Si tratta di una fuga dalla realtà. Il soggetto onnipotente e sovrano è un’astrazione della mente, nessun uomo ha interamente il proprio destino nelle sue mani. Credere che gli individui siano monadi, significa disconoscere il carattere sociale e relazionale della natura umana. I legami sociali non possono presupporre la libertà totale dei singoli. 

Nessun individuo viene al mondo nel vuoto pneumatico, siamo determinanti dalla nostra famiglia, dalla nostra etnia, dalla nostra cultura, dal nostro sesso, persino dal tempo storico e dal caso. Solo in minima parte «creiamo» noi stessi. In ogni essere umano albergano atavismi antropologici, necessità fisiologiche e tropismi biologici che ne limitano la libertà e lo sottomettono a bisogni e atti «esterni» alla sua volontà. 

Il moderno progressismo interpreta sé stesso come liberazione dell’individuo da tutte le appartenenze da lui non direttamente accettate. Mira svincolare ogni soggetto da ciò che lo precede e che, precedendolo, lo determina. Ogni «forma» pre-individuale è vista come limite alla libertà. Tradizioni, storie, fatti biologici sono catene. L’individuo «liberato» rifiuta il passato e la responsabilità verso i padri, vuole vivere solo nell’eterno presente dei suoi desideri. Anche la forma del corpo è una gabbia, una prigione da cui fuggire attraverso la tecnica, il sogno transumano è quello di uomini e donne che si costruiscono secondo le proprie ambizioni e i canoni del momento. 

Il mondo moderno ci ha portati, in parte, verso la liberazione «integrale», ma non ci ha reso felici. Le relazioni esistenziali (amicali, nazionali, amorose) sono diventate quasi impossibili perché pochi sono davvero pronti a sacrificare la propria «autonomia» per la dipendenza richiesta a stabilire una connessione profonda e reciproca. Rimane solo il piacere fugace dell’incontro. L’individuo post-moderno rinuncia alla possibilità di relazioni autenticamente umane perché incapace di resistere ai brevi momenti di brivido seducente, perché rifiuta l’idea di farsi determinare e limitare dal rapporto col prossimo

L’individuo «liberato» marcisce nella solitudine e tradisce la sua essenza sociale. Nessuno, oggi, osa mettere in discussione l’antropologia moderna. Destra e Sinistra hanno come obiettivo la massimizzazione dell’autonomia individuale. I primi ci tentato col libero gioco del mercato, i secondi con lo stato sociale «dalla culla alla bara». Alla libertà assoluta dell’individuo, all’anarchia delle sue pulsioni, deve essere subordinato ogni altro legame, lealtà e connessione.

Tutte le istituzioni necessarie per mettere in atto una vita dotata di significato – una famiglia, un patto fra le generazioni passate e future, una nazione, una tradizione, una chiesa – sono state indebolite e, in futuro, scompariranno. Aborto ed eutanasia sono incentivati per assicurare che nessuna costrizione, come ad esempio la cura dei bambini e degli anziani, sia posta all’individuo. L’umanità del presente scappa dalla sua condizione antropologica di fondo, che è data da matrimonio, filiazione e morte. Senza la possibilità di definire noi stessi all’interno di una comunità, di una storia, di una civiltà, non troviamo alcun significato, e finiamo in uno stato di «noia metafisica». 

L’individuo non è in grado di darsi da solo «un senso». Le persone più libere della storia, sono anche quelle che hanno vissuto le vite meno pregnanti. Più ci liberiamo dai legami sociali, più diventiamo schiavi delle nostre auto-rappresentazioni deformate.

Dopo i furori pallidi dell’individualismo moderno, dobbiamo tornare all’antico calore della civiltà. Senza quest’ultimo, possiamo già considerarci reperti archeologici.

                                         Davide Cavaliere

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