Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

ANTROPOLOGIA DELL’UOMO MEDIO ANTI-RESTRIZIONI, MA NON ABBASTANZA “CONTRO” (di Matteo Fais)

“[…] per un uomo/ Ci vuole pure un senso a sopportare/ Di poter sanguinare/ E il senso non dev’essere rischiare/ Ma forse non voler più sopportare” (Fabrizio De André, La bomba in testa).

In Italia, uno dei più grandi problemi è proprio l’assenza di estremisti. Cosa si intende con questo termine? Estremista è chiunque porti alle estreme conseguenze una o più delle sue convinzioni. Egli vive sempre all’interno della cosiddetta dialettica del conflitto (noi/loro, amico/nemico, fascista/comunista, destra/sinistra).

La maggioranza del popolo appartiene invece a una zona grigia di ragionevolezza. È forse, quindi, la parte più sana del Paese? Neanche per sogno. Il suo spirito mansueto e cordiale, sempre pronto alla negoziazione e tendente al quieto vivere è l’essenza stessa dell’atavico male italico.

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Giusto per non restare troppo sul vago, è appena il caso di sottolineare che, anche in questa folle situazione, esistono tante persone che tutto sommato si rendono conto dell’aberrazione diffusa. In cuor loro lo sanno e, interrogati in merito, lo dicono – sottovoce, ma lo dicono. Se si sono fatti il vaccino – e, di solito, se lo sono fatto –, è solo per non dover combattere una guerra quotidiana, ma hanno compreso benissimo che non è la panacea di tutti i mali. Similmente, la mascherina la indossano unicamente per non dover litigare con qualche pazzo invasato.

Fondamentalmente, il loro ruolo in società è inutile. Sono coloro che, se ci fosse al potere Mussolini o Stalin, poco cambierebbe. Vedrebbero che ognuno di loro ha “fatto anche cose buone”, ma non sarebbero né degli entusiasti né dei partigiani della rivoluzione. Si adatterebbero per evitare casini ulteriori. La loro idea di società è una placida realtà in cui si esce a lavorare la mattina, dalle 9 alle 16, in un anonimo ufficetto, compilando scartoffie – “bisognerà pure fare qualcosa nella vita” –, per poi tornare a casa da una moglie con cui vige un sincero affetto e rispetto, per quanto la sessualità sia andata ovviamente scemando, ci si rilassa un paio d’ore, poi si cena con un occhio al TG, per guardare infine il film che segue. La giornata si conclude verso le 23, con un “buonanotte a tutti”.

L’importante, per questo tipo umano, è che non ci siano mai scontri, strade e traffico bloccati dai manifestanti e, peggio che mai, che si debba portare il proprio culo in piazza. Proprio come in quella canzone di De André, tratta da Storia di un impiegato, per loro vale il principio di “E io contavo i denti ai francobolli/ Dicevo: ‘Grazie a Dio, buon Natale’/ Mi sentivo normale”.

La sua filosofia si sintetizza nella tristissima formula “speriamo che tutto si sistemi”. Roba che a sentirgliela dire viene da afferrarlo per le spalle, scuoterlo furiosamente e gridargli: “Come? Come cazzo si sistemerà se noi non interveniamo, se tu e io non facciamo qualcosa, se non scendiamo in strada a fare casino, se non fondiamo un partito o diamo inizio a una rivoluzione? Come? Cosa cazzo dovrebbe succedere? Che dobbiamo aspettare, la venuta di nostro Signore, l’arcangelo Gabrielle?”.

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State certi che farebbe spallucce: non lo sa, non ci ha mai pensato. Lui aspetta e spera, che poi sia avvera.

Ecco, questa antitesi dell’uomo romantico, del rivoluzionario che qui si fa la Storia o si muore, è lui, il silenzioso protagonista di un Paese che di anno in anno va sempre peggio. A lui non si può accordare neanche il rispetto che di solito si riconosce al nemico. In due parole, quest’uomo fa schifo.

Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.

Un commento su “ANTROPOLOGIA DELL’UOMO MEDIO ANTI-RESTRIZIONI, MA NON ABBASTANZA “CONTRO” (di Matteo Fais)

  1. Combattere costa fatica … e nessuno è disposto a fare fatica se non è strettamente necessario.
    “Fino a che si puó fare a meno di intervenire meglio evitare di esporsi, di esprimere idee radicali e di inimicarsi le persone” pensa l’italiano medio. “Quindi me ne lavo le mani e proseguo per la mia strada come se niente fosse successo”. Questo è il ragionamento base.

    A me invece non importa conservare una “amicizia” che non è una amicizia, non importa essere “politicamente corretto” se i politici non sono corretti, non importa piú rispettare le regole se viene meno il rispetto nei miei confronti.

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