Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

I COMPLOTTARI DELLO ZAR (di Matteo Fais)

Sono il peggio e il male, in una società democratica. Mutano ogni battaglia in farsa. Inducono la gente alla staticità, all’inazione, con la scusa del “questo mondo non può essere riformato”. 

Così facendo le piazze anti green pass sono rimaste vuote – in modo tale da permettere le misure più infami -, mentre sui social – lo spazio perfetto per chi non ha voglia di fare niente di concreto – Putin è assurto a paladino della liberazione dal cattivissimo Occidente degenerato.

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Come al solito, tali inutili individui hanno affermato la loro dissonanza cognitiva: disgustati dalla mancanza di libertà e possibilità del nostro universo, invece di lottare per mutarlo e ottenere quel che c’è stato negato, hanno ben pensato fosse meglio rimettere tutto nelle mani di un pazzo megalomane, dello Zar del nuovo millennio.

Dopo aver tuonato contro i governi condotti da soggetti che hanno, seppur costituzionalmente, bypassato le elezioni, hanno creduto – e vorrebbero far credere – che, in una società che voglia dirsi davvero democratica, uno possa vincere da decenni con maggioranze bulgare, con la scusa che i Russi sarebbero diversi, nazionalisti, pronti a compattarsi, se attaccati, intorno al proprio leader. Davvero, sembra di assistere alla gag di Cetto Laqualunque che strombazza tronfio “Ho il 120%”.

L’ESORDIO POETICO DI MATTEO FAIS È ACQUISTABILE ALL’INDIRIZZO: http://www.delta3edizioni.com/bookshop/poesia/405-l-alba-e-una-stronza-come-te-9791255141198.html

Purtroppo, gli Italiani sono ontologicamente affascinati da simili soggetti politici, nel senso che aspirano a trovare una guida che dica loro cosa fare dalla culla alla tomba, una figura patriarcale frutto certo della famiglia per come l’abbiamo sempre conosciuta, che ci sollevi dalla responsabilità di essere autonomi e di agire.

Il leader neo sovietico è visto in tal senso come il risolutore ultimo, colui che metterà ordine in una falsa democrazia allo sbando in cui ogni governo fa un po’ come gli pare, ma nessuno trova mai la soluzione. Egli porrà fine alle lungaggini della mediazione, con la sua brusca e virile capacità assertiva.

Era chiaro che dietro coloro che maledicevano i vari Monti e Draghi non ci fossero dei libertari delusi e ciò lo si può ben vedere dopo le elezioni in Russia. Non vi era desiderio di una qualche palingenesi, ma unicamente di qualcuno che fosse dalla loro, non meno tiranno, brutale e privo di rispetto verso i dissidenti. Basta che il male non sia rivolto contro di noi.

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Ed ecco che appare chiaramente perché i complottisti fossero così agguerriti nel denunciare le pecche dell’Occidente. Semplicemente, speravano in una follia totalitaria che incontrasse il loro gusto. Alla pazzia del wokism, preferiscono la museruola per i froci e per tutti coloro che ritengono deviati. Praticamente una follia uguale e contraria, altrettanto feroce. Da qui le immonde equiparazioni per cui, se anche da noi ci sono delle storture, per esempio a livello di informazione, non vi sarebbe alcuna differenza con universi solitamente giudicati come chiusi e repressivi.

Purtroppo, è sempre così: in ultimo chi sostiene che le elezioni siano inutili e che se votare avesse una qualche utilità non ci permetterebbero di farlo, aspira solo ad abolire ogni dialettica e libertà democratica.

Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”) e, in radio, con la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana. Ha pubblicato L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima (Robin Edizioni). Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Il suo romanzo più recente è Le regole dell’estinzione (Castelvecchi). La sua ultima opera è una raccolta di poesie, L’alba è una stronza come te – Diario d’amore (Delta3 Edizioni).

9 commenti su “I COMPLOTTARI DELLO ZAR (di Matteo Fais)

  1. Non posso replicare parola per parola, ma posso farlo paragrafo per paragrafo.

    La frase “questo mondo non può essere riformato” non è un’espressione apodittica (tipo “viviamo nel migliore dei mondi possibili”, “non ci sono alternative”, o “gli uomini sono creati uguali”), ma è quello che ogni intelligenza può dedurre dall’analisi oggettiva degli ultimi 30 anni.

    Partiamo dal nostro “particulare”: la questione maschile. A cosa hanno portato gli ingenui tentativi dei men right’s activists (MRA) di “riformare democraticamente” la società occidentale (tramite la dialettica, la persuasione e bla bla bla) per fermare o almeno smussare gli attacchi del femminismo tossico? Il femminismo radicale è diventato di fatto mainstream e anche solo criticarlo (figuriamoci riformare in senso garantiste le leggi sulla violenza sessuale, lo stalking, sui maltrattamenti, sul divorzio, sul “visual harassment” e tutto il resto) è considerato “misoginia”. Le critiche ragionate e moderate, che gli MRA (dalla “sx” di Rino della Vecchia alla “dx” di Claudio Risé) da decenni avanzano, non possono nulla contro l’apparato mediatico schieratoci contro (per evidenti interessi del sistema che ha nel femminismo un pilastro ideologico). Altro che la TV Russia…

    E arriviamo al generale: la politica. Da Tangentopoli in poi non si è parlato altro che di riformare, ricostruire, ripartire. Facevo la terza media. Ora sono docente universitario. E intanto di vere riforme, ricostruzioni e ripartenze (non limitate alle sole parole) non se ne sono viste. Se anche questo mondo potesse essere riformato… beh… chissenefrega, dato che per me è troppo tardi! Il meno peggio è stato Berlusconi, Il che è tutti dire. Dopo la sua eclissi, sono più di 10 anni che votiamo partiti “antisistema” (prima i cinque stelle, poi Salvini, poi la Meloni). E ci troviamo ogni volta con lo stesso sistema sempre più rafforzato. O perché i Masaniello di turno si lasciano corrompere dal potere e diventano “moderati” (vedi le cinque checche, ma anche la Melona), o perché sono effettivamente impediti ad agire con giochi di palazzo (il presidente della Repubblica che rifiuta la nomina di ministri dell’economia non allineati con i diktat di Bruxelles), con manovre giudiziari (le indagini ad orologeria contro Salvini), o con vincoli esterni (il debito pubblico usato come arma dalla BCE per chi non si allinea, la speculazione finanziaria che fa cadere governi come nel 2011 o li minaccia prima che nascano come nel 2022). Ci avevano promesso di uscire dall’Euro, di rovesciare i tavoli in Europa, di rimettere in discussione il nostro status di colonia americana, di non permettere più alla Nato e alla Cia di creare colpi di stato come hanno fatto per “ridisegnare il mediterraneo” (contro il nostro interesse nazionale) nel 2011, di liberarci dal giogo dei banchieri di Wall Street e dei Burocrati di Bruxelles. E invece abbiamo solo cambiato i musicisti, non la musica (che differenza c’è fra il governo Draghi e quello Meloni, nelle cose che contano davvero, come la politica estera? Cosa c’è di diverso, nei fatti interni, al di là della discutibile soddisfazione di vedere qualche studente di sinistra manganellato dalla polizia, quando, per una volta, protesta per qualcosa di diverso dal “fascismo”? E’ forse meno opprimente il regime culturale femminista/progressista nelle università e in TV?).

  2. “Così facendo le piazze anti green pass…”

    Non vedo la correlazione. Il Green Pass era motivato da oggettive emergenze sanitarie, mentre le scelte politiche filo-atlantiste, così come il sistema valorale del sedicente mondo libero, non hanno alcuna base “scientifica” (né devono averla, in quanto pura politica). E’ poi un grave errore pensare che il mondo vero si quello “reale” e che internet sia il “mondo apparente”. Quando oltre all’udito e alla vista, fra pochi anni saranno coinvolti anche gli altri tre sensi (internet of senses), la realtà virtuale sarà pari o superiore a quella “reale” e gli scenari distopici del genere di “Matrix” saranno un rischio concreto. E tu vorresti fronteggiarlo con la vecchia convinzione (non dico “da boomer” perché siamo della medesima generazione) che “il mondo vero è fuori dallo smartphone? O con quella (ancora più ingenua) che il “modo convenzionale di mentire” (per dirla con Nietzsche) del sistema attuale sia davvero una “verità” o addirittura un “valore”? Infine: cosa dovremmo fare di concreto? Anche solo contestare a parole l’attuale sistema di valori progressista/femminista può costare come minimo il posto di lavoro (io sono stato minacciato in tal senso e solo per questo devo scriverti anonimamente). Figuriamoci fare qualcosa di concreto, come fondare un partito o mobilitare le masse! Si potrebbe fare (con uno slancio di ottimismo ai limite dell’allucinazione) un colpo di stato, ma se quel “degenerato” del generale Vannacci si mette a scrivere libri e a dare interviste, anziché seguire le orme di Francisco Franco, l’Alzamiento chi lo fa? Io da docente universitario? Eh… allora mi sa che i progressisti faranno in tempo a scaravoltare la nostra civiltà con più arroganza e furore ideologico di quanto già stavano facendo in Spagna nel ’35. Ecco la necessità di un Putin. Il suo regime è l’unico che (anche se per gretto interesse e non già per slancio ideale) potrebbe finanziare e armare una Konservative-Revolution in occidente o, almeno, supportare in segreto (stile partiti comunisti durante la guerra fredda… ah “i gran giochi del caso e della sorte”) movimenti ideologici alternativi al femminismo/progressismo, o, nel caso peggiore, accoglierci come esuli qualora perdessimo il lavoro o fossimo condannati qui nel “mondo libero” per le nostre idee non conformi. Bisogna sempre avere un piano B. Che solo una potenza (zarista o meno, megalomane o meno) con deterrenza nucleare verso gli Usa può offrirci. Casi Snowden e Assange docent.

  3. “Come al solito, tali inutili individui…”

    Ammetto senza problemi di essere un individuo inutile. Ho superato dal 2008 la fase di sudditanza alla società e alle donne in cui giustificavo la mia vita sulla base di quanto fossi a loro utile come “scienziato” o “poeta”… Da quando Chiara di Notte (ex-modella, ex-escort, poi personaggio virtuale con cui ebbi un flirt intenso e tossico) mi disse che “l’uomo è inutile in un mondo tecnologicamente evoluto” ne vado pure fiero (d’altronde, l’utilità è il valore delle caste inferiori dei servi e degli artigiani – oltre che delle donne “utili alla specie” – mentre quelle superiori dei guerrieri e dei sapienti hanno i valori del sacro e dell’eterno… e i popoli conquistatori che hanno fondato la nostra civiltà indoeuropea sulle macerie del matriarcato pelagico sono stati tutt’altro che utili alla precedente umanità che hanno conquistato!). Però mi risulta che nemmeno l’autore dell’articolo produca qualcosa di più che vane parole. O come quel personaggio della “Caduta degli dei” fabbrica anche cannoni?

    Quanto alla dissonanza cognitiva, lo stesso autore dovrebbe guardare a se stesso e a certi fatti.
    In Russia nessun cittadino è tenuto a provare la propria innocenza (al contrario dell’occidente “libero” dove nei processi per “violenza sessuale”, in assenza di riscontri oggettivi o testimonianze terze, la “testimonianza” della – presunta – “parte lesa” può essere assunta anche da sola come “fonte di prova” qualora ritenuta “credibile” dal giudice).
    In Russia nessun ex-marito è condannato a vivere da barbone o a impoverirsi consistentemente solo per mantenere il “tenore di vita precedente” della ex-moglie o comunque per pagare mutui di case in cui non vive, mantenimenti a figli non suoi o a donne che non glie la danno più, solo perché “vi siete sposati”.
    In Russia nessuna nazifemminista ha potere legislativo o culturale (ed anzi quando provano a dissacrare la tradizione, religiosa o meno, o a insultare la civiltà, “patriarcale” o meno, vengono giustamente spedite in Siberia anziché in qualche commissione parlamentare).

    Già da soli questi tre punti dovrebbero bastare a decidere con chi schierarsi nella prossima “guerra di civiltà”. Senza neanche dover citare argomenti storici (“terra e sangue, lingua e origini storiche, pesano di più, tanto dei confini tracciato su carta da burocrati bolscevichi, quanto dei pareri della sedicente comunità internazionale), meta-storici (“Mosca è erede di Costantinopoli e quindi è la terza Roma che porta avanti l’idea di impero, unica vera legittimazione del potere politico per chi ha una visione del mondo tradizionale”), o semplicemente umani (“i Russi, con i loro concittadini del Donbas bombardati e minacciati dalla giunta di Kiev, al contrario degli Italiani con i loro compatrioti d’Istria e Dalmazia infoibati dagli slavo-comunisti, non hanno voluto abbandonare i propri cittadini alle vendette di uno stato criminale mosso dall’odio”), pur a diverso livello validi, a giustificazione dell’attuale guerra.

    Sempre che il soggetto pensante abbia davvero come obiettivo la difesa della questione maschile e non scriva articoli antifemministi solo per prendere like dall’androsfera.

  4. “Dopo aver tuonato… maggioranze bulgare”

    Perché, le maggioranza con cui si è approvato quel capestro giuridico della legge sullo stalking (vedi il blog di Stasi) nel 2009 non era una maggioranza bulgara? Il modo in cui si è “discussa”, nel 2014, la risoluzione del parlamento europeo per criminalizzare noi clienti delle prostitute (facendola scrivere da una puritana inglese, basandosi su una cernita a dir poco parziale delle ricerche scientifiche, escludendo le ricercatrici non allineate al femminismo e al proibizionismo, ignorando le associazioni delle sex-workers ed ascoltando solo la campana delle femministe radicali, per poi approvarla in 30 secondi 30 senza uno straccio uno di replica da parte di eventuali “oppositori”) è stato più democratico? La maggioranza che ha approvato il “codice rosso” nel 2019 (di fatto permettendo a provvedimenti di polizia immediati di sequestrare beni e togliere la libertà a cittadini sulla sola parola di una donna, senza nemmeno il vaglio di un magistrato) ha avuto a cuore lo stato di diritto?

    Dai retta a me, Matteo: meglio che ad essere elette in questo modo siano assemblee legislative con poco potere (come quelle russe) e non direttamente le leggi che possono distruggere la vita di noi maschi.

    “Davvero, sembra di assistere alla gag di Cetto Laqualunque…”

    L’autore crede di aver fatto una battuta, ma, evocando Cetto La Qualunque, ha chiamato in causa quel 2011 che fu l’ultimo anno in cui ci è stato davvero possibile vedere l’Italia e l’occidente come il luogo del benessere e della libertà. Quel sinistroide di Albanese inventò il personaggio per sfottere Berlusconi e mettere alla berlina quanto per lui erano vizi ma per noi “liberali” dovrebbero esser pregi: cercare di sfuggire all’eccessivo giogo fiscale, riuscire a salvasi dalla burocrazie legislativa, fregarsene della dittature culturale e della “questione morale” imposte dal ciarpame umano intellettualizzato della sinistra, avere la libertà di fare soldi e spenderli in puttane, senza quei moralismo che il governo Monti con le sue sovrattasse e le “senonoraquando” con le loro “denunce della mercificazione del corpo della donna” hanno poi introdotto. Pur con tutte le storture che già allora c’erano, fino al 2011 (vero anno spartiacque) avevamo un governo democraticamente eletto. Soprattutto, avevamo ancora abbastanza diffusamente un benessere economico che dava concretezza alla parola “liberaldemocrazia”. E avevamo Miss Italia e le Veline… così come le grid girls in F1. Poi, con la “caduta” del Berlusca, sono arrivati il golpe bianco di Napolitano e della Merkel, le primavere arabe (con annessi e connessi: pericolo islamico, questione migratoria, perdita dei nostri interessi in Libia in favore della Francia e conseguente difficoltà a reperire energia a costi umani ecc.), l’austerity, la tempesta della speculazione finanziaria presentata come “castigo divino” (per “aver vissuto sopra le vostre possibilità”) quando è stata solo il riversarsi sui popoli europei dei danni fatti dai banksters americani nel 2008, il femminismo boldriniano, la guerra aperta alla sessualità maschile fattasi sistema culturale e mediatico sul modello del neo-puritanesimo americano… Beh, davanti a tutto questo ammetto che preferisco la Russia. Non posso criticare il governo? Me ne farò una ragione. Ma almeno ho la libertà di criticare i rapporti uomo-donna imposti dal femminismo. Cosa che conta molto, ma molto di più. Per un motivo che chi legge Nietzsche e non è insincero nell’istinto dovrebbe ben capire. La politica come tutto quanto è costruzione umana (alla pari dell’economia, della cultura, dei ruoli sociali e di tutto ciò di cui si occupa formalmente il femminismo quando parla di parità), è solamente “mondo come rappresentazione”, mentre la sessualità, in quanto “mezzo della vita per superare se stessa” è “mondo come volontà” (è peraltro uno dei quattro impulsi fondamentali dell’etologia ed è lì che un redpillato deve volere la vera “parità” con il genere femminile…). E, come ha scritto Schopenhauer, esiste un primato della volontà. Ecco perché, più delle questioni cartacee della sovranità popolare e dei rapporti di forza col potere politico, un uomo che non sia un coglione intellettualizzato dovrebbe occuparsi della questione dell’accesso effettivo alla figa e dei rapporti di forza con le donne. A cosa serve vantarsi di leggere Nietzsche se non si è avuto Schopenhauer come educatore? Una dittatura politica si può sopportare (i popoli dell’est lo hanno fatto per anni senza perdere nulla della loro identità). Ma una dittatura sessuale (come il matriarcato di fatto che le femministe vorrebbero istituire con la “Parità di genere”) è qualcosa che distrugge la psiche prima ancora che farci morire di figa! Davanti a questo rischio grido ben a gran voce: Ntuculo la democrazia! Viva u pilu! (e viva Putin)!

  5. “Purtroppo, gli Italiani sono ontologicamente affascinati…”

    Questo è falso. Forse le italiane amano l’uomo forte (o presunto tale): Mussolini, Berlusconi, Renzi, Conte, Draghi ecc. hanno sempre avuto le loro “bimbe”. Ma per gli italiani la questione è diversa. Forse dovresti leggere meno autori anglosassoni (che con il loro moralismo protestante e il loro semplicismo scientista non ci capiscono: Nietzsche aveva ragione a definire gli Inglesi come popolo anti-filosofico) e tornare al Machiavelli (autore appunto incompreso e vilipeso dall’ipocrisia protestante). Il quale diceva gli Italiani rivoltarsi sempre a qualunque dominatore, qualora questo gli tocchi i soldi e le donne. Ed è precisamente quello che il sistema sta facendo da quindici anni: impoverire la classe media (fino ad ora con la globalizzazione che riduce i diritti sul lavoro, i posti di lavori e gli stipendi per chi lavora, da ora in poi anche con la transizione ecologica che distruggerà i settori chiave dell’economia, dall’auto all’edilizia) e rendere praticamente impossibile o incredibilmente costoso (sotto ogni punto di vista materiale e morale) l’accesso sessuale alle donne (fra leggi anti-molestie, anti-discriminazione e anti-prostituzione sempre più invasive e perniciose, “empowerment femminile”, che, rendendo le donne sempre più autonome e in carriera, diminuisce le possibilità, da parte nostra, di bilanciare le disparità naturali di desiderio – e quindi di potere sessuale – fra i sessi con la posizione socio-economica conquistata con studio e lavoro, divenendo questa sempre meno attrattiva agli occhi femminili rispetto al semplice “look” – in cui però le donne sono iperselettive – e “globalizzazione della gnocca” – processo per cui ormai è impossibile puntare ad aumentare il proprio valore di mercato semplicemente cambiando nazionalità del target o andando noi all’estero, perché ormai, con internet, tutte le donne del mondo – a partire dalle escort – tendono ad avere le stesse pretese alte e gli stessi alti costi). Logico che quindi qualunque “principe straniero” possa abbattere l’attuale “dominatore globalista” venga visto (certo più a torto che a ragione) come un messia…

    “…che ci sollevi dalla responsabilità di essere autonomi e di agire.”

    E’ vero l’esatto contrario. Il tuo è un errore comune in occidente. Leggi noi “reazionari” di oggi come fossimo quelli di ieri (una sorta di vandeani in cerca di un nobile che li conduca). In realtà, sia noi “filo-russi”, sia gli “islamo-identitari” dell’ISIS, sia tutti i “reazionari” odierni non agiamo affatto per la nostalgia di avere un padrone, ma, al contrario, perché siamo stufi di avere un sistema che ha già sostenzialmente deciso per noi il futuro “dalla culla alla tomba”. Le professoresse femministe ci insegnano che “dopo secoli di oppressione oggi il futuro è donna”. Gli intellettuali marxisti ci raccontano che “la storia non si ferma e volenti o nolenti tutti si adegueranno al progresso”. Gli intellettuali americanizzati ci insegnano che “la democrazia americana è il migliore dei mondi possibili, il punto di arrivo e la storia è finita”. Noi rivendichiamo invece, armi (fisiche o dialettiche) alla mano, la libertà storica. “Battiamoci e vediamo se va davvero a finire come dite voi”. Alle mie amiche femmine dico: “il futuro sarà vostro finché starà in piedi questo occidente”. Ai miei oppositori marxisti sono uso dire: “avrete pure vinto la seconda guerra mondiale, ma nessuno vi assicura che vincerete la terza. Tanto più che stavolta la Russia gioca con noi. E l’America è perlomeno spaccata in due”. Ai boomer filo-Nato ripeto: “voi yankees, se andate avanti così non potrete neanche combattere la prossima guerra, perché nessuno dei maschi-bianchi-etero, cui tutti i giorni riversate merda e colpe dipingendoli come oppressori, violenti, patriarcali, ecc., avrà voglia di combattere per un modello di società in cui, al di là della retorica sui “privilegi maschili bianchi”, sono mediatamente maltrattati, sessualmente tenuti a digiuno ed economicamente usati solo come limoni da spremere (con le tasse) … e con le truppe arcobalenate al massimo ci fate le sfilate del gay pride”.
    Insomma, se stiamo con Putin non è perché amiamo una versionicina russa del duce, ma, semplicemente, perché con lui abbiamo (a prescindere dai meriti/demeriti dello “Zar”) dei nemici in comune. E non accettiamo più il loro “destino manifesto”. Vogliamo decidere anche noi.

  6. “Il leader neo sovietico…”

    Ho già risposto nel merito al punto precedente. Quindi qui mi focalizzo sulla leggerezza nell’uso del termine “neo-sovietico”. In realtà, il neo-sovietismo (o, come dicono impropriamente in America, il “cultural marxism”) è una realtà molto più imminente da noi che non in Russia.

    Da un punto di vista generalmente culturale, non devo essere io a farti notare come i boomers post-sessantottini, nella loro foga di coniugare la loro vocazione marxista con le cause del capitalismo (in cui per questioni generazionali occupano le posizioni dirigenziali e le cattedre universitarie), ci stiano imponendo un “regime intellettuale” sempre più simile a quello del “palazzo della cultura” descritto da Bulgakov nel “Maestro e Margherita”. E del resto, come direbbe Giorgio Locchi, tutte le ideologie egalitarie di moda oggi (antirazzismo, femminismo, ecc.,) condividono con il marxismo il medesimo “mito cristico” (prima il “paradiso terrestre” delle società matriarcali senza classi o della preistoria senza l’uomo bianco, poi la “caduta” con il “peccato originale”, il “dominio dell’uomo sull’uomo” o dell’uomo sulla donna o dell’uomo bianco su quello colorato, infine la redenzione, ossia la lotta di classe, il femminismo, l’antirazzismo woke e il ripristino della condizione “originale”), il medesimo “Resseintment” (direbbe Nietzsche), la medesima morale degli schiavi, la medesima “maledizione della storia” (da cui la cancel culture, la pretesa delle “scuse” per presunte passate oppressioni, la tendenza a vedere come colpe tutto quanto, alla luce di una “morale da signori” sarebbe invece merito – aver fatto passare l’umanità dalla preistoria alla storia, aver fondato città e civiltà, aver dato vita alla civiltà ellenica e a quella romana, essere stati gli artefici del Rinascimento e della rivoluzione scientifica – o perlomeno natura – come il nostro desiderio poetico per il corpo della donna, oggi criminalizzato).

    Da un punto di vista più concretamente economico-finanziario, il turbocapitalismo sta ottenendo con altri mezzi l’obiettivo che si erano proposti i soviet: abolizione de facto della proprietà privata, se non per tutti, almeno per gran parte delle persone (eccetto pochi ricchissimi). Dopo anni di “flessibilità” e “austerity” le nuove generazioni difficilmente hanno (di loro) i soldi per comprarsi una casa (nemmeno col mutuo, che da precari non possono ottenere), una macchina (per la quale si parla sempre più di leasing) e probabilmente neppure un telefonino (se non a rate o anche lì in leasing). E quando finiranno i risparmi di famiglia, saranno in totale balìa di sussidi statali o di un mercato del lavoro tutt’altro che rispettoso dell’individuo e dei suoi diritti. Anche diventare imprenditori “dal nulla” (come nel dopoguerra è stato possibile in Italia per molti) è sempre più difficile (eccetto qualche nicchia ipertecnologica nelle sue prime fasi) in un mercato dove la concorrenza delle multinazionali è spietata (gran parte delle storie di successo della Silicon Valley hanno alle spalle ben più di un garage…). Quindi la proletarizzazione prevista da Marx è ormai una realtà accelerata dai turboliberisti.

    Nel profetico finale di “Rivolta contro il Mondo Moderno”, Evola aveva detto chiaramente che Usa e Urss altro non erano se non due facce opposte della stessa medaglia (quella, se vogliamo fare la lezioncina, che mette al centro l’economia anziché lo spirito). Ora la Russia non solo non è più l’Urss (perché lì i comunisti sono fermi al 5 percento e nessuno, tranne qualche invasato nipotino di Stalin, vuole davvero tornare al comunismo) ma non è nemmeno gli Usa (perché sta vivendo una fase “espansiva” della ricchezza sulla falsariga di quanto avvenuto in occidente nel dopoguerra e non conoscono il neo-femminismo). Certo, il merito è da attribuirsi a congiunture storico-economiche particolari e agli interessi “umani troppo umani” di Putin, più che non ad una qualche innovazione nel capitalismo o all’amore di Dugin per Evola, però intanto lì la classe media è in crescita, la gente riesce a sposarsi, a comprare casa e a fare famiglia presto, il “cultural marxism” non c’è, nessun maschio bianco occidentale si deve inginocchiare (se non alle locali mistress aahah) e parole come “spirito” o “tradizione” non sono vilipese o falsificate. E di sovietico rimangono solo le anticaglie di Lenin. La stessa retorica politica di Putin è volta molto più a riprendere il passato regime zarista che non a rivalutare l’Unione Sovietica, se non in ciò in cui l’Urss era (suo malgrado) continuatrice dell’impero dello Zar (la geopolitica, se vogliamo leggerla in chiave spengleriana o schmittiana, la capacità di essere “principio unificante di identità diverse”, aka “impero”, se vogliamo leggerla in salsa evoliana).

  7. “Era chiaro che dietro … non ci fossero dei libertari delusi…”

    Almeno nel mio caso ti sbagli. Io, fino al 2008, ero un libertario (e libertino!) sfegatato. Più di te (forse). Filo-occidentale (ero con Bush Jr e i Neo-con!), liberale (fino a criticare la progressività della tassazione), addirittura anarco-capitalista. Leggevo Nietzsche col filtro di Vattimo, avevo le i-feminists (Wendy McElroy &C.) come maestre di vita e le escort come amiche.

    Poi nel 2008 (lo stesso anno dei banksters di Wall Street), quando ancora mi giravano nella mente le parole di Chiara di Notte (“l’uomo è inutile in un mondo tecnologicamente evoluto”, “il mondo deve essere salvato dall’eccesso di testosterone e di uomini che fanno le guerre”, “nel futuro gli uomini spariranno come i dinosauri”, “gli uomini sono bestie affamate di sesso, soldi e potere”, ecc.), lessi di quell’uomo condannato a Lecco per “sguardo insistente al seno di una passeggera”. Capii all’improvviso che se un sistema di valori aveva permesso al cancro (nazi)femminista di estendersi fino a concepire il reato di “stupro visivo” e di dare all’uomo il dovere di non guardare mantenendo per sé il diritto di mostrare (alla faccia della parità), se un sistema giudiziario aveva permesso (di fatto legalizzando la misandria delle frasi di cui sopra) di condannare un uomo non solo sulla sola parola della donna, ma persino per qualcosa di “impalpabile” come uno sguardo (la cui definizione di “insistente”, “fastidioso” o “sessuale” è qualcosa di evidentemente soggettivo, arbitrario e comunque indimostrabile, estraneo alla certezza del diritto), se un sistema economico aveva permesso di creare valore dal nulla (in America, con le cartolarizzazioni) riversando il costo della truffa sui popoli (principalmente europei), allora forse chi guidava e guida quel sistema di valori, di giudizio e di denaro ha sempre mentito sulla reale natura delle sue intenzioni.

    L’idea di progresso, di democrazia, di libertà… il libero arbitrio… Tutte pillole blu, alla prova dei fatti attuale. E, soprattutto, alla prova della vita. La pillola rossa (da ingerire leggendo Nietzsche in originale e togliendo ogni filtro da pensiero debole) è che la vita è guerra ed in guerra ci sono solo due schieramenti.
    Da un lato, oggi, il femminismo, con i suoi bracci armati ed ideologici che si chiamano Nato, UE, Democrazia americana, Hollywood, Wall Street, ecc. Dall’altra, oltre alla Cina (per cui personalmente non provo alcuna simpatia, ma che è necessaria per contrastare l’egemonia yankee), ci sono attualmente solo due tipi di regimi politici che si oppongono con successo alla deriva nazifemminista da te descritta nell’articolo dell’altro ieri: quello russo-neozarista di Putin e quello islamico-repubblicano dell’Iran. Sebbene siano solo lontane approssimazioni di una “terza Roma che mai cadrà” e di una “Ideale repubblica di Platone dove governa la casta dei sapienti”, sono sempre meglio di quel rovesciamento di ogni tradizione, di ogni ragione, di ogni natura (e pure di ogni diritto) che è l’occidente oggi.

    Perché questo deve esserci chiaro. La guerra si fa anche dal lato della propaganda. E allora, se abbiamo cara la causa maschile, dobbiamo scegliere la visione del mondo in cui il nostro genere sta dal lato positivo, non da quello negativo come in occidente. Tanto se siamo nietzscheani fino in fondo sappiamo che non esiste alcuna verità superiore (l’oggettivo è morto con dio) e che tutto dipende dalla nostra prospettiva, dalla nostra scelta, dalla nostra volontà di darci in destino. Vanno bene sia il nietzscheanesimo puro (“La donna crea e l’uomo distrugge? Gli uomini cattivi perché fanno la guerra? No, la guerra è madre della nazioni, la guerra è bene, perché è l’essenza della vita che santifica ogni causa, quindi è l’uomo e non la donna la vera componente ascendente della vita”) aka “ur-fascismo” (per i balanzoni come Eco), sia il tradizionalismo (“l’uomo è superato? Ma è il concetto di progresso ad essere una fake news. In realtà le femmine stanno solo portando decadenza. La donna è superiore perché dà la vita? Ma la vera vita è quella spirituale e ascendente data dal padre, rispetto a cui quella della madre è solo un infero substrato biologico”). Ecco perché, in quel 2008 anno zero, lessi, oltre al Nietzsche non filtrato e a tutti gli autori della Konservative Revolution alla base del “principio sovrumanista” (di cui parla Locchi), tutto Evola, senza percepire alcuna contraddizione fra “fedeltà alla terra” e “spirito”: si stava generando in me un pensiero in fase mitica (per dirla sempre con Locchi) in cui le contraddizioni possono convivere. E grazie a quel mito (sovrumanista/virile/guerriero) ho potuto sopravvivere psichicamente all’onda montante dell’opposto mito egalitario/matriarcale/progressista. Ho potuto abbandonare la depressione e i pensieri suicidi che mi avevano oscurato la mente durante il “buio psichico del matriarcato” (quello che ci ripetono fra le righe: “la natura maschile è colpevole”, “gli uomini sono solo spermatozoi numerosi e sacrificabili”, “dio è donna”, “il futuro è femmina”, “solo la donna dà la vita”), quando, dopo lo stupro psicologico subito da Chiara di Notte e durante il bombardamento mediatico del femminismo di stato, mi chiedevo disperatamente come “scusarmi” con le donne, come essere loro utile, come non essere fatto estinguere in quanto maschio. E quando il futuro mi appariva un vicolo cieco. All’improvviso quello stesso futuro mi parve luminoso come un campo di battaglia dove tutto era (ed è) ancora da giocare. Grazie alla forza. Sole e acciaio, direbbe Mishima. Persino vecchi nemici come i comunisti, i russi, i cinesi, grazie alle nuove prospettive, hanno potuto apparire potenziali alleati, in un gioco mutevole in cui il fine non è un’idea fissa, ma solo la volontà di vivere. Di tornare a farlo in piena potenza. E senza chiedere scusa a nessuno/a.

    Ora non ho intenzione di tornare nella gabbia mentale precedente.

    E se questo implica passare sopra ad altre vite… beh, è la legge della vita stessa. Per troppo tempo la menzogna giudeocristiana (poi democratica) ci ha convinti del contrario. Non c’è mai una vita in lotta con la morte (come nella retorica cristiana, femminista o antifascista). C’è sempre (nella storia) una vita in lotta con un’altra vita per la supremazia. Ossia per la vita stessa.
    Può sembrare una frase da Nietzsche ri-nazificato alla Baumann, ma in effetti, se vogliamo combattere e distruggere il nazifemminismo, dobbiamo pur imparare qualcosa dal nazismo autentico.

    “Non vi era desiderio di una qualche palingenesi, ma unicamente di qualcuno che fosse dalla loro, non meno tiranno, brutale e privo di rispetto verso i dissidenti. “

    Ho lasciato la parola “palingenesi” al romanzo dei mio amori giovanili… vivere realmente non significa purificarsi di alcunché (la palingenesi, del resto è alla fine del percorso purgatoriale, se non sbaglio, quindi fuori dalla vita), né tantomeno mostrare una qualche superiorità morale (verso chi? E a che pro?). Ma, semplicemente, combattere perché la vita stessa sia quella che vogliamo noi e non i nostri nemici. Io l’ho imparato sulla mia pelle. Ecco perché… sì, ci serve proprio qualcuno che stia dalla nostra parte! Ma come hai fatto a capirlo?

    Credi forse che Hitler abbia perso perché “moralmente inferiore all’America? Perché troppo tirannico, brutale e privo di rispetto per i dissidenti? No, solo perché ha incontrato qualcuno più tirannico, brutale e privo di rispetto per i dissidenti come Stalin, qualcuno più cattivo e determinato di lui, qualcuno con più carri armati e carne da cannone di lui. E che aveva a disposizione le risorse umane e materiali della Russia. Ora spero solo che la storia si ripeta fra il nazifemminsmo sostenuto da Usa/Nato/Ue e i compagni post-stalinisti del Donbass sostenuti dalla Russia putiniana.
    Che non amo, ma che mi sono necessari.

    Del resto, viviamo, come maschi, in un lager a cielo aperto dove siamo fatti sentire in colpa o difetto per la nostra natura, dove ci viene chiesto di scusarci non per quello che facciamo ma per quello che siamo, dove solo uno sguardo “inappropriato” potrebbe farci denunciare. E dovremmo preoccuparci se i nostri potenziali liberatori trattano “con poco rispetto” i loro dissidenti? Ecchissenefrega! Si è mai visto un prigioniero di un lager liberato dall’Armata Rossa dire: “no, grazie, non mi va bene essere liberato da voi, perché il vostro Stalin è troppo tirannico e brutale, rimettetemi dentro…”

    …Basta che il male non sia rivolto contro di noi.”

    Certo! In parte, è un principio di sopravvivenza: fra due mali non scegliere il minore in senso astratto ma quello che ci colpisce più di striscio nel concreto.

  8. “Ed ecco che appare chiaramente perché i complottisti…”

    In parte, hai ragione. Ammetto di essere un po’ risentito con chi (e parlo degli intellettuali mainstream e della classe dirigente in genere) per ben più di vent’anni (altro che il fascismo…) mi opprime con le sue “lezioni” (o le sue sentenze) di femminismo e progressismo. E di vedere come un atto catartico un suo arresto da parte dell’FSB, una sua deportazione in Siberia, o, meglio, una sua esecuzione immediata con colpo alla nuca di staliniana memoria (quando si tratta di chi è corresponsabile di certi crimini giudiziari del femminismo)?
    E che dire dei banchieri di Wall Street responsabili della rapina finanziaria del 2008 e di chi li ha protetti riversando i costi della loro truffa sui popoli europei? E della classe politica che ha permesso tutto questo, creando le condizioni per l’austerità che ha rubato il futuro a quasi tutta la mia generazione, e per il governo Monti, senza cui personalmente avrei continuato a vivere nel benessere di famiglia e a coronare i miei piccoli sogni possibili?
    Non dovrei sognare di vederli impiccati tutti sulla pubblica piazza come i traditori del popolo durante l’avanzate dall’Armata Rossa nel ’43-’44?

    Mi perdonerà lo zio Friedrich per questo mio piccolo Ressentiment (ma se vinco la guerra… prometto che sarò magnanimo come insegna lui..)

    Del resto, quale sentimenti dovrei provare verso, ad esempio, quel boomer progressista che ha avuto il posto ad un’età alla quale oggi siamo ancora tutti precari e che, dall’alto della sua “cattedra di virtù”, pretende di insegnarmi a vivere (dopo aver giocato la propria, di vita, in modalità “very easy” come gran parte di quelli della sua generazione) e a “non odiare le donne” (dopo che lui, al contrario della mia generazione, non ha avuto vita e la psiche distrutta dalla dallo strapotere sessuale femminile e dalla propaganda misandrica nell’età più critica)? Perché dovrei desiderare per lui e la sua famiglia qualcosa di meglio di quanto avuto da Navalny? Specie dopo che mi ha minacciato di farmi cacciare dall’accademia se avessi continuato scrivere su Internet pensieri antifemministi e antiprogressisti in maniera non anonima! Aggiungendo pure che “ti piaccia o no il mondo va in questa direzione”. Come se io non fossi abbastanza guerriero da combattere contro di essa, o comunque da infliggere (come Putin) dure repliche a chi mi vuole imporre una direzione non gradita.

    La vita è questo: non destino scritto, non progresso, non educazione, buone maniere, rispetto ed altre ipocrisie da nobili decaduti, non fratellanza, non uguaglianza, non libertà astratta, ma agone omerico e libertà storica da conquistare con il sangue (proprio o, meglio, altrui). O si uccide o si è uccisi. O si vince e si domina o si diventa schiavi. Tertium non datur. In guerra e in amore. Con i popoli e con le donne. Chi ci ha illusi di una terza via (“vivere tutto in pace rispettandoci l’un l’altro”) ci ha solo resi inadatti a combattere e pronti ad essere fritti in padella (come il maschio bolognese dell’altro articolo che da oggi deve tenere gli occhi bassi in autobus). E’ questo il succo di tutta la filosofia utile (e non dannosa) alla vita).

    In parte, però, la tua è un’altra argomentazione da checca femminista isterica nordamericana. Vuoi raccontare che chi si oppone all’occidente americanizzato è per forza nazista, fascista, comunista, stalinista, xenofobo, omofobo. Beh, informati meglio. E’ stato il mondo anglosassone in passato ad essere (anche oltre all’età vittoriana) un feroce persecutore degli omosessuali. Basti ricordare il carcere inflitto a Oscar Wilde (quando in Italia, per aver scopato a pagamento con un ragazzo, non avrebbe avuto alcuna pena) o, peggio, la castrazione chimica comminata ad Alan Turing (dopo che questo aveva con la sua macchina permesso la vittoria informatica contro la Germania nazista e, di fatto, ideato il computer). Non prendo lezioni di libertà da quel mondo che, evidentemente, sta usando oggi la causa omosessuale come mero strumento per aggredire la struttura familiare tradizionale (la cui vera “colpa” non è affatto quella di “opprimere” le donne e i diversi, ma, semplicemente, quella di fornire uno “stato sociale” ai figli che così non possono essere totalmente schiavizzati dal sistema economico). Io non solo non ho nulla contro l’omosessualità (o, meglio, la bisessualità), ma, anzi, la difendo da “reazionario”, attribuendo alla prima delle sovversioni, ossia al cristianesimo, l’imposizione di una eterosessualità su base religiosa che, nel mondo pagano, non esisteva (citando una tradizione che va da Achille e Patroclo all’imperatore Traiano con Antinoo). E’ il secondo errore che commetti nei miei confronti. Tu, piuttosto, non puoi mettere sullo stesso piano la dittatura culturale in atto in occidente con una potenziale di cui accusi noi “filorussi”, ma che non ha attuazione nel reale. In Russia (così come del resto in Ungheria, in Polonia ed in ogni altro paese che la propagande mainstream dipinge come “meno democratico”) non vi è alcuna legge che sanzioni gli omosessuali in quanto tali. Sono invece stati canaglia “democratici” come la Svezia, la Corea del Sud, la Francia ed anche gli Stati Uniti a limitare per legge le libertà sessuali di gran parte dei maschi etero, proibendo per legge, ad esempio, la prostituzione e mandando in galera i clienti (altro che semplici “discriminazioni”). Altro che “qualche stortura nell’informazione”. Siamo (per citare un noto puttaniere come Berlusconi) al “completo rovesciamento della realtà”.

  9. “…abolire ogni dialettica e libertà democratica.”

    OK, va bene, mi fai tornare al punto di partenza (ti piacciono le ring composition…).

    Questa volta ,metto il naso fuori di casa nostra e prendo ad esempio la “più grande democrazia del mondo”, dove la situazione è identica. Anche lì la gente (io ci ho vissuto per quasi un anno in America e so quanto la brava gente sia diversa da chi li governa) è stanca da tempo delle follie progressiste/femministe e di quel globalismo che ha impoverito (non solo materialmente) la classe media. Ed ha votato Trump (nonostante una compatta campagna stampa di senso contrario fin da subito). Eppure, nonostante il merito di non aver cominciato guerre (unico fra i presidenti Usa dell’ultimo mezzo secolo), è stato dipinto dal sistema come un mostro e defenestrato tramite un mix di emergenze (non si sa quanto casuali) legate al Covid, violenza politica (per non dire puramente criminale) legalizzata, esaltata come “antirazzismo” e sponsorizzata dalle multinazionali (“Black Lives Matter”) e brogli elettorali (se non vi fidate del voto elettronico russo, perché io dovrei fidarmi di quello postale americano?). La mia conclusione, basata sui fatti elencati e non sulle indimostrabili premesse di verità e valore della liberaldemocrazia, è che, per usare un paragone ingegneristico, il sistema democratico è come un buffer tristate: gli elettori potranno anche decidere 0 o 1 per i due ingressi logici, ma se il terzo ingresso (l’enable) è su OFF, l’uscita non cambierà mai. Qui come in Russia. Parafrasando il marito cornuto in “Barry Lindon”, preferisco di gran lunga avere la fama di complottaro che quella di imbecille…

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