Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

SE LA PAROLA DELL’ANNO, PER LA TRECCANI, È “FEMMINICIDIO”, SIAMO MESSI PROPRIO MALE (di Matteo Fais)

Le parole definiscono il mondo e di conseguenza anche le sue superstizioni, creano fantasmi. “I limiti del mio linguaggio sono anche i limiti del mio mondo” dice il filosofo Ludwig Wittgenstein, ma si potrebbe anche sostenere che con una semplice parola si può generare un universo – o metaverso? – che nessuno ha mai visto, ma solo immaginato, e che vorrebbe imporre agli altri.

È il caso del termine femminicidio, come di quello riscoperto di patriarcato che, in una micidiale mescolanza, crea i presupposti per la paranoia generalizzata e l’incrinarsi, senza possibilità di recupero, dei rapporti uomo-donna.

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Sta di fatto che alla Treccani, l’enciclopedia creata in illo tempore da Giovanni Treccani e Giovanni Gentile, in pieno periodo fascista, la parola in questione è stata scelta come vocabolo dell’anno da Valeria Della Valle, direttrice – strano, una donna! –, assieme a Giuseppe Patota, con grande giubilo, manco a dirlo di “Repubblica” che per prima l’aveva utilizzato, nel 2001, in un suo articolo, “per descrivere l’annientamento morale delle donne afgane ad opera dei talebani” – una situazione proprio identica alla nostra, non ci sono dubbi!

Si dovrà aspettare fino al 2008 perché venga introdotta nella stessa enciclopedia per indicare “Uccisione diretta o provocata, eliminazione fisica di una donna in quanto tale, espressione di una cultura plurisecolare maschilista e patriarcale”, a dimostrazione che la propaganda lavora in modo lento ma inesorabile, dando alla pubblica opinione tutto il tempo per digerire anche la poltiglia più ributtante.

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E così, adesso, ci troviamo con in mezzo alle palle – o, se preferite, tra le righe – questo termine da cui non esiste via di fuga, persino per chi lo avversa con tutto il suo presunto retaggio antropologico. Poco ma sicuro, qualcosa di simile capiterà con la schwa e altre dolci amenità linguistiche. Molte università già la adottano nei documenti ufficiali, insieme all’asterisco che cancella il genere della desinenza, e Michela Murgia, più di una volta, l’ha adoperata negli ultimi anni di vita, nei suoi articoli pubblicati su “L’Espresso”.

L’abilità di chi lavora in tal senso per il cambiamento consiste proprio nel creare le condizioni, insinuare senza forzature nelle coscienze, sopraffare queste con la forza costante di un discorso che porta allo sfinimento. Non sarà oggi né domani, magari passeranno dieci anni, ma l’avranno vinta, anche perché, mentre loro agiscono di concerto secondo una volontà ben precisa, il fronte degli oppositori resta frammentato su stronzate e i leader non vogliono rinunciare alla minima porzione del proprio egotismo maniacale per unirsi in nome di un principio più alto.

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La Destra, i conservatori e chiunque lotti per salvare il salvabile della lingua di Dante verranno cancellati su base culturale, perché incapaci di fare fronte comune contro questo nemico che avanza di mezzo passo ogni giorno. Loro manifestano, dicono, scrivono, si supportano, noi ci balocchiamo con Putin e coglionate simili perché allo sbando.

In verità – sottolineate queste parole, mettetele nel cassetto e riguardatele tra vent’anni –, non moriremo putiniani e meno che mai salvi. Tra qualche decennio, parleremo, oltre che scrivere, evitando generi e desinenze, usando parole mozzate come mani a cui siano state amputate alcune dita. Come nel 1984 di Orwell, ci sveglieremo con un vocabolario ormai inservibile. La vita, i sentimenti, l’identità, il nostro essere saranno divenuti indicibili.

Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”) e, in radio, con la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana. Ha pubblicato L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima (Robin Edizioni). Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Il suo romanzo più recente è Le regole dell’estinzione (Castelvecchi). La sua ultima opera è una raccolta di poesie, L’alba è una stronza come te – Diario d’amore (Delta3 Edizioni).

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