Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

E SE IL PROSSIMO A CUI PORTERANNO VIA I FIGLI FOSSI TU? (di Clara Carluccio)

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Che Alessia Pifferi – la donna responsabile per la morte di stenti della figlia piccolissima -, non abbia un “grave ritardo cognitivo”, lo dimostra il fatto che, sua madre e sua sorella, si sono costituite parte civile contro di lei al processo. (https:/milano.repubblica.it/cronaca/alessia_pifferi_processo_morte_diana_sorella_viviana). Ogni famiglia con all’interno un membro non autosufficiente sa che dovrà occuparsi per sempre di lui o, in alternativa, inserirlo in una comunità per disabili. 

“Deve pagare”, è stato, invece, il loro commento. Non esattamente il pensiero che si rivolge ad una “bambina di sette anni”, come riporta l’esito della perizia psichiatrica alla quale, le due donne, si sono subito opposte. 

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Data la premessa, l’intento non è incentivare la pubblica gogna contro una persona che ha, in ogni caso, qualcosa che non va, ma riflettere sulla frase della legale: “hanno lasciato una bambina in mano ad un’altra bambina”. 

Questo è un invito a nozze per tutti gli assistenti sociali che, come accade di tanto in tanto – soprattutto nel caso Bibbiano – smaniano dalla voglia di trascinare a forza i bambini fuori dalle loro case e famiglie.

Straziante il caso di Rebecca e Luigi Deambrosis, gli anziani che nel 2011 hanno avuto una figlia per mezzo della fecondazione eterologa, e sono stati costretti a dirle addio per il solo fattore anagrafico. I due, che non costituivano alcun elemento di pericolo per la bambina e non le avrebbero nemmeno fatto mancare tutto l’amore e le attenzioni possibili – se la sono vista portare via e affidare ad altri. Al netto della condivisibile questione etica dell’ostinarsi a procreare a tutti i costi, l’intervento in sé rimane una barbarie.

L’avvocato della Pifferi sta collateralmente pilotando l’opinione pubblica – che, si sa, non è certo delle più accorte – verso un maggiore monitoraggio delle facoltà genitoriali.

Considerata la facilità con cui, il regime di sicurezza, si è insediato nella società durante l’emergenza pandemica indotta, e non essendo possibile avere un riscontro immediato dell’altrui stato di salute mentale, non è da escludere che, alla lunga, il popolo acconsenta ad un’ulteriore invasione della sanità, nella nostra vita, in nome della sicurezza. Chissà, magari rilasciando un certificato di idoneità parentale che scade ogni sei mesi, come il green pass.

La gestione delle più tenere fasce di età fa gola a molti e da sempre. Persino Valentina Nappi, tra un film porno e l’altro, si produce in teorie distopico-progressiste riguardo l’educazione dei figli altrui: “i bambini non dovrebbero essere educati dai genitori o da piccole comunità, ma dallo Stato. Stato che non dovrebbe essere laico ma ateo, cioè dovrebbe avere come principi costituzionali l’ateismo di stato, il razionalismo radicale e il positivismo”. 

Esattamente come auspica Huxley, nel suo romanzo Il mondo nuovo, in cui l’umanità del futuro, guarda con orrore il periodo in cui i bambini crescevano con madri e padri biologici, fratelli e sorelle, nelle loro case. Il commento della Nappi, non a caso, è sorto in seguito alla proposta di rendere l’asilo obbligatorio. In fondo, una modalità più dolce per allontanare il prima possibile le madri dai loro piccoli.

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Se, Alessia Pifferi, è riuscita a causare la morte di sua figlia è perché, evidentemente, le sue criticità psicologiche non erano palesi. Come molti altri comportamenti dannosi per il prossimo.

Essendo, la malattia mentale, particolarmente asintomatica, si spera che, i nevrotici del Covid, non traspongano le loro ossessioni su chiunque non mostri una spilla, tipo quella di avvenuta vaccinazione, che dice: “TSO effettuato”.

Clara Carluccio

L’AUTRICE 

Clara Carluccio nasce a Milano, nel 1985, e risiede attualmente in provincia di Brescia. Per errore di gioventù studia alla scuola agraria del quartiere Comasina di Milano, incidentalmente ubicata in prossimità dell’istituto Paolo Pini, il manicomio in cui venne rinchiusa la poetessa Alda Merini. Dopodiché, decide di perfezionare la sua conoscenza del mondo tra lavori precari e umilianti della peggior specie. Si trova così a svolgere mansioni quali: Oss in una RSA, segretaria, barista, guardarobiera in discoteca non guardata da nessuno, cameriera ai piani, cuoca incapace in un centro disabili, domestica – non dite colf – in nero e banconiera al supermarket declassata poi al semplice ruolo di scaffalista inutile al mondo e a se stessa – il tutto con un contratto da stagista. Suo malgrado, colleziona infruttuosi corsi di cucito, danza quale tribal fusion e contemporanea, naturopatia. È appassionata di lingue straniere, in particolare inglese e portoghese. È approdata a “Il Detonatore” dopo vari messaggi di stalking rivolti all’indirizzo di Matteo Fais. La trovate su Facebook e Instagram, ma non riesce a postare i suoi link.

Telefono: +393516990430

Emailclaravirgola@gmail.com 

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