YAYOI KUSAMA, OVVERO COME FARE DELLA PROPRIA MALATTIA UN’ARTE (di Chiara Volpe)
Ci è stato imposto di spendere quasi l’intera vita inseguendo spasmodicamente una perfezione che in realtà non avremo mai – perché semplicemente non esiste –, talora anche rasentando il ridicolo, come se Perfetto significasse Buono.
Riflettendo, tutto questo affannoso ricercare non ha portato nessuno ad alcuna felicità, non ha squarciato quella malinconia dal cuore, non ha dissolto la nebbia dell’insoddisfazione, non ha cancellato i dubbi, le inquietudini, non ha appagato durevolmente l’anima, come piccoli passi verso una meta. Anzi, è frustrante come non vedere mai l’arrivo. Ma allora è forse affrontare sé stessi per ciò che si è, anche ripugnanti o sgradevoli, “difettosi”, nella meditazione e nell’ascolto e con coraggio, che darà la misura di questa esistenza. Partire dalla rovina per restituire gloria, è questo il futuro ed è qui perché è in noi.
Dev’essere stato questo il frutto delle riflessioni di Yayoi Kusama, geniale e camaleontica artista giapponese, che sin da bambina soffre di allucinazioni auditive e visive, percependo strane vibrazioni intorno agli oggetti e udendo gli animali parlare. È allora che prende in mano una matita e inizia a riprodurre ciò che sente, il suo mondo, l’Arte come Antidoto, nonostante gli ostacoli, a cominciare dalle opposizioni familiari, alle quali strenuamente si ribella.
Dopo anni di intenso studio e produzione, in cui espone nei più grandi musei del mondo, collabora con marchi prestigiosi come Lancome e Louis Vuitton, nel 1975, decide di tornare in Giappone e ricoverarsi in un ospedale psichiatrico, affittando un atelier di fronte, in cui si reca quotidianamente per dipingere. Una totale sottomissione della propria vita disturbata all’arte, attraverso la quale affronta e combatte le proprie fobie. Sa cosa significa essere diversi e ha trovato il sistema di parlare di sé al mondo, di “dissolvere la ragione umana nella magia”, la sua: noi vediamo attraverso i suoi occhi.
Demoni, non smettono mai di sedurci, manipolarci, possederci e non fa alcuna differenza se siamo stati noi a cercarli, dobbiamo affrontarli. C’è chi difende il proprio labirinto di ordinata realtà e chi, invece, non ha paura di sbirciare oltre quel muro, c’è chi guarda. Come quando un insetto ronza insistente fino a costringerti a prendere una decisione: allontanarti o ucciderlo.
La domanda che sembra assillare Yayoi Kusama è: come dare la realtà, non tanto a chi la contempla ma a chi vuole affrontarla, vivendola da dentro, sentendola come Limite che fa soffrire e di cui ci si può liberare soltanto afferrandola con tutta la passione di cui si è capaci e fino alla morte, se serve? “Solamente prendendo coscienza del Limite si arriverà a schiantarlo”, scriveva Argan su Van Gogh, “pittore non per vocazione ma per disperazione”. Soltanto in questo modo sarà vera arte, vera fino all’assurdo, al delirio, alla morte.
Dal 17 novembre 2023 al 14 gennaio 2024, nel Palazzo della Regione a Bergamo, verrà presentata la nuova mostra della grande artista giapponese, un’occasione unica per entrare in contatto con poesie, filmati e documentazioni ma, soprattutto, con Fireflies on the Water, una delle sue più iconiche installazioni: una stanza buia rivestita di specchi, al centro della quale, in una pozza d’acqua, si riflettono infinite lucine che, come lucciole appese al soffitto, infondono quiete, risucchiando lo spettatore in una bolla surreale e stimolando le corde della meditazione.
Ogni confine è perduto, bisogna soltanto decidere di credere secondo un atto di fede, essa stessa è la risposta. “La prova della validità non è nel suo sapore, ma nei suoi effetti”. È nelle nostre ferite che si trova la cura.
Chiara Volpe
L’AUTRICE
Chiara Volpe nasce a Palermo, nel 1981. Laureata in Storia dell’Arte, ha svolto diverse attività presso la Soprintendenza per i Beni Culturali di Caltanissetta, città in cui vive. Ha lavorato per una casa d’Aste di Palermo, ha insegnato Arte, non trascurando mai la sua più grande passione per la pittura su tela, portando anche in mostra le sue opere. Attualmente, collabora anche con il giornale online Zarabazà.
Bellissimo pezzo. Riflessione acuta sull aspetto essenziale ed esistenziale dell’ arte .