Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

LA MURGIA HA PIÙ VALORE INTELLETTUALE DELLA MAGGIOR PARTE DEI REAZIONARI (di Clara Carluccio)

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Ecco una verità che è sempre stata sotto gli occhi di tutti ma che, adesso, sta assumendo contorni persino più grotteschi e desolanti: vale più la vita di una Michela Murgia, che quella della maggior parte dei reazionari.

Nessuno lo nega, il ribrezzo che questa donna, come molte altre, è stata capace di generare, non è facile a estinguersi nemmeno di fronte alla notizia della sua morte annunciata. Decisamente, è meglio tacere che dare prova di falsa santità iniziando ad amarla, elargendole la propria estrema unzione non richiesta. Quello non sarebbe neanche amore, ma sollievo compiacente nel sapere che, un elemento di disturbo, sta per togliersi di mezzo. 

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Il becerume che ha contribuito a diffondere è imperdonabile e rimarrà dopo di lei, perpetrato dai vari affiliati della stirpe che, in suo ricordo, ci metteranno ancora più devozione. C’è poco da gioire, dunque, se una di loro tira le cuoia. Il messaggio sopravviverà.

Ma è sempre più grave, del soggetto traviante in sé, la manica di finti oppositori totalmente incapaci di contenere quell’abbrutimento. Il progressismo vincerà, lo abbiamo sempre detto: per la costanza, la lungimiranza, l’astuzia e la padronanza sulla sfera culturale – come Gramsci ha insegnato – con la tattica dell’egemonia

Ma, quello che sarà davvero fatale alla società, è il livello di secchezza cerebrale che grava nel cranio delle masse tradizionaliste. Non esiste lubrificante che possa agevolare la già difficoltosa penetrazione di savoir faire cognitivo. Gli ignoranti confondono i contenuti espressi da Michela Murgia con la Murgia stessa. Essendo il suo messaggio stupido, ma non per questo meno pericoloso, attribuiscono imbecillità anche alla persona nella propria interezza, ignorandone la dote dialettica e argomentativa. 

Dovrebbe essere il primo precetto in qualsiasi controversia: mai sottovalutare il nemico. Invece, oltre a sminuire gli altri e valutarsi come merce pregiata, si autoproducono in una mediocre comicità di spregio alle caratteristiche estetiche: “la Murgia è brutta”, “la Murgia è stupida”, “la Murgia è grassa”.

Persino quando sono gli altri a fare il lavoro sporco, leggendo i libri di propaganda per demolirne le idee, l’oppositore medio s’indigna, perché “si sta facendo pubblicità”, senza afferrare nemmeno che, tramite la stroncatura, gli vengono forniti i concetti con cui è possibile decostruire la narrazione a mezzo della quale il progressismo sta demolendo il buon senso. Certo è che, se vige la convinzione di essere migliori dei progressisti, e di non aver bisogno di imparare niente da nessuno, non si arriverà mai al salto evolutivo che permette di estirpare sul nascere qualsiasi ideologia antiumana. 

Tornando alla malattia, è un errore aspettarsi che la Murgia riveda sul letto di morte le posizioni su cui ha fondato la propria esistenza e il proprio successo. Alcuni pensano questo perché, al momento, la stiamo guardando con la presunzione di quelli che rimarranno qui più a lungo di lei, come degli inquisitori di fine vita. Dopotutto, nemmeno i reazionari hanno smesso di profondere le loro demenzialità di fronte a una incurabile. 

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La morte fa paura a tutti, anche ad una “grassa” e “stupida” come lei. Ed essendo portatrice di un messaggio che ha potuto attecchire per mezzo del consenso popolare, non ha senso gettare odio solo sulla sua persona. Come abbiamo detto, il progressismo è roba per folli, ma l’antiprogressismo è composto, per la maggior parte, da minorati mentali, dediti alla battutina facile, con argomenti da terza media.

Sono arrivati a dire, tra le altre cose, che la Murgia stia sfruttando la malattia per darsi importanza e raggiungere la tanto agognata celebrità. Certo, la popolarità non può che essere il primo pensiero, per una che conta quattrocentomila follower e ha vinto, con il romanzo Accabadora, il premio Campiello. Inoltre, il film Tutta la vita davanti, di Paolo Virzì, è basato su un altro suo libro, Il mondo deve sapere, romanzo tragicomico di una telefonista precaria.

Michela Murgia è una donna intelligente che si è solo prestata a una pessima causa. È questo che non va giù alla gente di Destra, che questa donna abbia più valore intellettuale di loro.

Clara Carluccio

L’AUTRICE 

Clara Carluccio nasce a Milano, nel 1985, e risiede attualmente in provincia di Brescia. Per errore di gioventù studia alla scuola agraria del quartiere Comasina di Milano, incidentalmente ubicata in prossimità dell’istituto Paolo Pini, il manicomio in cui venne rinchiusa la poetessa Alda Merini. Dopodiché, decide di perfezionare la sua conoscenza del mondo tra lavori precari e umilianti della peggior specie. Si trova così a svolgere mansioni quali: Oss in una RSA, segretaria, barista, guardarobiera in discoteca non guardata da nessuno, cameriera ai piani, cuoca incapace in un centro disabili, domestica – non dite colf – in nero e banconiera al supermarket declassata poi al semplice ruolo di scaffalista inutile al mondo e a se stessa – il tutto con un contratto da stagista. Suo malgrado, colleziona infruttuosi corsi di cucito, danza quale tribal fusion e contemporanea, naturopatia. È appassionata di lingue straniere, in particolare inglese e portoghese. È approdata a “Il Detonatore” dopo vari messaggi di stalking rivolti all’indirizzo di Matteo Fais. La trovate su Facebook e Instagram, ma non riesce a postare i suoi link.

Telefono: +393516990430

Emailclaravirgola@gmail.com 

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