Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

MARK SAFRANKO, UN POETA ALLA FINE DEL SOGNO AMERICANO – CON DUE INEDITI (di Matteo Fais)

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UN POETA ALLA FINE DEL SOGNO AMERICANO

“Il primo calcio l’ho preso quando ho toccato terra” (Bruce Springsteen, Born in the USA)

Cosa c’è alla fine del Sogno Americano? Forse un poeta, uno scrittore, un uomo che conosce la vita e continua a farci i conti cercando di metterla giù in parole. Insomma, un uomo che ancora sogna e non si arrende, malgrado tutti i lavori di merda, le tizie psicopatiche che hanno costellato la sua esistenza e i libri respinti per anni dalle case editrici con un sonoro “vaffanculo”.

Alla fine del Sogno Americano, dopo Carver e Bukowski, Fante e Kerouac, c’è Mark SaFranko, un poeta a stelle e a strisce che ha letto gli autori europei e riscuote più successo dall’altra parte dell’oceano che in patria (dopo decenni di lotte/ è successo che un mio romanzo/ ha ottenuto un certo successo/ in Inghilterra e successivamente/ in Francia/ ma per qualche motivo i miei cari fratelli Americani/ se ne sbattono/ di quel che faccio”).

Eppure SaFranko è americano al 100% e, come tale, scrive, immerso fino ai capelli nel “sangue e nella merda”, citando Sartre, della sua terra. Le liriche sembrano vergate dopo una lunga e schifosa giornata di lavoro, quando l’ultima cosa di cui un abitante degli USA ha voglia è di giocare a fare il poeta – questo sport è, invece, tipicamente italiano. Quello che prevale, però, come dice lui stesso, è la compulsione (“Scrivere è per me una compulsione, una malattia”).

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Un ritratto di Mark SaFranko.

In questa sua specie di autobiografia in versi che è What Happened?, uscita per la Anxiety Press nel suo paese e non ancora tradotta da noi, SaFranko non si limita a fare, come accadrebbe qui, la circumnavigazione del proprio ombelico ma, raccontando la storia di un americano, fa anche una radiografia dell’America, la biopsia del tessuto malato di un continente. Anche quando si sposta in Francia, per presentare un suo libro, è solo per vedere meglio, ancora più nel profondo, la tragica sorte della sua terra.

Nessun campanilismo, insomma, e nessuno scivolone lirico. La poesia dell’autore è più onesta che mai, fino al prosastico e a ciò che si potrebbe definire come un brutale realismo. Ad averne di poeti simili! Se gli Americani hanno imparato a fare letteratura da noi, oggi come oggi, solo loro possono salvare la nostra letteratura.

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A POET AT THE END OF THE AMERICAN DREAM

“The first kick I took was when I hit the ground” (Bruce Springsteen, Born in the USA)

What’s at the end of the American Dream? Maybe a poet, a writer, a man who knows life and keeps dealing with it, trying to put it down in words. In short, a man who still dreams and doesn’t give up, despite all the shitty jobs, psycho girlfriends that have dotted his existence and books rejected for years by publishers with a resounding “Fuck You”.

At the end of the American Dream, after Carver and Bukowski, Fante and Kerouac, there is Mark SaFranko, a star-spangled poet who has read European authors and is more successful on the other side of the ocean than at home (“after decades of struggle/ I happened to write a novel/ that picked up a following/ in England and later,/ France/ but for some reason/ my fellow Americans/ have no interest/ in what I do”).

Yet SaFranko is 100 per cent American and, by quoting Sartre, as such he writes immersed up to his hair in the “blood and shit” of his homeland. His lyrics seem to be written after a long, lousy day at work, when the last thing a resident of the US feels like doing is playing at being a poet – instead, this sport is typically italian. However, compulsion is that which prevails, as he himself says (“Writing is a compulsion with me/ a sick compulsion”).

In this sort of autobiography in verse that is What Happened?, published by Anxiety Press in his own country and not yet translated in Italy, SaFranko does not just circumnavigate his belly button, as we would do, but, by telling the story of an American, he also makes an x-ray of America, a biopsy of the sick tissue of a continent. Even when he travels to France, presenting one of his books, he does so only to see better, even deeper, the tragic fate of his homeland.

In conclusion, no parochialism and no lyrical blunder. The author’s poetry is more honest than ever, right down to the prosaic and what could be described as brutal realism. If only we had poets like him! If the Americans have learnt how to produce literature from us, today, they alone can save our literature.

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LA FAME

Era la mia prima volta a Parigi

e girovagavo eccitato come un ragazzino

al negozio di caramelle

Perché ogni centimetro quadrato

della Città delle Luci

è un’opera d’arte

e come scrisse qualcuno

il posto è un gigantesco banchetto

malgrado ciò i Francesi

non sono in soprappeso

e ciò risulta interessante oltre che curioso

Forse c’è una spiegazione

Sarà quel qualcosa nella luce

e nell’aria

di Parigi

che respira

e parla

dell’eterno

di un luogo che è oltre il cibo e le bevande

malgrado

paradossalmente

non vi sia con ogni probabilità

un luogo più sensuale sulla terra

Scendendo dall’aereo di ritorno in America

otto giorni dopo

Scivolai immediatamente nella vecchia e famigliare

depressione

quel malessere così facile da sentire

Nel quale ho vissuto

ogni singolo giorno della mia vita

perché non vi è niente

a cui guardare

e nulla veramente nutriente da mangiare

neppure un buon pezzo di pane

qui

nei cari vecchi USA

Sono stato come assalito dalla vista

delle solite vecchie e orribili strade

i soliti vecchi e orribili edifici

le solite vecchie e orribili facce

con le loro lingue

di fuori

penzolanti

E di improvviso ho capito perché tutti

In America

sono così grassi

È perché

siamo tutti affamati di qualcosa

che nessun cibo

alcolico

o droga

potrà

mai darci.

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Il nuovo libro di poesie di Mark SaFranko, What Happened?, Anxiety Press.

FINALMENTE, IL SUCCESSO

Il contratto per il romanzo è arrivato oggi

e verrà pubblicato

in Inghilterra e Spagna

Incredibile pensare

Che qualcuno mi voglia davvero pagare

Dopo tutto questo tempo

Per un una malcelata autobiografia

Che racconta degli anni trascorsi con una pazza conclamata     

Una donna

(Non che non fossi pazzo a mia volta)

Anni passati a consegnare giornali

Pulire cessi

Dare la caccia ai creditori

Sfuggire dalle grinfie della polizia

Andando dietro al culo di qualcuna

Come un investigatore privato, un Romeo dal cuore spezzato

Una volta che se n’era andata

Per scopare con un altro

(L’ha sempre fatto)

Scrivendo romanzi e storie

e canzoni destinate

Solo a ricevere rifiuti

E

Rimbalzando da uno psicologo all’altro

In un inutile tentativo di decidere

Se fare o meno harakiri

Beh, non l’ho fatto

In qualche modo sono sopravvissuto a me stesso

E adesso la mia vita è completamente diversa

Quasi borghese nel peggior senso della parola

Ho una bella casa in una bella città

Mi sono pure accollato parzialmente un mutuo

E ho anche un vasta collezione di CD e libri

La donna con cui sto è decisamente meglio

Ha un buon lavoro con tanto di assicurazione sanitaria pagata

E abbiamo un bel bambino di sei anni

Occasionalmente mi presento pure agli incontri tra genitori e insegnanti

Gesù Cristo

Forse dall’esterno

Potrebbe sembrare che abbia raggiunto qualcosa nella vita

Che sia stato ripagato di tutto il duro lavoro

Per tutti gli anni di lotta e sofferenza, in cui mi è mancata ogni cosa

Ma la verità è che mentre sono seduto qui a scrivere un nuovo testo

Mi sento vagamente inquieto a pensare alla mia tardiva fortuna

Praticamente in colpa

Per quanto non ne abbia alcuna

Forse perché so che per certi versi era meglio allora

In quella silenziosa e letale stanzetta

Tra bastoncini cancerogeni, alcolici e droga

E i confusi manoscritti da demente

Quando la mia follia era al massimo, direi traboccante

E la sentivo strisciare dentro il cervello

come uno sciame di scarafaggi

Invece che restare sommersa

In una nevicata in periferia di assoluta purezza

Come quella odierna

E davvero non importa cosa si sia sistemato a oggi

Perché qualcosa ancora non quadra.

GLI AUTORI

Mark SaFranko

https://marksafranko.com/

Matteo Fais

Canale Telegram di Matteo Fais: https://t.me/matteofais

Instagram: http://www.instagram.com/matteofais81

Facebook: https://www.facebook.com/matteo.fais.14

Chat WhatsApp di Matteo Fais: +393453199734

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi. Di recente, ha iniziato a tenere una rubrica su Radio Radio, durante la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana, intitolata “Il Detonatore”, in cui stronca un testo a settimana.

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