Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

LA PROPAGANDA È SOLO LA PIÙ STUPIDA DELLE SCUSE, TU SEI LIBERO (di Matteo Fais)

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Esiste una lunga tradizione di pensiero, purtroppo difficilmente sradicabile, nota come determinismo, da cui deriva anche il marxismo – e che inficia financo il pensiero di quelli di Destra. Questa descrive l’essere umano come il mero derivato di forze che lo trascendono. Il soggetto, sostanzialmente, da tale perversa prospettiva, non esiste, è un prodotto delle strutture. Esempio concreto: se cresci in una società che promuove il gender fluid, penserai che questo sia giusto e da perseguire, una conquista di civiltà. Oppure, se sei una donna nata negli ultimi trent’anni, devi per forza reputare la verginità un disvalore, in quanto, dopo il ’68, la convinzione di dover restingere la propria sfera intima a una sola persona è caduta.

Praticamente, per un determinista, l’individuo è un cretino incapace di intendere e di volere, come i malati di mente internati in un ospedale psichiatrico. Da qui la convinzione marxista di un leader posto alla guida di un popolo di imbecilli.

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Secondo questa logica un certo input cagiona come conseguenza, per una legge senza scampo, l’assimilazione di una visione e dei conseguenti comportamenti, in un processo senza via d’uscita. Incidentalmente, non si capisce come, ma certi individui si affrancano da esso – o sono forse impermeabili? – e acquisiscono una superiore coscienza di come funzionino le cose – mistero della fede determinista. Sfugge anche in cosa consista la forza che scatena una certa reazione: se è chiaro che la pallina A, quando colpisce la pallina B, genera il movimento di quest’ultima, non è altrettanto evidente come una simile sequenza possa replicarsi all’interno di un uomo, a meno di non intenderlo semplicemente come una cosa. Se mille persone dicono a Socrate che farsi sodomizzare con un mattarello è bello, cosa dovrebbe accadere in Socrate per spingerlo a provare la sodomia, se egli è un eterosessuale?

È partendo da queste deprecabili convinzioni che tanti parlano di propaganda e attribuiscono a forze superiori la capacità di imprimere un certo andamento agli esseri umani e, di conseguenza, alla Storia. Dunque, sarebbe per tal motivo che la gente ha creduto in un vaccino prodotto in pochi mesi, per colpa del cosiddetto terrorismo mediatico. E, se i giovani si sentono incerti rispetto al riconoscersi entro una collocazione sessuale stringente, è perché sono stati condizionati dalle serie Netflix e dai cantanti che si truccano facendo una pessima imitazione di David Bowie. Questa la famosa azione della propaganda gestita dai fantomatici Poteri Forti.

È chiaro che, entro tale visione, l’essere umano viene ridotto a un meccanismo, a un sistema di levette da azionare come in un giocattolo. Il determinismo è, invero, un fallimento filosofico perché non contempla la disarmante forza dell’intenzionalità umana, per cui non potrà mai esistere un influsso tanto potente da persuadere qualcuno che non voglia farsi convincere. La propaganda ha più o meno il valore dei gesti seduttivi di uomo nei confronti di una donna: funziona solo con quella che cerca una scusa per convincere sé stessa e cedere al flirt.

Tra parentesi, non un determinista che colga come il mercato non influenza un accidenti di niente, ma va anzi incontro alle esigenze del pubblico. È la popolazione omosessuale, sempre più cosciente e libera, insieme a coloro tra gli etero che sono contrari alla discriminazione, a richiedere prodotti in cui si trovi rappresentata, non Netflix a cercare di tramutarci tutti in gay per un fantomatico disegno – quale, peraltro? –, come dovrebbe accadere secondo la narrazione degli invasati complottari. In tal senso, il processo dialettico è esattamente inverso rispetto a quello prospettato: il mercato si forma in ragione del mutare dei gusti del consumatore e lo rispecchia.

Senza ammettere questo principio la maggior parte della Storia risulterà, nella migliore delle ipotesi, inspiegabile. Anche nella peggiore piantagione della Luoisiana di inizio ’800, ci sarà stato un uomo di colore che, sentendo il suo padrone sostenere l’inferiorità dei negri e la necessità della loro subordinazione per volere divino, si sarà rifiutato di bersi una simile baggianata. E, infatti, tanti tra gli schiavi protestarono e pagarono con la vita per un sacrosanto principio, per quanto illetterati e cresciuti in un ambiente che, poco ma sicuro, non favoriva l’affrancamento da un certa visione di sé.

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Insomma, la propaganda è più uno spettro dall’aria maligna che una forza reale e concreta posta a fondamento dell’azione umana. Di fronte alla propria esistenza non si hanno scuse, solo responsabilità. Certo, esiste una voce dominante in un certo tempo, ma può governare le menti unicamente sulla base del loro lassismo, della triste pigrizia che rifiuta l’interrogativo e il dubbio. Una voce dominante e sicura è di solito ciò che serve a tutti coloro che non hanno voglia di indagare, ma preferiscono riporre la loro vita nelle mani di un uomo forte che scelga in propria vece.

Ogni volta che pensate di non essere liberi o che cercate una scusa plausibile da accampare, ricordatevi, tanto per usare l’esempio più semplice, del personaggio di Truman, nel noto film The Truman Show. Gli hanno costruito un mondo perfetto intorno, dandoli tutto: una casa, una moglie, un lavoro. Gli hanno pure raccontato che niente fuori da quella piccola realtà ha una qualche importanza. Ma lui non ci sta e non cede, l’inquietudine lo spinge oltre il piccolo recinto entro cui è stato rinchiuso, a rischio della sua stessa vita. Perché, in ultimo, come diceva una gran donna, la società non esiste, proprio come la propaganda, esistono solo gli individui e sono tutti condannati a essere liberi.

P.S: Sulla questione della libertà, vedi anche


Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi. Di recente, ha iniziato a tenere una rubrica su Radio Radio, durante la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana, intitolata “Il Detonatore”, in cui stronca un testo a settimana.

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