Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

PERCHÉ TIRANNO (di Manuel Berardinucci)

Viene spesso deriso e confutato a colpi di “Costituzione più bella del mondo” chiunque si rivolga al Presidente del Consiglio uscente Mario Draghi appellandolo come dittatore. In effetti il termine non è il più adeguato semanticamente parlando per definire il ruolo politico assunto in Italia dal massacratore della Grecia, ma evoca una giusta visione delle cose, una inclinazione al bene, magari da raffinare. Draghi, infatti, più che un dittatore è stato un tiranno, nel senso classico del termine.

Scrive San Tommaso d’Aquino che “l’essenza della tirannide si esprime nei comandi rivolti dall’Autorità ai sudditi non in quanto soggetti della società bensì come schiavi”. Sempre l’Aquinate afferma: “Quando ciò che è ordinato da un’autorità è contrario all’oggetto per il quale quella autorità è stata costituita, non solo non esiste obbligo di obbedire all’autorità ma il suddito è obbligato a disobbedirle, come fecero i santi martiri che soffrirono la morte piuttosto che obbedire agli empi comandi dei tiranni. […] Si potrebbe perfino lodare e premiare colui il quale, uccidendo il tiranno, ha liberato il suo Paese.”

CONTRIBUISCI ANCHE TU A SUPPORTARE IL NOSTRO GIORNALE
Caro amico lettore, come potrai immaginare, dietro questo blog ci sono diverse persone che collaborano agli articoli che tu quotidianamente leggi. Se desideri supportare la nostra attività, ti saremmo grati se volessi dare il tuo sostegno all’Iban IT53E3608105138290082390113. L’intestatario è Matteo Fais. Grazie di cuore, La Redazione. 

Nella prima asserzione egli coglie l’essenza più intima della tirannide, ma è dalla seconda, in cui è esplicitata la dottrina del tirannicidio, che si ricava un’ulteriore caratteristica  di questa fattispecie politica. Se ne deduce infatti che il tiranno è colui che, investito di un’autorità, o preso possesso della stessa, la utilizza per conseguire fini estranei, o addirittura opposti, a quelli per cui l’autorità in questione è costituita. Il fine dell’autorità governativa è quello di propiziare l’unione della società nel bene comune entro i limiti dell’ordine naturale. Ne consegue che, a rigore, non ogni tirannia debba essere necessariamente dittatoriale, né ogni dittatura inevitabilmente tirannica.

Ma torniamo al tema centrale: Draghi è stato un tiranno. Egli ha infatti governato sovvertendo il fine dell’autorità politica, continuando ed estremizzando quanto già iniziato dal suo predecessore Conte. La tirannide draghiana si è inaugurata con manovre del pupillo italiano di Sleepy Joe, il toscanaccio del centrosinistra nostrano, probabilmente intenzionato a compiacere i Dem statunitensi togliendogli dai piedi un Capo di Governo, Conte, che benché abile nel cambiare pelle al mutare delle stagioni, era stato pur sempre “amico” del Cattivo Planetario Donald Trump e dunque forse inaffidabile sul piano della politica estera – le rispettive posizioni assunte poi da Conte e Draghi sulla questione russo-ucraina sono eloquenti in tal senso.

Il banchiere di formazione gesuitica, consacrato dai servili vescovi italiani e baciato da Washington, in patria è stato accolto da una pletora di giornalai osannanti, proni a baciare la sacra pantofola del Competente Supremo. Lo sconcertante e trasversale asservimento volontario della stampa e la maggioranza più che qualificata ottenuta in Parlamento, con un’opposizione tiepida e mai critica col nuovo Presidente, ma solo con la parte sinistra della sua compagine governativa, hanno contribuito a creare un clima, più che un’effettività istituzionale, dalla parvenza dittatoriale.

Ma l’attitudine tirannica si è concretizzata nel modus operandi di quest’uomo benedetto da ogni potentato economico-sociale-culturale-mediatico. Tornando alle asserzioni iniziali di San Tommaso, Draghi si è oggettivamente rivolto ai cittadini “non in quanto soggetti della società bensì come schiavi”. Lo ha fatto tanto sul piano comunicativo che su quello giuridico-esecutivo. La comunicazione di Mario Draghi è stata gestita come un malriuscito innesto di militarismo e attitudine da “maestrina con la penna rossa”. Nelle conferenze stampa il presidente faceva la morale (“Non ti vaccini, ti ammali e muori”), in barba ad ogni dato medico, trattando giornalisti e cittadini come ebeti a cui nascondere la verità “per il loro stesso bene” e  banalizzava drammi economici e sociali riducendoli a mere scelte etiche, ove l’etica era da egli stesso determinata e indirizzata (pace o condizionatore). 

Sul piano esecutivo il governo Draghi si è caratterizzato per un decisionismo arbitrario, illecito perché fondato esclusivamente sull’inclinazione personale del decisore. Divieti, obblighi, direttive, impedimenti, sono stati il pane quotidiano degli italiani per più di un anno. Il Santo Apostolo da BCE, ha di fatto negato l’accesso al consesso civile ad una considerevole porzione di popolazione, attraverso l’odioso strumento del Green pass, sulla base del nulla. Il potere per il potere. Non v’erano autentiche ragioni medico-sanitarie a sostegno di una scelta di questo tipo, considerando la conclamata ed esplicita inefficacia del presunto vaccino nella limitazione del contagio. Draghi ha imposto e vietato senza motivare, soltanto perché poteva (e probabilmente perché spinto da altri, ai quali la sua autorità realmente rispondeva). Per non parlare della repressione violenta del dissenso a suon di idranti contro pacifici manifestanti e censure mediatiche ad opera della stampa compiacente col novello tiranno.

ACQUISTA il nuovo romanzo di Matteo Fais, Le regole dell’estinzione, Castelvecchi.
AMAZON: https://www.amazon.it/regole-dellestinzione-Matteo-Fais/dp/8832828979/
IBS: https://www.ibs.it/regole-dell-estinzione-libro-matteo-fais/e/9788832828979

Lo stesso copione si è replicato in occasione del conflitto tra Russia e Ucraina, il quale in nessun modo riguardava i sottoscritti, né sotto il profilo delle alleanze politico-militari né dal punto di vista culturale. Il Governo uscente ci ha invece trascinati in esso, applicando assurde ed autolesioniste sanzioni che imporranno al popolo italiano un autunno tragico, caratterizzato da razionamenti energetici e costi elevatissimi, ma per allora il nostro eroe sarà già sapientemente fuggito lasciando alla politichetta politicante le macerie da gestire. Anche qui egli ha usato l’autorità di cui era investito, sovvertendone il fine: ha imposto enormi venture sofferenze alle imprese e ai lavoratori, senza alcuna legittima motivazione, se non quella di garantirsi presumibilmente un gradevole incarico di fine carriera alla NATO o in qualche altra struttura a sovranità statunitense. La seconda opzione, meno credibile – ma offriamo il beneficio del dubbio – è che la sua condotta sia stata dettata da mera cecità ideologica. In entrambi i casi, il potere sarebbe stato strumento di un personalissimo arbitrio ideologico o affaristico sulla pelle di chi è sottoposto all’autorità.

L’autorità politica, dicevamo, deve unire nel bene comune, il Draghistan ha invece diviso e generato odio sociale verso liberi cittadini. Se lo Stato moderno è di per sé tirannico e pervasivo, con Mario Draghi quello italiano, già particolarmente elefantiaco, ha toccato vette che solo pochi anni fa avremmo considerato degne di distopie fantascientifiche. La sua personale tirannide è finita, ma non quella dello Stato italiano e ad Est nessun Gandalf sembra spuntare assieme alle prime luci dell’alba.

Manuel Berardinucci

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *