Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

PER FAVORE, FINIAMOLA DI PARLARE DEI FRATELLI BIANCHI! (di Matteo Fais)

Oramai quasi due anni fa, quando esplose il caso dei Fratelli Bianchi, scrissi un articolo crudo e decisamente senza sconti denunciando come personaggi del genere, pur senza arrivare agli estremi di quei due disgraziati, abbiano invero un ampio e consolidato consenso persino nel cosiddetto Occidente in teoria socialmente ed eticamente evoluto (https://www.ildetonatore.it/leditoriale-contro-la-propaganda-femminista-il-bullo-criminale-e-il-piu-ambito-dalle-donne-di-matteo-fais/). Tale approvazione si fonda in larga parte su una diffusa validazione sessuale che molte donne danno a individui simili, concedendo loro i propri favori, malgrado la pericolosità sociale di questi.

Il pezzo mi costò un attacco congiunto, protrattosi settimane, da parte di Dio solo sa quante femministe incarognite che mi accusarono di maschilismo, oltre che di far ricadere sul gentil sesso colpe che in realtà afferirebbero unicamente al genere maschile, quali la tendenza alla violenza fisica e al sopruso.

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Va da sé che sottoscriverei ancora oggi quanto sostenuto allora, ma aggiungendo alla critica morale per le donne un invito a tutti coloro che, in un modo o nell’altro, abbracciarono la mia tesi a smetterla di darsi pena per l’esistenza di tanti piccoli Fratelli Bianchi intorno a noi.

Fate pace con voi stessi, non si può combattere contro una datità ontologica. Il mondo è quello che è, la genetica ci muove nel modo in cui ci muove. La violenza, il male, il carisma del capo branco spietato sono attraenti, questo è un fatto. E, al degradarsi di una contingenza sociale o in una particolare situazione antropologica – il quartiere ultrapopolare, per esempio –, tornerà sempre a emergere quel atavico retaggio incuneato tra le circonvoluzioni della mente. Quanto più avanza lo stato di natura originario, quanto più individui come loro riscuotono successo.

Ma non fatevi ingannare, persino in un ambiente culturalmente avanzato, è sempre l’aggressività e la forza a fare da padrona, solo sotto una diversa forma, apparentemente più rispettabile. Mutatis mutandis, anche tra le persone intellettualmente più evolute è l’individuo che sa imporre sé stesso con la forza della parola e la capacità persuasiva del suo eloquio a comandare. Il cervello, in tal senso, è, entro determinati consessi, del tutto speculare alla muscolatura ipertrofica in un locale malfamato. L’effetto sulle donne, a pari merito, è il medesimo: il maschio dominante – dominante in quel campo – sarà sempre colui che verrà preferito a detrimento di tutti gli altri. Comunque la giriate, siamo in ogni caso all’interno del mondo animale, malgrado la sovrastruttura razionale costruita in oltre due millenni.

Per tutti questi motivi, l’esistenza è competizione, volontà di potenza, lotta per l’affermazione personale, in qualsiasi ramo concepibile della vita sociale. Inutile farsi illusioni! Inutile sperare che una ferma repressione culturale esercitata sulla nostra antropologia possa poco più che mitigare la folle e spaventosa dimensione della lotta. Provate a vedere, tra docenti universitari, o aspiranti tali, che ambiscono a fare carriera – e parlo di menti strepitose –, se non vi sia la tendenza alla bassezza più abietta contro il rivale, al fare qualsiasi cosa lecita e illecita in barba alla meritocrazia.

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Insomma, c’è poco da sbattersi la testa al muro. Si può solo prendere atto di un determinato stato di cose, dal cui recinto non esiste via di fuga. I Fratelli Bianchi sono il modello in qualsiasi loro forma o declinazione, a seconda del diverso ambiente, che indossino di volta in volta solo i tatuaggi sul petto nudo o una cravatta stretta su una camicia di sartoria. Spiace dirlo, ma vincono loro ogni dannata volta.

Tra parentesi, tutto questo girarci intorno in lunghe discussioni e infiniti post rasenta oramai il grottesco. Chi lo fa ricorda tanto la ragazza abbandonata che insegue morbosamente il suo seduttore, oltre ogni ragionevolezza: qualsiasi persecuzione protratta oltre l’inverosimile è solo amore, seppur in una forma rovesciata. Viene quasi il sospetto che qualcuno desideri, a un livello neanche troppo inconscio, di essere soggiogato sessualmente da quei due energumeni. In una parola, inculato.

Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.

Un commento su “PER FAVORE, FINIAMOLA DI PARLARE DEI FRATELLI BIANCHI! (di Matteo Fais)

  1. Disse bene Califano, dei giovani violenti non bisogna parlare troppo, o si montano la testa.
    Due righe, più sagacia di un’intera campagna di “ascolto del giovane difficile”…

    Per fortuna, però, il riferimento Alfa è e sarà sempre migliore.
    Diciamoci il vero: a parte discutere dei casi specifici, il bandito, il prepotentello di turno, o l’arrivista danaroso forse sembrano alfa, primordiali e terribili visti in un contesto privo di riferimenti cazzuti veri.
    È come dire: il banditello fa il gangsta nel quartiere coi ragazzetti di oggi che chiedono scusa se offendono il genere di qualcuno… ma a Sparta non so quanto sarebbe durato.
    In società o ordinamenti o codici autenticamente patriarcali, la preferenza* è sempre stata riconosciuta ai valori virili pieni, come il coraggio, la generosità, la paternità, la galanteria, la lealtà, il polso forte del giusto, il famoso onore.
    Che sono doti testosteroniche, come alcuni studi hanno confermato: il testosterone rende anche sinceri e capaci di gestire conflitti a favore della pace nella comunità, secondo certi studi: chi ne ha di meno a volte è più violento, perché isterico.
    Perfino negli ambienti criminali stessi, i più infami sono disprezzati, e proprio in virtù di valori primordiali come il culto delle “palle” e così via.
    Quindi diciamo che il criminale spietato è ‘atavicamente forte’ quanto possono esserlo le iene… ossia, sì, una forma di forza atavica ma se arrivano leoni e tigri… so’ cazzi veri.

    Questo non per dire che tutti gli alfa della storia sono santi eh. Si badi. È per dire che sia Ettore di Troia, sia Darth Vader, sono alfa migliori del criminale, che tutto sommato resta un archetipo abbastanza vile…
    Il bandito tipico medio è quello che ti minaccia come se fosse tremendo e poi appena arriva la polizia urla che è innocente e parte lesa…

    Forza e Onore, buon lavoro!

    *preferenza generale, sia fra uomini che delle donne. Alcuni studi (cfr McAllister, “Gli uomini non sono più quelli di una volta”) hanno suggerito che le donne gradiscano molto il coraggio altruistico (tipo poliziotto o pompiere) mentre fra pari ci si apprezza anche per mattate acrobatiche.
    Se ne può dissertare, vi sono casi sfumati.
    Poi certo, i gusti delle peggiori sgallettate del liceo o delle ibristofile più stronze… fanno schifo e fanculo. Ovvio.

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