Il Detonatore

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L’EDITORIALE – “VIVA LA FOCA”: ELOGIO DELLA GOLIARDATA CHE MANDA IN PALLA I SINISTRI (di Matteo Fais)

La Sinistra è una forza totalitaria. Ogni qual volta si trova in una posizione di potere, ha la tendenza a invadere qualsiasi aspetto del privato e forzare il pensiero entro una forma a lei congeniale. In parte, questo avviene a causa della tendenza semi religiosa che la caratterizza: qualsiasi cosa contraria al suo credo rappresenta il Peccato.

Theodore Kaczynski, La società industriale e il suo futuro – Il manifesto di Unabomber (trad. mia)

I comunisti, i sinistri, e le loro sorelline femministe hanno una patologia grave: non ridono. Solitamente, la Sinistra è dipinta come la parte politica maggiormente avvezza alla satira e alla libertà di espressione. Non è assolutamente vero. Per loro l’ironia esiste solo come strumento di attacco e demolizione dell’avversario, ma non può mai essere fine a sé stessa. Essa è politica e porta su di sé il fardello dell’ideologia. Non può ridursi a semplice leggerezza e svago. Per intenderci, un film con Lino Banfi o Alvaro Vitali non sarà mai ben visto a quelle latitudini. Verrà considerato sciocco, se non diseducativo. Si potrà gettare fango su Berlusconi, dire “nano di merda” di Brunetta, motteggiare Ferrara per la sua pinguedine, ma guai a farsi una risata in allegria.

A Sinistra, non esiste la dimensione liberatoria, perché l’unica cosa di cui liberarsi è l’avversario, inteso di volta in volta come la borghesia, il negazionista del covid, il fascista. La pesantezza è la loro sola religione. Niente scherzi e tutti composti, come i bambini della scuola elementare russa in URSS, o i ragazzini al catechismo – del resto, anche il loro è un credo. Sulla via che conduce al sol dell’avvenire non esistono soste ricreative, serate disimpegnate, sghignazzi incoerenti rispetto al dettato bolscevico.

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Per trovare conferma di tutto ciò, basti vedere come sono insorte le beghine femministe quando, pochi giorni fa, un tabaccaio buontempone ha inserito sugli scontrini del suo negozio la scritta “W la figa”. Ok, potrà non essere il massimo del buongusto, ma secondo voi come reagirebbe a una cosa simile una persona sana di mente? Si farebbe una risata, al limite esclamando “che scemo”, e niente, dopo un minuto, si sarebbe già dimenticato della cosa. Anche perché, di una cazzata si tratta. Voglio dire: non è una violenza, diffamazione di qualcuno, un pestaggio, l’umiliazione di chissà chi. Ma niente da fare, per le femministe sembra che una donna sia stata presa e costretta a spompinare per strada sei inutili figli di puttana. Sentite cosa scrivono, cominciando dal titolo del post su Facebook: “QUANDO ANCHE COMPRARE UN PACCHETTO DI SIGARETTE DIVENTA OCCASIONE DI MOLESTIA!”. E, adesso, passiamo al seguito: “A quanto pare, a Trento non è possibile nemmeno comprare un pacchetto di sigarette senza subire l’oppressione di genere. Un distributore di sigarette di un tabacchino della città di Trento (in via degli Olmi) rilascia questo scontrino, con una frase che per noi rappresenta il segno emblematico del sessismo sistemico. Non è divertente e non è ‘solo una goliardata’. Non ci fa ridere. Non possiamo e non vogliamo contenere il nostro schifo e la nostra rabbia. Anche questo è violenza”. Quanti scontrini di questo tipo sono stati emessi? Chi li ha ricevuti? Chi ha stabilito le impostazioni del distributore di sigarette perché su OGNI scontrino comparisse questa frase? Ci sono altri distributori impostati così nel nostro territorio? Mandateci le vostre segnalazioni”.

Lo scontrino incriminato

Ma, seriamente, secondo voi sono normali queste ragazze? “Mandateci le vostre segnalazioni”? Ma che è, la Stasi? “Oppressione di genere”? “Sessismo sistemico”? “Schifo e rabbia”? Non so voi, ma io mi indigno e provo “schifo e rabbia” se un padre di famiglia perde il lavoro e non ha i soldi per dare da mangiare ai figli, se una donna deve abortire perché non ha un’occupazione e non saprebbe come mantenere il bambino, non certo per una scritta del menga su uno scontrino. Questa gente è malata e, se non è malata, è in malafede. L’unico effetto che ottiene è di sviare dai veri argomenti fondamentali, quelli di cui bisognerebbe realmente discutere, tipo la disoccupazione, i docenti precari, quelli che a causa del covid chiuderanno bottega. Queste disadattate, invece, parlano solo di cazzi in brodo.

Il fatto è che non si può mettere una società nelle mani di chi non ride per partito preso. Palesemente, personaggi simili si prendono tanto sul serio da risultare pericolosi per sé stessi e per gli altri. Sarebbero capaci di uccidere per una risata durante un loro discorso e sopportare poi il job act. E infine, diciamocelo chiaramente, sono ridicoli, come quelli che vorrebbero l’asterisco alla fine di un “Cari tutti”, per non urtare chi non si riconosce nella distinzione binaria dei generi. Manco a farlo apposta, sono tutti sinistri. Chissà perché.

Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Da ottobre, è nelle librerie il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi. 

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