Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

IL PEGGIORE (di Davide Cavaliere e Matteo Fais)

SARÀ APPARSO AL PADRETERNO? (di Davide Cavaliere)

Solo in una nazione intellettualmente defunta come l’Italia, un uomo come Eugenio Scalfari poteva assurgere al ruolo di «intellettuale», anzi, di più, di «oracolo» laico. Non saremo ipocriti, non rimpiangeremo il più borioso dei giornalisti italiani, con la sua barba bianca da profeta e gli occhi resi acquosi dalla senilità. Nei prossimi mesi si appronteranno immensi cenotafi, perché questo è il paese in cui da cadaveri si è sempre dei «giganti». Le critiche, neanche a dirlo, saranno pochissime, forse non ci saranno proprio. 

Scalfari non fu mai marxista, no, ma l’espressione di un’intellettualità neoilluminista con venature liberal-socialiste. È stato il primo, autentico, radical chic del Bel Paese e i quasi cento anni della sua «dolce vita» li ha trascorsi tra tonnellate di carta stampata e salotti progressisti. Per certi aspetti, fu l’opposto di Montanelli che, da buon liberal-conservatore, si fece voce della piccola e media borghesia. 

CONTRIBUISCI ANCHE TU A SUPPORTARE IL NOSTRO GIORNALE
Caro amico lettore, come potrai immaginare, dietro questo blog ci sono diverse persone che collaborano agli articoli che tu quotidianamente leggi. Se desideri supportare la nostra attività, ti saremmo grati se volessi dare il tuo sostegno all’Iban IT53E3608105138290082390113. L’intestatario è Matteo Fais. Grazie di cuore, La Redazione. 

Prima di dedicarsi a temi prettamente filosofici, perlopiù in modo banale, mescolando Nietzsche e sé stesso, Pascal e sé stesso, Cristo e ancora sé stesso, Scalfari sbagliava tutti i pronostici politici per professione. La realtà s’incariva di smentire le sue «omelie» da pedante colto. I suoi libri sono scorrevoli viaggi attorno al suo ombelico ateo, con i quali si è immeritatamente guadagnato un posto tra i Meridiani Mondadori, ben prima di un vero intellettuale, Nicola Chiaromonte

Sarà difficile trovare una bara che possa contenere l’ego smisurato del canuto fondatore de La Repubblica. Il suo «Io» lo aveva convinto di essere un «Dio». Le sue apparizioni televisive avevano il sapore di epifanie secolari. Ora, se incontrerà la divinità a cui non credeva, Scalfari tenterà d’insegnarle come si fanno i miracoli, proprio come spiegava ai Papi il modo corretto di essere cristiani. Dopotutto, lui ha fondato il quotidiano «dei diritti», il buon Dio cosa ha fatto invece?

Davide Cavaliere 

L’AUTORE 

DAVIDE CAVALIERE è nato a Cuneo, nel 1995. Si è laureato all’Università di Torino. Scrive per le testate online “Caratteri Liberi” e “Corriere Israelitico”. Alcuni suoi interventi sono apparsi anche su “L’Informale” e “Italia-Israele Today”. È fondatore, con Matteo Fais e Franco Marino, del giornale online “Il Detonatore”.

LO ZERBINO DI BERLINGUER E DELLA SINISTRA 

Dei giornalisti, il migliore c’ha la rogna e la lingua più consumata di una baldracca da strada. “Conformisti e barocchi”, dice Pasolini in una delle sue poesie più belle, pronti a passare il loro pezzo a “redattori rotti/ a ogni compromesso”.

Ma Scalfari… Ah, nessuno lo è stato come lui, con quella sua posa da santo che mai ha conosciuto o aiutato la diffusione del peccato – in cielo sia, ma con i coglioni fuori! 

Come si suol dire, non bisogna tanto guardarsi dalle puttane, ma da quelle che fanno le oneste. Per esempio, coloro che sono state fasciste, liberali, radicali, socialiste, di Sinistra e, ovviamente, radical chic, come l’indomabile maestro della pomposità fine a sé stessa, della banalità spacciata per Rivelazione.

Sì, Eugenio Scalfari era veramente pessimo, l’emblema della peggiore casta di asserviti, la prova che niente è gratis ma tutto si può comprare, non ultima la libertà di parola per ridurla a libertà del padrone.

Tanti sono i prodotti culturali in cui il fondatore di “Repubblica” ha manifestato la propria ributtante natura, ma uno in particolare segna il passaggio ultimo verso lo squallore più immondo, prima di inginocchiarsi definitivamente alla macchina sovietica della Sinistra

Tutto avviene poco più di quarant’anni fa, sempre sul quotidiano da lui fondato, quando il futuro Papa Eugenio proclama la santità prossima a venire della più grande presa per il culo che il PCI abbia prodotto dai sui esordi, ovvero Enrico Berlinguer, colui che insieme alla mafia democristiana del parente Cossiga ha rovinato la nostra Nazione.

Sono i tempi della colossale puttanata passata alla Storia come “questione morale” e Scalfari è lo scribacchino migliore per raccogliere le stronzate che il sardignolo spara in preda alla sua consueta diarrea ideologica.

ACQUISTA il nuovo romanzo di Matteo Fais, Le regole dell’estinzione, Castelvecchi.
AMAZON: https://www.amazon.it/regole-dellestinzione-Matteo-Fais/dp/8832828979/
IBS: https://www.ibs.it/regole-dell-estinzione-libro-matteo-fais/e/9788832828979

Berlinguer, conscio di avere davanti il servetto a libro paga, inizia ad affastellare la solita propaganda in difesa del suo partito. “Per noi comunisti la passione non è finita” proclama, probabilmente tastandosi le tasche ancora piene di rubli sporchi di sangue. Eugenio registra, fedele come la segretaria che, a fine serata, ti fa pure i servizietti.

Ma è qui che comincia il bello: “I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela”; “hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni, a partire dal governo. Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai TV, alcuni grandi giornali”. Certo, ci vuole anche una colossale faccia da cazzo per descrivere le macchinazioni della Sinistra note come “egemonia culturale” e attribuirle al resto della rosa dei partiti presenti in Parlamento.

Un giornalista normale, diciamo che non dipende da tale sistema di potere – quindi non un italiano -, prima di passare alle mani, avrebbe sbottato con un “Onorevole, vada a fare in culo! Ma chi crede di prendere in giro con la sua retorica da congresso di partito?! Sii vergogni, voi comunisti, lo sanno tutti, state facendo di tutto, col concorso di quei delinquenti democristiani, per guadagnarvi le vostre sordide clientele in tutte le case matte del potere”.

Secondo voi, l’ha fatto? Ma quando mai! Scalfari non sputava sul piatto in cui mangiava, anche perché avrebbe dovuto, a quel punto, farlo anche, ogni mattina, contro la sua immagine riflessa nello specchio. 

Ecco spiegato come il suo giornale sia ancora vivo e vegeto, impunemente finanziato quale house organ degli eredi di Berlinguer. E potete stare certi che, se ha incontrato quest’ultimo, entrando in casa del diavolo, con il suo fare subdolo, gli avrà detto “Se non ti dispiace, caro Enrico, anche sta volta, paghi tu”

Matteo Fais

Canale Telegram di Matteo Fais: https://t.me/matteofais

Chat WhatsApp di Matteo Fais: +393453199734

L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.

Un commento su “IL PEGGIORE (di Davide Cavaliere e Matteo Fais)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *