UN CONFLITTO DIFFICILE DA COMPRENDERE (di Davide Cavaliere e Alessandro Suvoro)
PUTIN È UN PERICOLO (di Davide Cavaliere)
È ufficiale. L’avvertimento, spesso ripetuto dall’amministrazione Biden e che ha suscitato una notevole ilarità presso i suoi critici, in merito a una imminente un’invasione russa dell’Ucraina, si è avverato.
Il presidente russo Vladimir Putin ha inviato delle cosiddette forze di «mantenimento della pace» in due province ucraine orientali, Donetsk e Luhansk, nella regione del Donbass. Queste province sono, dal 2014, controllate da separatisti ucraini di lingua russa, che agiscono come soldati di Mosca. Tuttavia, nel resto del mondo, le repubbliche russofone, dette «popolari», sono ancora considerate territorio dell’Ucraina.
L’aggressione di Putin è la logica conseguenza del suo riconoscimento unilaterale della «indipendenza» delle autoproclamatesi repubbliche di Donetsk e Luhansk. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha denunciato le azioni del Cremlino come «una violazione dell’integrità territoriale e della sovranità dell’Ucraina e incoerente con i principi della Carta delle Nazioni Unite».
A Putin, ovviamente, non importa nulla né del Segretario Generale delle Nazioni Unite né della comunità mondiale nel suo insieme né della legalità internazionale. Nel suo feroce discorso del 21 febbraio, il Presidente russo ha affermato che tutta l’Ucraina appartiene alla Russia e che la sua indipendenza sarebbe un’anomalia storica. Si tratta di mera propaganda.
L’Ucraina, infatti, non è una creazione russa. Nel Medioevo, la Rus’ di Kiev aveva Kiev come capitale, che era la città di riferimento a dispetto di Moscovia, che subisce un’invasione mongola, mentre l’Ucraina finisce sotto il Gran Ducato di Polonia e Lituania, più vicino all’Europa. Dal 1709, dopo la battaglia di Poltava, che segna la fine dell’indipendenza del Cosaccato ucraino, la nazione ucraina subisce un processo di «russificazione» forzata, sebbene gli ucraini mantengano una propria identità storica.
Nella storia recente, quando Lenin fonda il primo Stato socialista del mondo, nel 1922, impedisce di fatto la nascita di uno Stato ucraino indipendente: durante l’era Sovietica, la lingua ucraina sarà vietata nelle scuole e la cultura locale proibita. Nel 1991 non fu Mosca a concedere l’indipendenza, ma il popolo ucraino a prendersela: il 21 gennaio del 1990, oltre 300 mila ucraini organizzarono una catena umana fra Kiev e Leopoli, infine, il 24 agosto del 1991, fu dichiarata la nascita di uno Stato ucraino indipendente dall’Urss. Il 1° dicembre gli elettori lo approvarono con un referendum che ne sancisce l’indipendenza.
Con il pretesto di aiutare la popolazione del Donbass, dopo aver costretto quella russofona ad abbandonare la sua regione in Ucraina per la Russia, simulando l’esistenza di una crisi umanitaria, Putin ha lanciato una «operazione militare speciale» contro tutto il territorio ucraino. Esplosioni sono state udite nella capitale e in altre città.
Il russo ha in mente un solo obiettivo: conquistare tutta l’Ucraina. È intenzionato a raggiungere il suo obiettivo secondo tempi prestabiliti. È disposto a far soffrire anche il suo popolo nel tentativo di ripristinare l’ex impero. Biden, per il momento, si è limitato a emettere un ordine esecutivo che vieta agli americani di fare affari nelle aree di Donetsk e Luhansk, ma nuove, pesanti, sanzioni sono in arrivo.
Il cancelliere tedesco Olaf Sholz ha preso l’iniziativa e ha sospeso, almeno per il momento, la certificazione per l’avviamento del gasdotto Nord Stream 2. La Germania ha da perdere molto, sotto il profilo economico, nel mettere in campo delle sanzioni contro Mosca, sebbene, nonostante la sospensione di Nord Stream 2, il gas naturale dalla Russia continui a fluire verso la Germania attraverso i gasdotti esistenti.
Oltre alle sanzioni annunciate, Biden ha affermato di aver «autorizzato ulteriori movimenti di forze e attrezzature statunitensi, già di stanza in Europa per rafforzare i nostri alleati baltici: Estonia, Lettonia e Lituania». Questi paesi sono attualmente membri della NATO, mentre l’Ucraina no. Pur dichiarando che gli Stati Uniti non hanno intenzione di inviare truppe americane per combattere la Russia sul territorio ucraino, ha anche precisato che gli Stati Uniti «difenderanno ogni centimetro del territorio della NATO e rispetteranno gli impegni che abbiamo preso con essa».
Le sanzioni imposte finora, e la minaccia di nuove e più severe in arrivo, non stanno scoraggiando Putin. L’autocrate russo è pronto a reagire interrompendo la fornitura di petrolio e gas naturale agli Stati Uniti e all’Europa. Esistono, ovviamente, forme di approvvigionamento energetico alternative: rigassificatori per il gas d’oltremare, accordi con Paesi del Golfo Persico, Qatar in testa, politica di trivellazioni nel Mediterraneo orientale e nell’Adriatico, aumento delle produzioni nazionali d’idrocarbuci e raddoppio del gasdotto Tap.
L’unico modo per fermare la Russia è farla impantanare nel territorio ucraino, trasformando la sua aggressione in un nuovo Afghanistan.
Davide Cavaliere
L’AUTORE
DAVIDE CAVALIERE è nato a Cuneo, nel 1995. Si è laureato all’Università di Torino. Scrive per le testate online “Caratteri Liberi” e “Corriere Israelitico”. Alcuni suoi interventi sono apparsi anche su “L’Informale” e “Italia-Israele Today”. È fondatore, con Matteo Fais e Franco Marino, del giornale online “Il Detonatore”.
LA GUERRA NON È INIZIATA IERI (di Alessandro Suvoro)
Vi do una notizia. Nella notte tra il 23 e il 24 Febbraio non è iniziata una nuova guerra sul territorio europeo. È da otto anni che l’esercito ucraino e i suoi paramilitari nazionalisti bombardano il Donbass e le sue genti. Noi, l’Europa, l’Occidente, non abbiamo fatto nulla per fermarli, anzi li abbiamo sostenuti. Nonostante, nel 2014 e nel 2015, l’Ucraina e l’Occidente si fossero impegnati, a Minsk, al cessate il fuoco e a garantire uno statuto autonomo a quelle regioni.
Io lo so perché c’ero.
Io ero a Odessa il 2 Maggio del 2014 quando i nazionalisti ucraini hanno bruciato vivi 48 persone che chiedevano un referendum per l’autonomia della città. Ci sono stato in tutti questi anni in cui né le autorità, né la cosiddetta Comunità Internazionale hanno preteso un’indagine seria e rigorosa su questo eccidio.
Ero a Lugansk e a Mariupol quando l’esercito ucraino ha aperto il fuoco su civili inermi che chiedevano un’Ucraina diversa da quella americana che si stava costruendo.
Ero a Donetsk quando le milizie ucraine hanno bombardato col mortaio un bus di persone inermi in reazione alla perdita dell’aeroporto.
Sono stato con loro, con le genti del Donbass, in tutti questi anni di assedio e di umiliazioni.
Ho visto i pensionati deprivati della loro pensione fare centinaia di chilometri nella linea di contatto, sotto il sole cocente e al gelo, per ritirare dal bancomat i loro pochi denari.
Sono stato nelle città russofone dell’Ucraina quando si vietava ai bambini di studiare nella loro lingua a scuola e al resto della popolazione di usarla in ambito pubblico.
Io lo so perché c’ero ed ero lì.
E sono rimasto lì anche oggi, con le genti del Donbass che festeggiano per il riconoscimento russo e urlano agli ucraini che, il loro terrore di oggi, loro lo vivono da quasi otto anni.
Detto tutto questo, ho il serio timore che il possente intervento della Russia sia stato un tragico errore. Potrà servire forse a fare giustizia di tutti questi anni. Tuttavia, non servirà purtroppo a riunire il mondo russo-ucraino e anzi alienerà per sempre le simpatie di coloro che in Ucraina si sentono ancora parte del popolo russo.
Alessandro Suvoro
Già… può risultare gradevole(?) bombardare altri… molto meno gradevole è… quando si è bombardati!…!!…https://ilgattomattoquotidiano.wordpress.com/
DAVIDE CAVALIERE è nato a Cuneo, nel 1995. Si è laureato all’Università di Torino. Scrive per le testate online “Caratteri Liberi” e “Corriere Israelitico”. Alcuni suoi interventi sono apparsi anche su “L’Informale” e “Italia-israele Today”. È fondatore, con Matteo Fais e Franco Marino, del giornale online “Il Detonatore”.