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LA VERA FREGATURA DEI REFERENDUM È CHE RESTA L’IMPUNITÀ PER I MAGISTRATI (di Davide Cavaliere)

La Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibile il quesito referendario sulla responsabilità civile dei magistrati che, se approvato, avrebbe permesso di chiamare in causa direttamente i giudici per i loro errori – mentre oggi è lo Stato a risarcire il cittadino vittima di un errore del tribunale. 

Al tempo stesso, la Consulta ha ammesso gli altri referendum in materia di giustizia, ossia l’abrogazione delle disposizioni in materia di insindacabilità, la limitazione delle misure cautelari, la separazione delle funzioni dei magistrati, l’eliminazione delle liste di presentatori per l’elezione dei togati del Csm e il voto degli avvocati sui magistrati.

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Si tratta di temi importanti, senza dubbio, che se alla urne troveranno il favore degli italiani, renderanno questo Paese più democratico. Dispiace constatare che la questione più scottante, ovvero quella relativa alla responsabilità civile dei magistrati, sia stata scartata dalla suprema corte. Un fatto che non sorprende troppo, dato che la Corte Costituzionale è costituita per un terzo da giudici nominati dalle supreme magistrature ordinaria e amministrative, vale a dire dalla Corte di Cassazione, dal Consiglio di Stato e dalla Corte dei conti.

Insomma, i magistrati ci tengono alla loro impunità. Considerare responsabile un magistrato solo qualora si sia accertati che egli abbia agito con dolo è un privilegio inaccettabile in una democrazia liberale matura. La volontà di cagionare un danno a qualcuno è senza dubbio grave, ma i risultati che produce non sono più severi di quelli causati dall’imperizia o dall’imprudenza.

Permettere al cittadino colpito da accuse inesistenti o che, per errate valutazioni, finisce in carcere da innocente, subendo danni morali e patrimoniali, di chiedere direttamente conto al magistrato dei suoi errori, non mina l’indipendenza della Magistratura ma la chiama a una maggiore responsabilità

Tutti i pubblici funzionari, giudici compresi, devono poter rendere conto delle loro azioni. La responsabilità diretta, inoltre, frenerebbe le attività dei magistrati-star, fenomeno sorto ai tempi di Tangentopoli, che agiscono scorrettamente nella certezza della loro intoccabilità.

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Lo Stato, attraverso le sue strutture giudiziarie, può privare un cittadino della sua libertà personale in modo erroneo o per manifesta incapacità, e poi fuggire legalmente alla propria colpevolezza. Una prerogativa degna dell’Ancien Régime. È pur vero che il cittadino può rivolgersi allo Stato per ottenere un risarcimento, ma tale meccanismo riparatore, oltre a essere inefficiente, rappresenta una sottile violazione dello Stato di diritto, nel quale tutti devono essere sottoposti alla Legge.

I contrari alla responsabilità diretta affermano, con argomenti capziosi, che una tale norma metterebbe a rischio l’autonomia interpretativa del giudice, impedendo il pronunciamento di sentenze innovative. In realtà, essa limiterebbe l’arbitrio interpretativo del giudice, chiamandolo a un maggiore equilibrio. In definitiva, si è persa una nuova occasione per avere un diritto più vicino alla Giustizia.

Davide Cavaliere 

L’AUTORE 

DAVIDE CAVALIERE è nato a Cuneo, nel 1995. Si è laureato all’Università di Torino. Scrive per le testate online “Caratteri Liberi” e “Corriere Israelitico”. Alcuni suoi interventi sono apparsi anche su “L’Informale” e “Italia-Israele Today”. È fondatore, con Matteo Fais e Franco Marino, del giornale online “Il Detonatore”. 

2 commenti su “LA VERA FREGATURA DEI REFERENDUM È CHE RESTA L’IMPUNITÀ PER I MAGISTRATI (di Davide Cavaliere)

  1. DAVIDE CAVALIERE è nato a Cuneo, nel 1995. Si è laureato all’Università di Torino. Scrive per le testate online “Caratteri Liberi” e “Corriere Israelitico”. Alcuni suoi interventi sono apparsi anche su “L’Informale” e “Italia-israeleToday”. È fondatore, con Matteo Fais e Franco Marino, del giornale online “Il Detonatore”.

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