Il Detonatore

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DALLE T.A.T.U. AI MANESKIN – COSA TI PIACE SESSUALMENTE LO DECIDE L’INDUSTRIA CULTURALE (di Clara Carluccio)

Bravi, continuate pure a difendere il diritto all’omosessualità, intanto, l’industria culturale vi prende per il culo con il solito copione.

Anno 2002, due dolci e innamoratissime fanciulle fuggono dalla perfida Russia per celebrare liberamente la loro storia d’amore. Si chiamano Lena Katina e Yulia Volkova. Insieme, fondano il duo canoro t.A.T.u. Piccole lesbiche di tutto il mondo si commuovono ai concerti davanti ai baci saffici delle due omostar, sulle note tormentate del singolo All the things she said.

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Il pubblico ebete si beve la storiella. Anni dopo, si scopre che le due giovani erano omosessuali a comando, un vero e proprio bluff. La Volkova, pare si sia addirittura spinta in una dichiarazione dai toni omofobi: “non vorrei mai un figlio frocio”. Brutto colpo per i molti fan che credevano nell’autenticità della coppia. 

2021, stessa spiaggia stesso mare, o meglio, stessa gestualità da palcoscenico osannata dalla stessa massa di ebeti. Ma oggi, i protagonisti, sono maschi. Damiano, voce dei Maneskin, per omaggiare i festeggiamenti dei gay pride, bacia le labbra di Thomas, il chitarrista della band con la faccia non molto sveglia. “L’amore non è mai sbagliato” urla il ragazzo. E chi ha mai detto il contrario. Come al solito, il pubblico prende per vero tutto quello che vede. Nessun senso critico, nessun sospetto che si tratti di spettacolo, o di condizionamento sociale. 

Vent’anni fa le t.A.T.u hanno raggiunto il successo grazie al loro finto coming out, giocando la carta dello scandalo. Oggi, dichiarare il proprio orientamento, purché alternativo, è il requisito fondamentale per avviare una carriera artistica. Madame è bisessuale, Demi Lovato non binaria. Solo per citare le ultime. Achille Lauro, al festival di Sanremo, ha baciato il suo partner artistico Boss Doms, durante un’esibizione. Baci, sempre baci, ma si atteggiano a rivoluzionari.

Emblematico il caso di Marco Carta – gay, ovviamente -, attaccato dalla stessa comunità omosessuale per non aver dichiarato subito le sue tendenze. Come se uno fosse obbligato a far sapere a tutti da che parte gli piace. Il mancato annuncio del ragazzo è dipeso dal fatto che il suo partner non apparteneva al mondo dello spettacolo ed ha preferito tutelarlo dall’invadenza del gossip. Gesto nobile, ma non gradito all’élite. 

Essere omosessuale, a parer mio, non ha nessuna rilevanza, lo paragono all’essere maschi o femmine. Il nostro valore non dipende dai cromosomi, o dal sesso della persona con cui ci intratteniamo la sera, ma dalle nostre azioni. Rimane il fatto che la comunità gay ha sempre rappresentato una percentuale minoritaria. Negli ultimi anni, però, sono aumentati esponenzialmente i soggetti che dichiarano un orientamento sessuale alternativo a quello etero, guarda caso, in concomitanza all’incremento del dibattito televisivo e dei coming out. 

I cambiamenti sociali passano sempre attraverso il cinema, la televisione, la musica, la moda, che unanimemente veicolano messaggi a favore di un determinato stile di vita. Per far attecchire un’idea, si sa, non bisogna far leva sulla razionalità, ma sull’emozione. E chi manifesta scetticismo, viene spacciato per vecchio, ottuso, medievale, boomer. 

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I nostri argomenti di discussione vengono stabiliti dall’alto, da chi ci impone i nuovi canoni come segno di liberazione e progresso. Un esempio: fino a poco tempo fa, nessun maschio si sarebbe sognato di colorarsi le unghie, ad eccezione dei travestiti durante gli spettacoli notturni. Oggi, persino donne sopra i quarant’anni, generazione cresciuta con il makeup riservato a loro, si sono convinte che un uomo con mascara e unghie rosa sia eccitante. Non ti piace? Taci, boomer! Molto comodo, però, dare etichette preconfezionate per screditare chi esprime dissenso. 

Vi esaltate credendo di vivere nell’era del progresso, in realtà, siete solo il ventriloquo di un progetto che spinge le persone una contro l’altra. Divide et impera. Ma tutto questo, un giorno, ricadrà anche su di voi.

Clara Carluccio 

2 commenti su “DALLE T.A.T.U. AI MANESKIN – COSA TI PIACE SESSUALMENTE LO DECIDE L’INDUSTRIA CULTURALE (di Clara Carluccio)

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