Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

IL CATCALLING COME ARMA DI DISTRAZIONE DI MASSA (di Franco Marino)

La caratteristica principale del mainstream è di lanciare un tema nel dibattito pubblico, creando due masse contrapposte del tutto incomunicabili che, scagliandosi le une contro le altre, radicalizzino le proprie posizioni. Del resto, chiunque leggesse 1984 di Orwell, scorgerebbe come tra i meccanismi più caratteristici del potere dominante, vi sia creare finte contrapposizioni contro gruppi di contenimento della dissidenza, in realtà perfettamente funzionali al potere.
Mentre infuria la polemica sul catcalling – l’inutile anglicismo per definire le cosiddette “molestie da strada” – mi stupisco di come nessuno scorga la strategia di gettare bombe nel dibattito pubblico al semplice scopo di mettere gli italiani gli uni contro gli altri. Per spiegare il meccanismo, ricorrerò ad un esempio.


Supponendo di trovarci in una mensa e che io sia davanti a voi con decine di pani e centinaia di pesci mentre voi invece siete davanti a me, divisi in due gruppi – uno dei quali ha mezza pagnotta ed un pesce mentre l’altro ha mezzo pesce ed una pagnotta – mi sembra ovvio quale sarà il risultato finale. Vedendomi col mio banco pieno di pani e di pesci, vi unirete per ribellarvi a me.
Ho però la strategia migliore affinchè ciò non accada: quella di mettervi gli uni contro gli altri, inducendovi a farvi la guerra. E questo è possibile con due stratagemmi.
Il primo consiste nel redistribuire le razioni. Al primo gruppo tolgo mezzo pesce e darò mezza pagnotta. All’altro gruppo tolgo mezza pagnotta e darò mezzo pesce. Quale sarà il risultato finale? Che non avrò alterato la bilancia alimentare totale dei due gruppi. Il gruppo che aveva mezzo pesce e una pagnotta, ora avrà mezza pagnotta ed un pesce. E il gruppo che aveva mezza pagnotta ed un pesce, ora avrà una pagnotta e mezzo pesce. Però da adesso, guardandosi in cagnesco e convincendosi di meritare più pane e più pesce, entreranno in conflitto. Io da dietro le quinte pettinerò il narcisismo dei membri dei due gruppi, dicendo loro che se lotteranno contro questa ingiustizia, saranno dei paladini di umanità e giustizia.
Il secondo è quello di sparire io con la mia sovrabbonanza di pani e pesci, così che voi non capiate che il problema non è nella distribuzione dei pani e dei pesci ma nel fatto che io ho tantissimo e voi avete poco o niente. E che il vostro stomaco comunque brontolerà e non riuscirete a stare in piedi. Scannandovi per quel po’ di pesce che avete perso e quietandovi per quel po’ di pane che vi ho dato. O viceversa.

Lo schema della redistribuzione del pane e del pesce si applica alla quasi totalità dei dibattiti pubblici, dove sulla totalità degli argomenti vengono create artificiosamente masse arrabbiate, in una lotta all’ultimo sangue disposte a fare di tutto per eliminarsi. Ivi compreso la nuova invenzione della neolingua di cui vengo a conoscenza oggi: il catcalling. Non appena ho letto le posizioni di Valentina Nappi e di Aurora Ramazzotti, probabilmente entrambe in buonafede per carità, mi è immediatamente apparso lo schema del pane e del pesce, analogo agli esempi sopra descritti.
La questione, del resto, depurata dagli sciocchi estremismi è altamente risibile. Una donna che si sentisse molestata da fischi, complimenti spinti per la strada, suonate di clacson, avrebbe tutto il diritto di considerarla una molestia e di pretendere che il corteggiatore la smetta. Non c’è ovviamente nulla di male nel corteggiare – con la dovuta discrezione e il corrispondente gradimento – una donna, così come è fuori discussione che se la corteggiata esplicitasse di non gradire e il corteggiatore proseguisse, non saremmo più nell’ambito di un corteggiamento maldestro ma innocuo ma in quello della molestia.
Non è essere femministi o voler ingraziarsi i favori dell’altra metà del cielo. Intendiamoci, una donna, specie se avvenente, che corteggiasse in maniera spinta un uomo, è nei sogni di ogni comune mortale eterosessuale di sesso maschile, me compreso. Si capisce dunque che sia nei sogni di Er Faina, lo youtuber che ha aspramente criticato la Ramazzotti. E tuttavia, se il corteggiamento insistente e molesto venisse da un maschio omosessuale, casomai fisicamente più forte e dunque potenzialmente minaccioso, la cosa lo lusingherebbe? Non credo. Quindi non si capisce perchè dovrebbe lusingare una donna.

Se la questione del catcalling si limitasse a queste considerazioni, sarebbero del tutto ragionevoli le proteste del cosiddetto universo femminile.
Ma da un lato Aurora Ramazzotti, figlia di due star internazionali e dunque attorniata da guardie del corpo pronte a gonfiare come un Materasso Fabricatore qualsiasi individuo che possa rappresentare anche un minimo pericolo, le molestie di cui si preoccupa non le subirà mai. Dall’altro, Valentina Nappi che, forse in virtù del suo particolare percorso professionale (per chi leggesse il suo nome per la prima volta, è una famosa pornodiva), evidentemente dimentica che non tutte le donne amano essere al centro dell’attenzione morbosa di migliaia di uomini, anche quelli più sgradevoli.
Entrambe, perpetrando il più classico dei meccanismi del pane e del pesce, trasformano una questione in linea di principio giusta in due facce della medesima cazzata. Esagerando poi nell’assalto mediatico ad Er Faina, che comunque ha detto la sua opinione, che non condivido, senza offendere nessuno.

Perchè diciamoci la verità. Quanto di frequente una donna di media bellezza è oggetto di catcalling? Quanto di frequente un uomo, specie di questi tempi, azzarda corteggiamenti così spinti ad una donna?
Pochissimo. Una bella donna rarissimamente si accompagna ad un maschio non alfa. Un maschio normale raramente infastidirà una donna con tantissimi corteggiatori che, se non altro per cattivarsi le attenzioni di lei, potrebbero aprire il potenziale molestatore come una cozza. Del resto, i casi di stupro, checchè ne dicano i vari telefoni rosa, statistiche alla mano fortunatamente sono in nettissimo calo.
Calcolando che le donne oggetto di queste attenzioni sono relativamente poche come pochi i maschi cafoni che se ne rendono protagonisti – in quarant’anni che ho vissuto a stretto contatto con la gente, di catcalling come quello descritto dalla Ramazzotti ne ho visto pochissimo – il punto non sta nei torti o nelle ragioni delle due fazioni ma come si scontrino su una faccenda che li toccherà molto di rado personalmente.

Siamo così di fronte allo schema del pane e del pesce.
Nessuna delle due fazioni scorge come moltissime molestie nascano in ambienti lavorativi resi precari da anni di macelleria sociale dove per una donna che non si concede carnalmente al datore di lavoro, vi è un’ampia fila di madri di famiglia disposte a farlo pur di mantenere la mesata. E va da sè anche a parti invertite. Nessuna delle due fazioni si accorge che dopo un anno di arresti semidomiciliari, ridotti alla fame e messi in galera da quegli stessi media che giornalmente propongono questioni di lana caprina come questa, ci stiamo impoverendo sempre più. Nessun intellettuale spiega come le molestie sessuali siano maggiori nelle realtà più disagiate e dunque nei paesi a più alto tasso di disoccupazione e povertà.
Invece di prodursi in sterili discussioni sul sesso degli angeli, maschi e femmine dovrebbero unirsi e andare a prendere a calci nelle aule istituzionali, nei giornali e nelle banche, i responsabili di tutto questo. Perchè, checchè ne dicano Aurora Ramazzotti e Valentina Nappi, che certamente non avranno mai il problema di arrivare a fine mese, in un paese distrutto e a stomaco vuoto, le donne non avranno bisogno di lamentarsi del catcalling perchè per sopravvivere il catcalling lo faranno loro al primo cesso con i soldi che possa pagarsi un “giro di valzer”.

La vera sfida è farlo capire ai teorici della decrescita felice e del pauperismo E ad Aurora Ramazzotti che, va da sè, durante il lockdown non ha lesinato l’invito d’ordinanza di “restare a casa”. Legittimando la dittatura sanitaria e portando, certo in buonafede, il suo piccolo contributo alla distruzione socioeconomica di questo paese.

FRANCO MARINO

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