Il Detonatore

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“IL PARADOSSO DELLA TOLLERANZA” DI KARL POPPER SPIEGATO ALLA SINISTRA (di Matteo Fais)

POPPER FOR DUMMIES

Ve la faccio breve, promesso. Non voglio tediarvi, né tenere un corso di Filosofia Politica, ma c’è un concetto eternamente propagandato, ma mai letto e analizzato, che la Sinistra va ripetendo a mo’ di ritornello da canzonetta. Parlo del citatissimo “Paradosso della tolleranza” proposto dal filosofo austriaco Karl Popper in La società aperta e i suoi nemici, in particolare nel primo volume dell’opera, Platone totalitario.

Per intenderci, il pensatore in questione è vero che sostiene la non tolleranza verso gli intolleranti, ma non nel senso in cui la spaccia la Sinistra. Non per niente, Popper era un liberale e non un comunista – vorrei che questo sia ben chiaro. Ma, tagliamo la testa al toro e leggiamo il passo intero preso dall’edizione pubblicata da Armando Editore nel 2014 e curata da Dario Antiseri. Cercate di concentrarvi un minuto.

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IL PASSO DELL’OPERA FURBESCAMENTE MAI CITATO NELLA SUA INTEREZZA

“Il paradosso della tolleranza: la tolleranza illimitata deve portare alla scomparsa della tolleranza. Se estendiamo l’illimitata tolleranza anche a coloro che sono intolleranti, se non siamo disposti a difendere una società tollerante contro l’attacco degli intolleranti, allora i tolleranti saranno distrutti e la tolleranza con essi. In questa formulazione, io non implico, per esempio, che si debbano sempre sopprimere le manifestazioni delle filosofie intolleranti; finché possiamo contrastarle con argomentazioni razionali e farle tenere sotto controllo dall’opinione pubblica, la soppressione sarebbe certamente la meno saggia delle decisioni. Ma dobbiamo proclamare il diritto di sopprimerle, se necessario, anche con la forza; perché può facilmente avvenire che esse non siano disposte a incontrarci a livello dell’argomentazione razionale, ma pretendano di ripudiare ogni argomentazione; esse possono vietare ai loro seguaci di prestare ascolto all’argomentazione razionale, perché considerata ingannevole, e invitarli a rispondere agli argomenti con l’uso dei pugni o delle pistole. Noi dovremmo quindi proclamare, in nome della tolleranza, il diritto di non tollerare gli intolleranti. Dovremmo insomma proclamare che ogni movimento che predica l’intolleranza si pone fuori legge e dovremmo considerare come crimini l’incitamento all’intolleranza e alla persecuzione, allo stesso modo che consideriamo un crimine l’incitamento all’assassinio, al ratto o al ripristino del commercio degli schiavi”.

Ecco, il punto: la tolleranza verso gli intolleranti va sospesa solo se questi divengono pericolosi e se oppongono alla nostra volontà di contrastarli con la razionalità, ovvero entro il civile e democratico dibattito pubblico, “pugni e pistole”. Insomma, ciò che secondo Popper andrebbe repressa non è l’idea, ma l’azione violenta. Ipotesi: se X sostiene che gli immigrati gli stanno sui coglioni, ma poi concretamente non fa nulla contro di loro, X resta libero di pensare e dire ciò che preferisce. Diverso sarebbe se X desse vita a delle squadracce di randellatori che vanno in giro a menare neri, rumeni o qualsiasi altra etnia allogena.

ALCUNE SPIEGAZIONI IN MERITO

Perché il filosofo non si limita a dire semplicemente, come tutti i commentatori dello Sfascio Quotidiano, “nessuna tolleranza verso gli intolleranti”, ovvero che per esempio Casapound, Trump, o il vostro zio omofobo andrebbero zittiti? Molto semplice. Se ci pensate con attenzione e senza preconcetti, capirete immediatamente che, se il sottoscritto vi dovesse dire di andare a uccidere la vostra fidanzata, non per questo voi sareste in dovere di farlo. Per farla semplice: manca quello che si chiama un nesso causale, o meglio esso è difficilmente ricostruibile, praticamente evanescente. In Tribunale, nessuno di voi potrebbe sostenere per discolparsi “Ho ucciso la mia ragazza perché Fais l’ha scritto in un articolo”. Qualsiasi giudice sano di mente vi risponderebbe: “Ma lei non ha una sua volontà?”. 

Se un qualsiasi politico vi dovesse incitare alla rivolta, voi dovreste comunque decidere di incontrarvi, formare un esercito per quanto improvvisato, procurarvi le armi. Il suo invito si ridurrebbe a parole al vento senza il vostro concorso. È per questo che voi potete ascoltare una canzone trap, rap, o dei Guns n’ Roses dove si esprimono pensieri violenti verso donne, immigrati etc, senza per questo scendere di sotto e fare una strage. Tra i versi del cantante e le vostre azioni non corre alcun nesso causale. Similmente, potreste ascoltare anche duecentomila brani al giorno intrisi di amore romantico e coltivare dentro unicamente pensieri sessuali dei più laidi. Voi non siete una palla da biliardo che si muove a seguito dell’urto di un’altra colpita in principio da un giocatore.

Diverso, naturalmente, sarebbe se io sequestrassi vostro figlio e vi dicessi “Se non uccidi tua moglie, io ammazzo il bambino”. Lì il nesso è evidente: per quanto abbiate avuto pur sempre una parvenza di scelta, la vostra decisione era condizionata.

Quanto detto vale per le tante situazioni che in questi giorni ci troviamo ad affrontare. Un No Vax andrebbe zittito? No, a meno che lui con altri non vengano a malmenarci se sosteniamo la necessità del vaccino. Perché? Perché abbiamo tutte le possibilità e gli spazi appositi per difendere con dati scientifici alla mano la validità della nostra tesi.

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SE NON LO CAPITE COSÌ…

Spero che il concetto sia chiaro. Ho cercato di spiegarvelo nel modo più semplice, come avrei fatto con il mio macellaio o la signora che vende fiori all’angolo. Dunque, sappiate che Popper non avrebbe mai chiuso gli account di Trump, o permesso a Zuckerberg di esercitare la sua censura preventiva. Questa è un’invenzione della Sinistra, una sua interpretazione volutamente piegata per volgere la teoria a proprio vantaggio. Considerate, peraltro, ogni volta che vi citano il noto paradosso, che proprio il filosofo della società aperta fu sempre osteggiato e boicottato da quella parte politica, a causa della sua appartenenza. Già questo dovrebbe farvi riflettere su che valore possa avere la tesi di un liberale messa in bocca a un sinistro.

P.S

L’obiezione più sensata a quanto da me riportato è che la tesi di Popper sia errata e non renda la complessità del formarsi di certe idee e pregiudizi presso la pubblica opinione. Si potrebbe, per esempio, sostenere che la propaganda abbia un effetto causale più profondo e non inquadrabile nei termini di questa teoria. Per carità, lungi da me metterlo in dubbio, solo che chi pensa questo non deve dirsi popperiano. Punto e basta.

Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Da ottobre, è nelle librerie il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.

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