Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

ALEX ZANARDI, VIALLI E LA STUPIDITA’ DELLA RETORICA (di Franco Marino)

C’è qualche frase che rivela a colpo sicuro il cretino, come il lampo annuncia il tuono? Sì, c’è. Basta che qualcuno dica: “Ha lottato contro il cancro ed ha vinto”. Perché questa frase, se non fosse l’epitome dell’inescusabile stupidità, significherebbe che chi è morto di cancro non ha voluto curarsi e non ha lottato. Io non so se i fantasmi esistano ma se io fossi un fantasma non mi farei alcuno scrupolo a spaventare i cretini che ci credono.
E tuttavia bisogna chiedersi che cosa possa spingere un giornalista distratto e conformista a ripetere quell’inammissibile stereotipo. Forse ciò che dà lunga vita a certe illusioni è il bisogno che abbiamo di una speranza, di un miracolo. Chi avrebbe il coraggio di rimproverare il padre di un giovane defunto che in chiesa dice “Egli ci guarda da lassù”, la madre che gli si rivolge parlandogli a voce alta come se potesse sentirla? Negando la realtà, preferiscono ciò che sperano a ciò che hanno sotto gli occhi.
Benché l’umanità abbia fatto tanti progressi, benché si sia arrivati ad una scienza raffinata e comprovata (anche se i Burioni e i Galli fanno di tutto affinchè la scienza sia odiata) resiste nell’animo dei più la magia delle parole. Quando il mago Gennaro D’Auria dice al cliente: “Tu andrai a migliorare”, il cliente imbecille esce più rassicurato e paga volentieri la truffa telefonica. La promessa è soltanto una frase, ma molti la prendono per realtà. “Me l’ha promesso”, dicono, come se avessero già in tasca il regalo. E non si può dimenticare quante carriere politiche di successo, ed anche quanti governi, si sono ottenuti con magnifiche promesse. Certo, se poi le promesse non sono state mantenute, è stato per colpa del destino o perché si è scoperto che il denaro non cresce sugli alberi.

La vicenda di Alex Zanardi è nota a tutti. Questo pover’uomo un brutto giorno del 2001 ha perso le gambe in un gravissimo incidente avvenuto durante una gara e da allora ha senza dubbio mostrato come si possa ricostruire una vita anche dopo una menomazione così grave. Non ha abbandonato le corse, ha avviato una carriera niente affatto disprezzabile come conduttore televisivo e, non contento, è andato anche a prendersi, all’età proibitiva di 46 anni, un oro olimpico nel paraciclismo, battendo avversari che potrebbero tranquillamente essere suoi figli.
Attorno al suo nome è nata una tale sovrabbondanza retorica che se non fossi convinto che il politicamente scorretto sia l’altra faccia della medaglia dell’idiozia politicamente corretta, quasi dovrei augurarmi che muoia per poter dire ai tanti cretini amanti della retorica “Visto che non basta lottare per sopravvivere?”.
Se Alex Zanardi è ancora vivo e se la caverà – cosa che chiunque abbia buon cuore e buonsenso si augura – non sarà certo perchè “ha lottato” ma perchè la sua fibra è forte e l’incidente, seppure sufficientemente grave da tenerlo in coma per sei mesi, non lo è stato a sufficienza per ammazzarlo. Se Gianluca Vialli è ancora vivo, non è stato perchè “ha lottato” ma perchè il tumore al pancreas che l’ha colpito non è stato sufficientemente aggressivo da mandarlo sotto terra. E sicuramente lo ha aiutato, più che la fantomatica “voglia di lottare”, un fisico forte temprato da vent’anni di agonismo. E certamente aiuta entrambi essere benestanti, potersi permettere cure migliori e godere dell’affetto di tutti in virtù della propria fama pregressa.
Se la povera Nadia Toffa o quel buon uomo di Fabrizio Frizzi sono morti, non è perchè non hanno lottato ma perchè il male era troppo aggressivo e loro non avevano evidentemente un fisico forte a sufficienza per reagire, cosa di cui non hanno la minima colpa e anche le cure che loro, benestanti, si sono potuti permettere, non sono bastate come non è bastato l’affetto figlio della loro meritata fama. Questa è la banale realtà della vita.
Per cui cortesemente, nell’augurare ad Alex Zanardi una pronta guarigione e a Gianluca Vialli che superi la terribile malattia che l’ha colpito, che 99 volte su 100 porta alla morte (e quei novantanove che muoiono, certo non sono dei poveri stronzi) si evitino le consuete dosi di retorica e stupidità.
Al mondo esistono tanti disgraziati che muoiono, per giunta dopo anni e anni di sofferenze, dimenticati da tutti forse perchè non talentuosi a sufficienza per meritarsi le prime pagine del grande giornalone di un’umanità demente.
O troppo riservati per cercarle.

FRANCO MARINO

3 commenti su “ALEX ZANARDI, VIALLI E LA STUPIDITA’ DELLA RETORICA (di Franco Marino)

  1. In questa analisi c’è tutta la genialità della normalità. Una normalità che va sempre più scemando nella società odierna…fino a diventare l’eccezionalità…
    L’ordinarietà dei nostri tempi è dominata dalla mediocrità di pensiero!

  2. Ho avuto un linfoma e sono guarito. Ma non ho lottato, stavo seduto o sdraiato a sorbirmi dei chemioterapici che hanno funzionato alla grande. Quelli che hanno lottato sono stati i ricercatori e i medici che hanno reso possibile la mia guarigione.

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