Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

L’EDITORIALE – DACCI OGGI IL NOSTRO PANICO QUOTIDIANO – UNA RISPOSTA ALL’ULTIMO DPCM (di Matteo Fais)

Inutile essere negazionisti. Un virus c’è. Ma che dico: tutt’intorno a noi è pieno di virus e batteri, sempre. Ogni sigaretta che accendiamo, ogni bicchiere di vino, ogni boccone di grasso è una possibilità di vivere che viene meno. Qualsiasi cosa faccia, l’esistenza dell’uomo è messa alla prova da un’oscura minaccia. 

Si può morire. Tutti lo sappiamo, eppure viviamo come se niente fosse. Solo in occasione del coronavirus ci siamo improvvisamente svegliati nel terrore di una fine imminente. Dacché è esistita, la specie umana ha convissuto con il terrore. Tra sporcizia, epidemie e guerre, la morte era sempre dietro l’angolo.

Oggi, ce la stiamo facendo sotto e, mi pare fino agli anni ’80, non avessimo neppure l’elettrocardiogramma. Malgrado ciò, l’umanità è proseguita fino a oggi. Pensate che Mussolini, come descrive anche Scurati nel suo romanzo L’uomo della provvidenza, cagava e vomitava sangue, a causa di un’ulcera duodenale, ma ciò non gli impedì di dirigere giornali, andare a letto con un imprecisato numero di donne, e, tra le tante cose, fondare un regime. Secondo i medici, avrebbe dovuto stare praticamente in completo riposo a vita. Lui se ne fotteva. Incontri, conferenze, discorsi, rapporti. Per ucciderlo, c’è voluto un revolver. Non è bastata neppure la spagnola.

Ieri, per l’ennesima volta, invece, in questo mondo che ha bandito la morte dal suo orizzonte, il Presidente ha parlato. Numeri, paura, terrore, raccomandazioni e, ovviamente, un nuovo DPCM che è solo l’inizio di un’altra serie infinita.

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Probabilmente, non avremo più un lockdown, ma solo una serie di restrizioni che non saranno mai tali da porre il Governo nella condizione di assumersi le sue responsabilità. Sarà tutto molto più limitato rispetto a marzo. Solo il paraculismo rimarrà il medesimo. Mentre mancano ancora molti pagamenti delle precedenti cassaintegrazioni, è stato stabilito che gli indennizzi “Sono già pronti a beneficio di tutti coloro che verranno penalizzati da queste nuove norme. I ristori arriveranno direttamente sui conti correnti dei diretti interessati con bonifico bancario attraverso l’Agenzia delle Entrate […] Sarà offerta una nuova indennità mensile, una tantum, agli stagionali del turismo, spettacolo, lavoratori intermittenti dello sport […] Ci sarà il credito di imposta per affitti commerciali di ottobre e novembre, la sospensione della seconda rata Imu”.

Insomma, praticamente “vi daremo mille, che dico, duemila euro e vi imbiancheremo la casa”, per dirla con Cetto Laqualunque. Il che equivale a dire che non daranno un cazzo di niente, se non ad alcuni fortunati, mentre gli altri piangeranno sangue. Purtroppo, la gente non farà niente per ribellarsi. Anche a Napoli, del resto, si è unicamente vista la sfilata della Camorra in concorso con i centri sociali. Non certo della piccola borghesia ormai agli sgoccioli, o della cosiddetta “gente per bene”. L’Italia dorme un sonno senza sogni, in cui Conte fa il grillo parlante e avanza saggi consigli nella formula del “è fortemente raccomandato”. Infatti, “è fortemente raccomandato di non ricevere persone diverse dai conviventi, salvo che per esigenze lavorative o situazioni di necessità e urgenza”, oppure “è fortemente raccomandato a tutte le persone fisiche di non spostarsi, con mezzi di trasporto pubblici o privati, salvo che per esigenze lavorative, di studio, per motivi di salute, per situazioni di necessità o per svolgere attività o usufruire di servizi non sospesi”.

Palesemente, niente di tutte queste prescrizioni è rispettabile e gli asintomatici aumenteranno, semplicemente perché il virus si prende sul lavoro, a scuola, sul metrò, in una parola vivendo. Non c’è scampo. Tutta l’esistenza è contaminazione, in cui chi si salva si salva e chi non resiste muore. Il grande insegnamento di questo virus sta proprio qui ed è ciò che Conte e tutti gli altri non vogliono far presente agli italiani: la morte esiste e fa una selezione spietata. La vita è così: consapevolezza senza panico.

Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Da ottobre, è nelle librerie il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.

Un commento su “L’EDITORIALE – DACCI OGGI IL NOSTRO PANICO QUOTIDIANO – UNA RISPOSTA ALL’ULTIMO DPCM (di Matteo Fais)

  1. A questo punto è sacrosanto mettere il muso sulle ultime umane verità piuttosto di sperticarsi nel confutare scelte politiche, ipotesi scientifiche e inutilità assortite. Stabilito che il dissentire argomentato non sposterà nulla di nulla almeno rivolgiamoci alla realtà nella sua meravigliosa crudezza: la morte c’è. Semmai sono negazionisti tutti coloro i quali hanno vissuto e stravissuto nella convinzione fiabesca che l’uomo moderno potesse rinviare indefinitamente la vecchiaia e la morte, di cui si può aver paura soltanto in mancanza di una visione assai più ampia sia di che significhi vivere e sia della morte come non-fine. Ebbene ecco servito il mostro esattamente qual’è, una farfalla di velluto nero che ti vola sulla spalla senza appuntamento concordato. Il sorriso mi è d’obbligo, sono cattolico ortodosso, so che questa vita è una gravidanza dove i nascituri debbono essere consapevoli di galleggiare nell’eternità. Ha paura di morire soltanto chi ha paura di vivere un’esistenza, magari umile e nascosta, ma col vento in faccia. Brezza e burrasca, vita vera, vivace, pulsante, sanguigna. Succeda quel che succeda io dovrò comunque morire e l’unica cosa fondamentale è che nel frattempo mi sia preparato a farlo. Perché il morire non è un’ingiustizia da schivare ma un’azione da compiere .

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