Il Detonatore

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NOI E LORO – QUALI INTERESSI IN COMUNE? (di Davide Cavaliere)

L’Europa è a rischio di guerra civile o, almeno, di sottomissione ai voleri dei tanti immigrati, neri e musulmani in testa. Questa è la sola verità. Si tengono milioni di discorsi per attutire, occultare, motivare la convivenza fra gli immigrati e i vari popoli d’Europa, ma, di fatto, questa convivenza, detta multiculturalismo, è uno dei fattori principali dell’insicurezza e dell’umiliazione provate da tanti italiani. Stiamo male, come popolo, perché siamo costretti a vivere nello stesso territorio con persone diverse e differenti, prima di tutto, fisicamente. Le distanze fenotipiche colpiscono subito e creano un immediato senso di estraneità

È la Natura che ha fatto i popoli diversi, esteriormente, culturalmente e psicologicamente – ciò che gli antropologi chiamano “carattere di base”.

L’uguaglianza dei progressisti è un valore meta-fisico, di cui sono in possesso tutti gli esseri umani in quanto esseri umani, prescindendo da qualsiasi altro connotato, epidermico, psichico, sessuale, etnico. Ma si tratta di un valore filosofico, difficilissimo da comprendere e da realizzare, che non ha nulla a che fare con uguaglianze concrete, di cui, per fortuna, non esistono esempi nel mondo reale. 

L’estraneità fisica è la caratteristica maggiore che impedisce agli uomini di potersi “identificare” l’uno nell’altro, di sentirsi psicologicamente “simili”. Maschio e femmina lo sanno benissimo: è impossibile per una donna identificarsi completamente con un maschio e viceversa. Ma è ugualmente quasi impossibile per un “bianco” identificarsi in un “nero”: comprendere i sentimenti, le percezioni, i gusti, intuire il tipo di intelligenza, le reazioni, gli interessi. Se si aggiunge a questo dato di partenza, la differenza di lingua, di religione, di storia e costume, ci si rende conto che vivere sullo stesso territorio non significa vivere “insieme”. Non si amano le stesse cose, non si desiderano i medesimi obiettivi e soprattutto non ci si impegna per lo stesso futuro, non si hanno le stesse mete e le stesse ambizioni.

Prendiamo, come esempio, i numerosi immigrati musulmani che vivono da noi. Si trovano in una nazione la cui storia è segnata costantemente dalla ricerca del “bello” in tutte le sue forme, disseminata di architetture, sculture, pitture, che ne testimoniano il ricco passato – dai resti dell’antica Roma alle cattedrali medievali sino al razionalismo fascista. Ebbene, ai musulmani è vietata ogni forma di “rappresentazione”, il che significa che tutte le opere d’arte di cui l’Italia è piena, essi, in maggioranza, non le possono né capire, né apprezzare e che, non appena sarà in loro potere farlo, le distruggeranno. Nessuno pensi che non sarà così: non ha, forse, la Chiesa dei primi secoli, distrutto, cancellato, tutti i monumenti di Roma, perfino gli acquedotti, le fognature, i fori, gli anfiteatri che erano al servizio del popolo?

I musulmani hanno come meta l’islamizzazione del mondo. Sono uomini e come tali non possono desiderare altro che lasciare la propria impronta nella storia, far vincere la propria lingua, la propria religione, il proprio gruppo fisico, psichico e culturale. È urgente per noi italiani ed europei, riprendere in mano la nostra vita, il nostro futuro. Cominciamo a lavorare per sopravvivere come italiani e lasciamo al loro destino i popoli dell’Africa e dell’Asia.

                         Davide Cavaliere

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