Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

SCOPRIRE FLORBELA ESPANCA, LA FAMOSA POETESSA PORTOGHESE (di Matteo Fais)

“Son quella che per strada questuò/ quella che abitò regali mura./ Partii un giorno per l’India all’avventura:/ son quella nave che più non tornò./ Il mio profilo è moro, lusitano,/ negli occhi ho il verde dell’Oceano austero,/ sirena nata in sogno a un capitano./ In nebbia la realtà si è dilatata…/ Come vorrei esser quelle che io ero,/ le donne che ricordo di esser stata!” (Florbela Espanca, Questo mio corpo sfamerà le rose, Interno Poesia).

C’è un motivo per cui bisogna tenersi a debita distanza – la stessa che si usa verso gli appestati – dalla critica ideologica, che si tratti di quella marxista, di genere, postcoloniale e via dicendo: essa distorce, altera, getta uno sguardo malizioso e violento su fenomeni letterari e autori che andrebbero invece inseriti nel proprio tempo, a livello psicologico come antropologico, o più semplicemente considerati come autonomi, senza farne bandiere di cause che appartengono all’attualità – giuste o meno che siano.

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Uno dei problemi con quel tipo di approccio, peraltro, è che spesso muta l’artista in personaggio e ne fa emergere le scelte esistenziali molto più del valore autoriale. Ciò è successo per esempio con Florbela Espanca, sublime poetessa portoghese appena ripubblicata, in Italia, in un’ampia antologia intitolata Questo mio corpo sfamerà le rose, da Interno Poesia. Come sottolinea il curatore, Graziano Graziani, l’autrice è stata volutamente dipinta quale una proto femminista, pur non essendosi pressoché mai interessata di politica, solo per aver vissuto con disinvoltura la propria esistenza sentimentale e intellettuale, concedendosi, nel corso della sua breve vita, ben tre matrimoni ed essendo una delle poche donne del periodo, nel suo Paese, ad aver avuto un percorso universitario.

Sgombrato il campo da queste colossali fesserie, che fanno apparire una grande artista alla stregua di una di queste cantantoruccole di oggi in fissa con la lotta al fantasma del patriarcato, ci si può tranquillamente immergere in questa voluminosa ricognizione sul lascito di una donna che abbandonò volontariamente il mondo ad appena 36 anni, l’8 dicembre del 1930.

Strepitoso tomo, dal titolo struggente, curato nei minimi dettagli – quelli di Interno Poesia sono davvero una garanzia, con niente da invidiare ai fratelli maggiori di Einaudi –, presenta le poesie con testo a fronte e la coraggiosa scelta, esplicitamente dichiarata da parte del curatore, di “conservare la metrica e, laddove possibile, l’incastro di rime dei sonetti originali”. Al fine di una “maggiore adesione alla sonorità”, egli ha quindi optato in certi punti per adottare “perifrasi e sintesi, fino a vere e proprie riscritture di piccoli pezzi di verso che si allontanano dal senso letterale, senza però perdere quello complessivo”. Una scelta opinabile, si dirà, ma rispettabile e giustificata se, come lui sostiene con forza, “molto del fascino delle poesie di Florbela Espanca deriva […] dal ritmo, dai giochi di ripetizione, tutti aspetti che trovano valorizzazione nella gabbie metriche più che nella traduzione letterale”.

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E, certamente, vi è tanto di affascinante in questa poesia “confessionale” dalla struttura caparbiamente classica, aliena agli avanguardismi dei vari movimenti del tempo. Una lirica che resta incentrata sui temi classici dell’amore, la solitudine, il tormento e l’erotismo. Si tratta, insomma della confessione di una compagna di inferno che non vuole renderci partecipi se non dei propri sentimenti, senza appunto fornire lezioni su come essere donna.

Io son colei che è persa per il mondo,/ che vaga senza un nord, per strade storte,/ del Sogno son sorella, e a questa sorte/ son crocefissa, afflitta nel profondo./ Ombra di nube tenue che va affondo,/ il cui destino amaro, triste e forte,/ spinge brutale verso nera morte!/ Anima in lutto, mai compresa a fondo!/ Quella che passa e che nessuno vede,/ che è detta triste senza che lo sia,/ che piange ma il perché non se lo chiede./ A volte sono immagine sognata/ di un’anima gemella della mia/ che nella vita non m’ha mai incontrata”: come si potrà notare, qui si respira quasi un eco della dickinsoniana “Questa è la mia lettera al mondo”, peraltro con meno venature di ostentazione e autocompiacimento. Chissà, poi, se la poetessa portoghese avrà mai letto la collega americana. Di certo, sappiamo della passione per il lavoro di Sibilla Aleramo e Ada Negri – quest’ultima considerata da lei come la più grande lirica al mondo.

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Ecco, tutto ciò che interessa alla Espanca è dar vita a un “verso puro,/ un verso altero e forte, strano e duro,/ che dica, in pianto, proprio ciò che sento!”. Se la sua prima raccolta si intitola Libro d’angosce, tale dicitura potrebbe essere estesa alla sua intera produzione, che su tale male di vivere si concentra senza oscillazioni, tra la sensazione di strazio e l’idea della morte sullo sfondo (“Un giorno capirò quel tuo mistero,/ quando, disteso là nel cimitero,/ questo mio corpo sfamerà le rose”).

Un libro, dunque, che possono leggere tutti – esattamente come quelli di ogni grande poeta e potessa –, anche coloro che non si cospargono il capo di cenere e chiedono scusa un po’ a casaccio a ogni femmina che passa, in ragione del proprio testosterone. Grazie al cielo, esiste un sentire comune a tutte le donne e gli uomini sani di mente – quindi che non vivono per odiare i rappresentanti del genere opposto. Perché, come dice la poetessa, Io voglio bene a tutti, a tutti quanti!/ E amo così, così perdutamente,/ da riscaldare il mondo coi miei abbracci.

Matteo Fais

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Telefono e WhatsApp di Matteo Fais: +393453199734

L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”) e, in radio, con la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana. Ha pubblicato L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima (Robin Edizioni). Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Il suo romanzo più recente è Le regole dell’estinzione (Castelvecchi). La sua ultima opera è una raccolta di poesie, L’alba è una stronza come te – Diario d’amore (Delta3 Edizioni)

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