Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

TIKTOK O MENO, I SOCIAL HANNO FALLITO, COM’ERA PREVEDIBILE (di Matteo Fais)

L’America faccia quello che preferisce, rispetto all’esistenza di TikTok. Se ritiene che possa costituire un pericolo a livello nazionale, come sostengono, ne limiti l’accesso e tanti saluti. Tutto sommato di spazi in cui dire coglionate, fare balletti ed esprimersi, non è che ne manchino.

Del resto i social sono fondamentalmente una gigantesca occasione mancata, come più in generale internet. Negli anni ’90, qualcuno salutava quest’ultimo come il primo vero mezzo genuinamente democratico della storia, ma tanto entusiasmo era in fin dei conti del tutto ingiustificato e mal riposto. Molta gente non sa che farsene della democrazia e della società aperta, confondendo libertà con scazzo e disimpegno totale.

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Alla fin fine, come si può ben vedere, il 95 percento dei post sui social si riducono a stronzate senza senso che vanno dai bilanci di fine anno del signor Mario Rossi – e chi se ne fotte, verrebbe da dire – a esibizioni di narcisismo forsennato – anche sfogliare l’album di foto personale di una gran fica, alla lunga, stanca.

Di persone che abbiano qualcosa da dire e che sappiano farlo in uno spazio così limitato e limitante come quello, per esempio, di una pubblicazione su Facebook, ce ne sono veramente pochissime. Gli altri si limitano ai meme e, quando lo stesso ti ricompare per la dodicesima volta in un giorno, il suo effetto – sempre ammesso che ne avesse uno – è pari a quello della barzelletta raccontata per l’ennesima volta dal vecchio zio ubriacone.

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I contenuti di valore sono veramente pochi e vengono volutamente affossati e silenziati dall’algoritmo. O meglio molto spesso, essendo che nessuno se li fila, il sistema li lascia andare come povere zattere alla deriva.

Peccato, peccato davvero perché i social e il web avrebbero potuto essere fantastici strumenti per diffondere la cultura e, se in parte lo sono comunque, è solo grazie a quelle persone che cercano con passione contenuti particolari e nuovi stimoli intellettuali. Il fatto è che questo genere di soggetti avrebbero fatto lo stesso anche in un universo in cui questo tipo di discorsi avesse ancora viaggiato in modo classico, insomma tramite libri cartacei.

Certo, adesso, costoro possono trovare praticamente l’impossibile, anche grazie a quella genialata che è YouTube. Ma tutto ciò che di culturalmente rilevante esiste resta infondo confinato nella solita bolla e, malgrado la disponibilità gratuita, non sfonda il muro dell’indifferenza delle masse.

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In tal senso i social sono come l’istruzione diffusa e obbligatoria: la gente ha ampiamente dimostrato di non sapere che farsene. Con tutte le biblioteche che si tengono aperte in questo Paese e che permettono anche al più morto di fame di farsi un’istruzione, dovremmo avere una popolazione di intellettuali, mentre invece i più non riescono neppure a comprendere un testo di minima difficoltà, come questo articolo.

Purtroppo, tutte le grandi invenzioni debbono spesso scontrarsi con la pochezza di chi dovrebbe utilizzarle.

Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”) e, in radio, con la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana. Ha pubblicato L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima (Robin Edizioni). Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Il suo romanzo più recente è Le regole dell’estinzione (Castelvecchi). La sua ultima opera è una raccolta di poesie, L’alba è una stronza come te – Diario d’amore (Delta3 Edizioni).

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