Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

SE L’ITALIA È FATTA DI SEGUACI DI FEDEZ E IGNORA UNGARETTI (di Matteo Fais)

È un dato, tragico e incontestabile: in qualunque giorno della settimana uno apra i giornali, dal “Corriere della Sera” alla “Gazzetta dello Sport”, si trova un articolo su Fedez. Ok la propaganda ma, evidentemente, visto che nelle redazioni non possono essere tutti pazzi o venduti, qualcuno deve apprezzare e leggere discussioni su questo strano cantante e sua moglie, la Ferragni, se ne scrivono continuamente.

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Alla fin fine, le chiacchiere stanno a zero: la gente medita sulle parole di quest’essere totalmente tatuato, non sulle liriche di Ungaretti – in prima istanza, coloro che lo criticano, sia chiaro. Provate a chiedere in giro se qualcuno conosce i versi che fanno “Ora potrò baciare solo in sogno/ Le fiduciose mani…/ E discorro, lavoro,/ Sono appena mutato, temo, fumo…/ Come si può ch’io regga a tanta notte?…”. Ma, senza andare a Il Dolore, raccolta certo meno frequentata, provate a chiedere di Il porto sepolto e dei passi “Col mare/ mi sono fatto/ una bara/ di freschezza”.

Davvero abbiamo una tale tradizione per, poi, approdare al culto di un simile personaggio? Davvero i giovani non hanno mai letto il poeta ermetico e invece conoscono a memoria le parole di un trapper qualsiasi come Sfera Ebbasta? Purtroppo, pare che questa sia la situazione. E, meglio ribadirlo, non è che i cultori dei bei tempi andati, quelli che “il nostro secolo ha prodotto Fedez, mentre prima c’era Tommaso d’Aquino”, abbiano effettivamente preso in mano l’opera De ente et essentia.

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Ecco perché, poi, si entra sul sito del “Corriere”, o si compra il giornale, e ci si trova il verniciato che, comodamente svegliatosi in tarda ora, ridacchia su Fiorello che, per scherzo, l’ha fatto passare per il nuovo direttore artistico di Sanremo – praticamente, questo poveretto, indegno dei pescivendoli del mercato ittico, la mattina si alza e, come prima cosa, googlola il suo nome, neanche fosse il Presidente del Consiglio.

Ma ci rendiamo conto? Ungaretti non ottenne mai il Nobel – cosa che avrebbe dovuto sollevare, oggi come allora, proteste in tutto il Paese – e uno con il collo inchiostrato si sente in dovere di fornire la propria opinione su qualsiasi argomento che scuota l’opinione pubblica. Ed ecco che questa si preoccupa per il suo stato di salute, mentre ignora ogni ricorrenza relativa al poeta.

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Questa è la situazione nella nostra Nazione. In Italia, stando a ciò che riferisce l’ISTAT, ci “sono 7.425 le biblioteche pubbliche e private, statali e non statali, aperte al pubblico in Italia nel 2019 (escluse quelle scolastiche e universitarie). Il 58,3% del totale dei comuni ha almeno una biblioteca: ce ne sono quasi tre ogni 100 Kmq e una ogni 8 mila abitanti”. Eppure, malgrado tutto il dispendio di soldi pubblici, per dare una cultura alle masse, la gente preferisce le stronzate di  Fedez e di sua moglie a tutto questo sapere.

Rendiamoci conto che siamo circondati da persone simili, che questa è l’umanità con cui ogni giorno dobbiamo interfacciarci. Certo che la natalità è in calo. Può una persona con un cervello mettere al mondo un figlio, per farlo vivere tra soggetti di questo tipo?

Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi. Di recente, ha iniziato a tenere una rubrica su Radio Radio, durante la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana, intitolata “Il Detonatore”, in cui stronca un testo a settimana.

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