Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

IL DELIRANTE DISCORSO DI PUTIN (di Davide Cavaliere)

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Il discorso di Vladimir Putin a Volgograd, ex Stalingrado – per l’occasione ribatezzata come tale, come avviene ogni anno, a quanto pare, ben nove volte -, è stato pensato per includere il mito della «grande guerra patriottica» contro l’aggressione tedesca all’URSS nell’arsenale propagandistico della guerra contro l’Ucraina democratica e sovrana avviata il 24 febbraio 2022. 

Il discorso è costituito da una serie di menzogne, in puro stile putiniano, che rasentano il delirio. L’analogia tra i carri armati forniti dalla Germania del riluttante Scholz e quelli della Wehrmacht di otto decenni fa è, semplicemente, demenziale. Putin e la sua cerchia di ex agenti del KGB stanno sfruttando passioni e nostalgie legate alla vittoria di Stalingrado. 

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Il tiranno del Cremlino si atteggia a eroe antinazista e antifascista. L’Ucraina, in questo scenario allucinato e inquietante, sarebbe l’avanguardia neonazista di una più vasta aggressione alla Russia condotta dal «Satana» occidentale – Putin parla il linguaggio dell’ayatollah Khomeini. La Federazione Russa si starebbe solo difendendo da un tentativo di «accerchiamento». Timore, questo, che decenni fa già ossessionava Stalin – il famoso “accerchiamento capitalista”.

È inutile cercare una logica nel suddetto discorso, come credere alla sua velata minaccia nucleare (“E non ci limiteremo all’uso dei mezzi blindati. Siamo sicuri della nostra vittoria. Tutti lo devono capire”). Tutto odora di ideologia, di mistificazione, di mitologia autocommiserativa e vendicativa. Gli omicidi di massa commessi dall’esercito russo sono attribuiti alla propaganda ucraina. Solo la stampa schiava di Putin direbbe la «verità». 

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Il nazismo non è rinato in Ucraina, dove i movimenti nazionalisti radicali come Svoboda e Pravy Sektor ammontano solamente a un 2 per cento dell’elettorato, semmai è tornato al potere al Cremlino. La Russia putinista è un Paese affetto dai bacilli del sovietismo. Il discorso di Volgograd unisce l’esaltazione dello zarismo e dello stalinismo, l’ultranazionalismo, l’espansionismo militarista e l’infinito disprezzo per l’idea stessa di verità storica: è una falsificazione del passato e uno sfiguramento del presente.  
La disastrosa prestazione dell’esercito russo, sopravvalutato in modo sistematico dai nostri «analisti», è il naturale riflesso di un sistema politico delirante, corrotto, autocratico, inefficiente e ingessato. L’unica meta che attende Putin non è la vittoria, bensì la pattumiera della Storia. Hitler, quantomeno, aveva un intenso senso del tragico, il gangster del Cremlino non ha neanche quello del ridicolo; ma soprattutto non ha la testa di Zelensky, né Odessa, né Kyiv.

Infido, ipocrita e bugiardo, l’assassino di massa Putin sostiene di voler «denazificare» l’Ucraina e di lottare contro il «satanismo» occidentale, ma si tratta di un’oscena farsa in cui il Diavolo simula un esorcismo.

Davide Cavaliere

L’AUTORE 

DAVIDE CAVALIERE è nato a Cuneo, nel 1995. Si è laureato all’Università di Torino. Scrive per le testate online “Caratteri Liberi” e “Corriere Israelitico”. Alcuni suoi interventi sono apparsi anche su “L’Informale” e “Italia-Israele Today”. È fondatore, con Matteo Fais e Franco Marino, del giornale online “Il Detonatore”.

 

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