Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

SCEGLI UN CASIO E MOLLA IL ROLEX – PERCHÉ ABBANDONARE UNA DONNA TOSSICA (di Matteo Fais)

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Il primo dovere etico di uomo, oggi come oggi, è ridimensionare queste invasate totali, quelle che loro possono tutto e tu non le devi mai contestare. La regola aurea, dunque, è smetterla di considerare le donne come delle minorate al di sopra di ogni giudizio. Loro sono responsabili – e vanno responsabilizzate –, esattamente come gli uomini.

Pensate che diavolo di sciroccata deve essere una come Shakira, la cantante, se dopo 4 canzoni di merda si paragona, in ambito automobilistico, a una Ferrari e, parlando di orologi, a un Rolex. Palesemente, quella è una creatura tossica. Se si strizza il suo intimo – le mutandine come l’anima –, viene fuori solo veleno e boria, un’insopportabile supponenza.

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Se il marito – o meglio compagno, come si usa di questi tempi – l’ha smollata, ha fatto unicamente bene. Una femmina così patetica da sostenere, al limite della menopausa, di valere quanto due ventiduenni, o capace di abbassarsi a cantare versi quali “Le donne non piangono più, le donne fatturano”, va aiutata, con una terapia d’urto psicologica, a comprendere che non conta una sega, che è solo una grottesca imitatrice dei più pietosi fenomeni maschili. Se si trattasse di un essere dotato di pene, si direbbe giustamente che deve avere un pistolino proprio piccino per dover squadernare sul tavolo la dichiarazione dei redditi.

Se una femmina sceglie il suo uomo in ragione dei soldi che possiede, le si dà giustamente della puttana. Se poi una vuole farsi valere dicendo che guadagna, quantomeno bisognerebbe riderle in faccia. La passione se ne fotte del denaro, solo il mercimonio è mosso dalle banconote.

Che tristi queste vaginomunite che abbiamo tirato su con le ultime generazioni. Sembrano la caricatura di maschi già caricaturali. Sono in carriera e si sentono intoccabili, pensano di meritare l’amore dimostrandosi senza cuore. Sono maligne e perverse, ma senza l’abbandono e la bellissima pazzia delle eroine letterarie.

Verso di loro si può provare unicamente mestizia, come verso il maschio che contesta all’ex moglie le cene da lui pagate durante il matrimonio. Non ci si dona per avere qualcosa in cambio, lo si fa per la gioia della gratuità. L’amore non è un contratto e queste vorrebbero un foglio di carta controfirmato in cui si dice quante volte le dovrai scopare nel corso della settimana.

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Il grande seguito riscosso da Shakira presso l’universo femminista, con il suo presunto empowerment, lascia intendere la tossicità che il movimento in questione ha instillato nelle relazioni uomo-donna, creando prototipi femminili di cui non sappiamo più che farci, roboticamente algide come una Stepford’s Wife. Donne che rifiutano la nobiltà del dolore, dopo la fine di un amore, quella che porta il poeta – Cardarelli, per chi non lo sapesse – a scrivere “Amore, amore, come sempre/ vorrei coprirti di fiori e d’insulti”. A loro manca oramai la dimensione della dolcezza che si mescola allo strazio, assumendo cangianti sfumature di rabbia.

Queste donne, inutile dirlo, vanno abbandonate a sé stesse, costrette a sentire la pochezza della propria individualità, la miseria della loro solitudine. Se queste sono un Rolex, ha ragione Piqué, il marito di Shakira, scegliete un Casio per il resto della vita.

Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi. Di recente, ha iniziato a tenere una rubrica su Radio Radio, durante la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana, intitolata “Il Detonatore”, in cui stronca un testo a settimana.

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