Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

INVITO ALLA PITTURA DI MUSANTE, IL SOGNATORE (di Chiara Volpe)

In apparenza, un’arte d’eccezione, lontana dagli schemi, sfuggente e indipendente da ogni categoria precisa e definita, tra le pieghe del surreale, del Pop e non solo, libera e selvaggia ma anche rigorosa e calibrata.

Appendi un’opera di Francesco Musante a una parete qualsiasi, ti soffermi anche soltanto un istante di fronte a quella scena e sei dentro mani e piedi: le linee, le stelle filanti, le code d’aquilone, quell’universo immaginifico è in ognuno di noi. Ti trascina con sé e cerchi di sentire, non solo di capire, ciò che trasmettono.

Avvalendosi delle più svariate tecniche, dall’acquarello all’incisione, dal collage all’olio su tela, tavola, carta, ceramica, approda allo stile che l’ha reso celebre. Dedica un ciclo all’Antologia di Spoon River e uno ad Alice nel Paese delle Meraviglie e illustrato numerosi libri, collabora con diverse aziende e marchi, espone in Italia e all’estero.

Un linguaggio personale, un alfabeto di segni privilegiati in contatto col sogno e un’inesauribile fantasia, vibrano in quel mondo, agiscono su chi osserva e su tutto ciò che appartiene alla nostra quotidianità. È contagioso.

Un circo magico, fatto di musiche, architetture policrome, figurine che popolano la scena e si esibiscono in acrobazie vorticose che esplodono nelle più indovinate composizioni grafiche e plastiche.

“I sogni di Musante hanno notti serene con almeno una decina di mezzelune, sono popolate da pittori che si danno un gran daffare brandendo pennelli enormi come picche da torneo, camminando sul filo, levitando su sgargianti cuscini, passando da un’isola all’altra come calabroni di fiore in fiore, mentre funamboli trasognati esibiscono equilibrismi assurdi, i treni si arrampicano sugli alberi, concertisti sgangherati suonano strumenti silenziosi”, scrive Renzo Margonari.

Un connubio perfetto tra figurazione e astrazione, con intento narrativo, fantastico, onirico. Narrazione come complemento non trascurabile della sua poetica: un “fare visuale” che si manifesta in ampie didascalie che, tutte intorno all’opera, arricchiscono il contenuto figurativo e impegnano nella ricerca e nella scoperta di coincidenze tra la forma e la sua trascrizione letteraria.

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Scrive e poi dipinge o dipinge e poi scrive? Non importa. “L’Arte sarà di tutti e la parola Arte non sarà di nessuno”, esponeva Giuseppe Chiari, nel 1978, in una delle sue opere di Poesia Visiva. L’arte è anche inganno, dunque, perfidia contro la nostra stessa ingenuità, spaesamento e ribaltamento dei significati originari. Ogni scusa è buona per Musante per attirarci nella sua trappola, dove ogni buon senso-critico decade rispetto al capriccio, al trabocchetto, all’illusione.

Fanciulle volanti appese a un cuore, verso orizzonti colorati e inesplorati, misteriosi, sfuggono al senso accademico, risvegliano il fanciullino di pascoliana memoria, verso una vita auspicata più sincera, dove sembra possibile cambiare la sorte.

Scava in te, non come farebbe un adulto, senza corazze e contaminazioni. È un sogno a occhi aperti, tu sei il viaggiatore intrappolato dolcissimamente dal veleno di un pungiglione, sedotto dal congegno di una macchina fantastica. Cosa c’è oltre l’ennesima porticina lo svela la tua curiosità di andare avanti e addentrarti nel racconto.

Non si tratta di spontaneità senza controllo, è chiaro il punto di partenza, la scintilla necessaria affinché l’opera nasca. Il nostro ha dei padri che, come spiriti guida, gli hanno suggerito la via. Penso a Chagall, per il lirismo narrativo e favolistico, colto e immediato; il dinamismo futurista, la Metafisica e il surreale, l’high tech di Marco Lodola.

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C’è del Musante in questo Artista? Abile ed esatto manovratore, pittore di favole che sgorgano come da un fiume in piena, lasciando che maturino in lui e crescano come piante in un giardino, inducendoci a oltrepassare con un salto il confine tra lirismo e reale, che ci invitano a tornare bambini e umani.

Ma chi è colui che ci prende per mano, ci conduce e muta in co-protagonisti? Chi governa la maschera? Chi “si allontana dal sentiero del quotidiano per andare incontro ad un nuovo sogno”? Non importa, egli ama questo suo viaggiare, alla ricerca di un nuovo frammento ancora che terrà per “ricostruire una trama… un sogno rubato alla realtà”.

Chiara Volpe

L’AUTRICE

Chiara Volpe nasce a Palermo, nel 1981. Laureata in Storia dell’Arte, ha svolto diverse attività presso la Soprintendenza per i Beni Culturali di Caltanissetta, città in cui vive. Ha lavorato per una casa d’Aste di Palermo, ha insegnato Arte, non trascurando mai la sua più grande passione per la pittura su tela, portando anche in mostra le sue opere. Attualmente, collabora anche con il giornale online Zarabazà.

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