Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

L’ESEMPIO DEI TASSISTI CHE GLI ITALIANI NON CAPIRANNO MAI (di Matteo Fais)

Non importa cosa pensiate di loro. Sono molti? Troppi? Pochissimi? Carissimi? Chi se ne frega! Il punto è che sono l’unico esempio di categoria che non demorde e porta avanti le sue lotte fino alla fine, diversamente dal resto dei propri connazionali.

Grand’uomini questi tassisti! Ogni volta che cercano di liberalizzare le loro licenze, fanno un casino micidiale – se dovessi fare una rivoluzione, credo che li metterei nelle prime file.

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In questo Paese, dove le uniche cose che siamo abituati a fare sono borbottare mezza giornata e, poi, inevitabilmente subire, loro fanno resistenza dura e, come si suole dire nelle migliori manifestazioni, “senza paura”. Inutile precisare che la democrazia e i propri diritti si difendono in questo modo, bloccando il Paese, non accettando negoziazioni al ribasso, ma facendo muro contro muro. Non lamentele, insomma, ma opposizione concreta.

Magari, magari tutti i nostri connazionali fossero come loro! Questo Paese diventerebbe l’Eldorado. Immaginate se gli insegnati, gli operai, così come gli imprenditori vittime di una tassazione da far mancare il fiato, congelassero l’Italia e le loro attività a data da destinarsi. State certi che, allora, le cose cambierebbero.

Infatti, col cazzo che si è mai riuscito a liberalizzare le licenze dei tassisti, perché loro non hanno concesso niente ai vari Governi. Gli altri, purtroppo, sono impiegati statali, spesso vittime del senso di colpa di chi, sapendo di fare il loro lavoro alla carlona, non si sente mai in diritto di rivendicare quanto gli spetta o lottare per avere di più. Chi si fa un culo così tutto il giorno, per 14 ore, e per farlo ha dovuto pure pagare fior di quattrini – anche 100 mila euro per una licenza – sa bene quanto vale il proprio sudore e pretende rispetto, senza mai svendersi.

Tutte le vere forze produttrici del Paese – quindi non il branco di parassiti che costituisce la macchina burocratica – dovrebbe prendere esempio e ispirazione dai tassisti per estendere la battaglia, soprattutto per ciò che concerne la questione fiscale e dire basta al furto di Stato. Basta pagare e si abbassa tutti le serrande contemporaneamente. Il colpo sarebbe duro da digerire.

Invece, qui si continua a fare finta di niente, a vivacchiare evadendo un euro qua e un altro là, sottopagando il cameriere, perché sarebbe impossibile sostenerne il costo totale, ma non è decisamente questa la via. È la sanguisuga che bisogna staccarsi di dosso e andrebbe fatto in malo modo.

Ci vorrebbe un gigantesco e thatcheriano “I want my money back” (“Rivoglio indietro i miei soldi”) messo in atto da tutto sto popolo di vessati. Del resto, il lavoro è sacro per chi è realmente costretto a lavorare per vivere e, poco ma sicuro, va difeso con le unghie e con i denti.

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Tra parentesi, diciamocelo chiaro e tondo, liberalizzare le licenze dei taxi non servirebbe a una sega, se non a generare un numero spropositato di altri lavoratori senza futuro che andrebbero solo a saturare un mercato già prossimo a tracimare in una lotta alla concorrenza senza alcun senso, come accaduto, per esempio con i parrucchieri.

A ogni modo, l’esempio da seguire ce l’abbiamo e sappiamo che la loro prassi è vincente. Ora, non resta che imitarli, unendoci in una comune battaglia.

Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.

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