Il Detonatore

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IN MORTE DI PAOLO MAURENSIG, LEGGENDO IL SUO ULTIMO ROMANZO (di Davide Cavaliere)

Paolo Maurensig, il celebrato autore de La variante di Lüneburg e di Canone inverso, è deceduto improvvisamente pochi giorni dopo aver consegnato al suo editore il manoscritto del suo ultimo libro, Il quartetto Razumovsky, pubblicato quest’anno da Einaudi.

I musicofili coglieranno nel titolo il riferimento al conte Andrej Kirillovič Razumovsky, l’ambasciatore russo a Vienna, che commissionò a Ludwig van Beethoven tre quartetti per archi, i numeri sette, otto e nove, che completano la serie dei cosiddetti «quartetti centrali», a cui seguiranno i ben più celebri «ultimi quartetti».

Paolo Maurensing, Il quartetto Razumovsky, Einaudi.

Il romanzo non a caso reca questo titolo, poiché il narratore, Rudolf Vogel, è un ex musicista emigrato negli Stati Uniti dopo la Seconda guerra mondiale. Dopo innumerevoli peregrinazioni in terra americana, causate dal suo passato di membro attivo del Terzo Reich, Vogel si stabilisce definitivamente nel freddo Montana dove, casualmente, ritrova due membri del quartetto con cui suonò davanti a un Führer soddisfatto.

I tre si mettono sulle tracce del quarto componente, la violoncellista Victoria, anche lei trasferitasi negli Stati Uniti e vittima di una demenza senile precoce che la rende opaca e muta, legata al protagonista da un segreto inconfessabile. I tre membri del quartetto, in ricordo dei bei tempi andati, quando giovanissimi si erano distinti in tutta la Germania nazista per il loro talento, si preparano a un nuovo concerto, in compagnia di una giovane violoncellista americana di nome Vanessa.

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Il giorno precedente al debutto, il carismatico e talentuoso leader del quartetto, Max Brentano, fa riemergere una storia di tradimento, odio, amore non corrisposto, rancore, che ne causerà la morte. Dell’omicidio viene accusato Vogel che, dalla claustrofobica cella di un carcere per condannati a morte e afflitto da un morbo neurodegenerativo, mette per iscritto il suo passato torbido e criminale, fatto di violenza subita ed esercitata.

La malattia del narratore e il prolungamento isolamento possono far sospettare che la memoria gli stia giocando dei brutti scherzi. Quando parla con il cappellano del penitenziario di massima sicurezza in cui è rinchiuso non fa altro che dei discorsi teorici, perché non si può pentire di qualcosa che non ricorda di aver commesso, e nemmeno si può essere assolti da una colpa che la memoria ha cancellato, e che deve essere riscoperta ogni giorno.

Maurensig ha dato corpo a un personaggio che, da un lato, ricorda Maximilien Aue, il carnefice incestuoso del bellissimo romanzo Le benevole di Jonathan Littel; dall’altro l’ossessivo Humbert Humbert di Lolita. Si tratta di un romanzo potente sulla cecità che ci coglie quando ricordiamo le nostre colpe e sulla loro persistenza; la confessione di un uomo che, a un certo punto della sua vita, viene toccato dal male e questo si radica in lui senza possibilità di redenzione terrena.

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Il romanzo pone una questione che, da decenni, inquieta gli intellettuali di tutta Europa: com’è possibile che uomini colti, sensibili, raffinati abbiano collaborato attivamente alla tortura e allo sterminio di milioni di esseri umani? È il mistero del faggio di Goethe al centro del campo di concentramento di Buchenwald: l’alta cultura non come freno, ma come orpello alla disumanità. I movimenti perfetti e studiati della musica classica possono tornare utili per compiere atti di inenarrabili sadismo: «Come avrei potuto immaginare che proprio io sarei stato destinato a suonare la carne: non più il proprio strumento, ma il corpo umano, letteralmente, agendo sui fasci di nervi, come fossero corde di violino tirate allo spasmo, e provocando suoni più o meno acuti, trasformando il paziente in una glassarmonica vivente».

Sono le terribili «lezioni di canto» che Vogel tiene ai «pazienti» in cura dalle SS. Nel romanzo di Maurensig la morte prende la forma, nera e spaventosa del Meister di Paul Celan: il suo «occhio è azzurro» e «ti colpisce preciso».

Davide Cavaliere

L’AUTORE 

DAVIDE CAVALIERE è nato a Cuneo, nel 1995. Si è laureato all’Università di Torino. Scrive per le testate online “Caratteri Liberi” e “Corriere Israelitico”. Alcuni suoi interventi sono apparsi anche su “L’Informale” e “Italia-Israele Today”. È fondatore, con Matteo Fais e Franco Marino, del giornale online “Il Detonatore”.

 

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