Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

LA MIA GENERAZIONE È L’ULTIMA PRIMA DELLA DECADENZA DEFINITIVA (di Chiara Volpe)

Guardo mio figlio e penso che la mia, pur con mille difetti, è l’ultima generazione prima della definitiva decadenza.

Abbiamo conosciuto sia il “pre-digitale” che ciò che è venuto dopo, riuscendo ad adattarci a due mondi tra loro completamente diversi. Siamo quelli delle telefonate da fisso, della matita che serviva a riavvolgere il filo della musicassetta inceppato, del collegamento ad internet col filo, quelli senza casco in scooter e senza cintura di sicurezza in auto; quelli che possono dare sia uno sguardo al passato, per metterlo a frutto, che un’occhiata al futuro per capire che cosa aspettarsi.

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Figli di famiglie numerose, che hanno contribuito alla nascita di nuovi miti e nuove mode, buona musica, sensibili alla trasgressione e alla contestazione, con più tempo libero e più soldi da spendere.

Ancora adesso, ascoltiamo Bowie, Elton John, Freddie Mercury e fottendocene di che gusti sessuali avessero. Oggi, invece, è arrivato il gender fluid. Siamo quelli innamorati dei Led Zeppelin, che hanno fatto carte false per andare al concerto dei Deep Purple, senza preoccuparsi dei testi delle loro canzoni. Ora, però, è arrivata la censura e hanno inventato il sessismo…

Ci costringono a dare un’etichetta a tutte le cose, alla solidarietà, e a stare attenti alle parole che pronunciamo, pena lo stigma e l’emarginazione perenne. Creano dei problemi che magari non avremmo mai avuto, perché la tolleranza viene spontanea.

Ma di questo possiamo accorgerci solo perché possiamo voltarci indietro. Quelli dopo partono già rovinati e le probabilità che riescano a non perdersi sono decisamente contro di loro. 

Di questi tempi, ci sono ragazzi difficili da gestire, tendenti all’egoismo e alla pigrizia, pensano che tutto gli sia dovuto e spesso si trovano nella condizione di avere davvero tutto, ma ugualmente infelici perché non preparati alla vita vera, reale. I primi a poter usufruire di internet già dall’infanzia, esposti ad una quantità di tecnologia impensabile per i predecessori, ne dipendono e si isolano, diventando incapaci di creare delle vere relazioni con le persone, se non di tipo superficiale e di poco affidamento. Hanno un account, seguono gli altri sui social, condividono contenuti per farsi notare e socializzare. Partecipare per loro significa abusare delle piattaforme e di equivoche emoticon.

Soffrono di impazienza perché abituati a gratificazioni istantanee a portata di click, facili alla frustrazione quando devono ottenere dei risultati che richiedano tempo. Convivono con l’insoddisfazione, sembrano una specie di macchine venuta male.

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Nei prossimi vent’anni, avremo un nuovo continente digitale e post-umano dove tutto è presente e il cambiamento c’è già stato. Errabondi e succubi di un potere tecnologico, chiusi in un orizzonte inquieto, consapevoli di aver surrogato tutte le relazioni in una dimensione impalpabile, vivranno un’esistenza atomizzata da isolati e soli.

I più grandi sono ancora adolescenti e altri non sono ancora nati.

Chiara Volpe

L’AUTRICE

Chiara Volpe nasce a Palermo, nel 1981. Laureata in Storia dell’Arte, ha svolto diverse attività presso la Soprintendenza per i Beni Culturali di Caltanissetta, città in cui vive. Ha lavorato per una casa d’Aste di Palermo, ha insegnato Arte, non trascurando mai la sua più grande passione per la pittura su tela, portando anche in mostra le sue opere. Attualmente, collabora anche con il giornale online Zarabazà.

 

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