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SINISTRE BIOGRAFIE – DESMOND TUTU, QUELLO DELL’APARTHEID (di Davide Cavaliere)

Desmond Tutu era il tipico religioso carismatico e ballerino di cui il continente africano abbonda. Amato dal popolo sudafricano, teneva messe e comizi con le braccia alzate al cielo, gli occhi spiritati e urlando frasi ad effetto con la sua voce stridula.

Cionondimeno ebbe un ruolo dirimente nella lotta contro l’apartheid e guidò la Commissione per la verità e la riconciliazione nel suo, fallimentare, tentativo di pacificare il Sudafrica che, ancora oggi, rimane uno degli stati africani più violenti.

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Dopo la fine della segregazione razziale nel suo Paese e il conferimento del Nobel per la Pace, si era votato a un attivismo sociale e umanitario sfrenato. Svolazzava di causa in causa, come un’ape vola di fiore in fiore. Con gli anni diventò un totem degli oppressi, veri o presunti, sempre dalla parte “giusta” della storia e del “progresso” in tutte le sue declinazioni: frontiere aperte agli immigrati, abolizione delle armi nucleari, lotta al tabagismo, alla fame nel mondo, all’AIDS, all’omofobia e al sessismo. 

Insomma, Tutu era un Bernard-Henry Lévy più nero e meno scamiciato. A differenza dell’intellettuale engagé parigino, l’arcivescovo sudafricano mal sopportava Israele. Come tutti i rappresentanti della Sinistra mondiale amava versare lacrime per i palestinesi.

Tutu andava sempre da qualche parte a esprimere la sua opinione su qualcosa. Un minuto prima era in Myanmar e il minuto dopo negli Stati Uniti a chiedere la scarcerazione di Bradley Manning. Non esiste manifesto o lettera sul cambiamento climatico, sulla pena di morte o sui diritti umani, che non rechi in calce la firma dell’attivista africano.

Il tutto avveniva, ironicamente, mentre il suo paese natale sprofondava nella miseria e nella violenza. Certo, undici anni fa denunciò il governo Zuma del Sudafrica, definendolo “peggiore del governo dell’apartheid”, ma niente ha mai avuto da dire sullo stato generale della società sudafricana.

Il Sudafrica è un paese in cui 1 ragazza su 3 verrà aggredita sessualmente prima dei 18 anni, dove il 13,6 per cento della popolazione è sieropositiva e molti ritengono che stuprare i bambini sia una cura per l’AIDS; la criminalità e la corruzione sono endemiche, il 40 per cento della popolazione vive ancora sotto la soglia di povertà e le tensioni razziali crescono di anno in anno, alla faccia della “nazione arcobaleno” auspicata dall’arcivescovo.

Tutu era consapevole di questi fatti. Di tanto in tanto si prendeva una pausa dai suoi viaggi internazionali per denunciare qualche orrore domestico, ma nulla di particolarmente significativo. L’uomo che tanti considerano un combattente per la giustizia nel suo paese, preferiva recitare sulla scena internazionale per ricevere onori e lodi. A turbare l’arcivescovo non erano tanto le donne stuprate, i bambini assassinati, i minatori morti o i contadini bianchi linciati, quanto l’essere umiliato sul palcoscenico umanitario globale dal suo stesso governo.

Desmond Tutu non è mai stato un uomo umile. “Abbiamo marciato a Città del Capo e il muro di Berlino è caduto due mesi dopo”, dichiarò una volta. L’attenzione internazionale lo rese sempre più arrogante. Inoltre, non è mai stato un uomo particolarmente simpatico. Non si presentava, come il Dalai Lama, per parlare delle virtù del perdono, preferiva paragonare la fantomatica “lobby ebraica” a Hitler e Stalin.

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Tutu ha denunciato Israele con più forza del suo paese. Non si tratta di sciovinismo, ma del fatto che la sua statura mondiale si fonda sul mito di un Sudafrica pacificato per mezzo del suo intervento. Ma il Sudafrica non è guarito. Il Sudafrica è profondamente ferito e sta morendo dissanguato. Come star internazionale nel circuito delle celebrità, Tutu è un successo. Mentre come guaritore di nazioni è un fallimento abissale.

Per milioni di progressisti in tutto il mondo, Tutu era diventato una divinità della pace. Si trattava, in realtà, di un finto filantropo ridacchiante, che elargiva massime vuote e per nulla profonde, mentre fuggiva dagli orrori che aveva contribuito a generare in Sudafrica.

Davide Cavaliere

L’AUTORE

DAVIDE CAVALIERE è nato a Cuneo, nel 1995. Si è laureato all’Università di Torino. Scrive per le testate online “Caratteri Liberi” e “Corriere Israelitico”. Alcuni suoi interventi sono apparsi anche su “L’Informale” e “Italia-Israele Today”. È fondatore, con Matteo Fais e Franco Marino, del giornale online “Il Detonatore”. 


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