Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

SUI BAMBINI NON STANNO DANDO DATI, MA NUMERI DEL LOTTO (di Andreas Perugini)

L’Istituto Superiore di Sanità è solito distorcere i dati e noi siamo ormai troppo abituati a sentire gli accoliti, giornalisti e i virologi da salotto televisivo, che gli vanno dietro berciando, quasi che quei resoconti fossero le tavole della legge di Mosè.

Per oltre un anno e mezzo, l’ISS ha prodotto grafici sulle curve del contagio che, a loro dire, dovevano descrivere l’andamento della diffusione epidemica del covid-19. Peccato solo violassero l’ABC del metodo scientifico statistico, come ho già ampiamente argomentato in un mio precedente articolo (https://www.ildetonatore.it/2020/11/04/leditoriale-il-governo-non-ha-capito-niente-della-curva-del-contagio-di-andreas-perugini/).

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Al momento, la propaganda del vaccinista è rivolta verso gli infanti. Questa avanza la tesi che un bambino su 10.000 malati muore di covid.  Non indicano la percentuale dello 0,01% perché, evidentemente, sarebbe oltremodo imbarazzante anche per loro, se il dato fosse posto secondo tale chiave di lettura. 

I “malati” però, per l’ISS, sono quelli che risultano positivi ai tamponi  (sintomatici o meno che siano).  Peccato che i tamponi continuino a essere effettuati con un metodo che nulla ha a che fare con la scienza statistica.  È un dato spazzatura per definizione, che non tiene conto di tutti i bambini che neppure si sono accorti si aver contratto il virus.  È, soprattutto, un dato che serve ad abbassare il numero con cui fare il rapporto dei morti ma che, appunto, non ha base statistica. 

In realtà, invece, in Italia, da due anni a questa parte, di/con covid è morto lo 0,0003% dei bambini dai 5 agli 11 anni. Ovvero, 10 (dieci), un numero assoluto esiguo e statisticamente irrilevante.  Questo è un dato solido che merita di essere considerato. Quello dei tamponi è irrilevante.

Da quanto riportato dall’ISS, ovviamente, viene sistematicamente omesso il numero di patologie pregresse delle vittime, dopo i vari tentativi di sciacallaggio mediatico basati su pochi casi assurti all’onore della cronaca. Praticamente, tutti i 10 bambini morti è probabile fossero già gravemente malati. Non possiamo esserne certi. Le statistiche lo omettono. Però lo deduciamo razionalmente dai casi mediatici che ci vengono presentati per indurre la vaccinazione di massa.

L’ultimo clamoroso esempio, presentato senza alcuna vergogna dai media, è stato quello della quattordicenne anconetana Martina Campanile, costruito secondo la tecnica dell’intervista alla madre in stile “pianga, pianga qui nel microfono!” per spingere milioni di genitori a vaccinare i propri figli, in assenza di basi razionali, facendo leva sull’impatto emotivo di una tragedia che però rimane statisticamente non rappresentativa dell’epidemia in essere.

Infatti, tra le righe di una prima lettera aperta della donna leggiamo che la bambina, fin da piccola, aveva frequentato senza soluzione di continuità gli ospedali. Poi scopriamo che, addirittura, era nata con una sindrome genetica rarissima. Era tetraplegica e, inoltre, in una situazione di immunosoppressione, dovuta a un recente trapianto di rene, che non le avrebbe consentito di farsi inoculare. Quindi la ragazzina si sarebbe contagiata dal fratello vaccinato (come lo erano i genitori).

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Il paradosso è che, invece di accusare l’inefficacia dei vaccini nel proteggere dal contagio, si sfrutta il caso per sostenere che la colpa sarebbe di chi non si vaccina e di chi non vaccina i propri figli sani che, ricordiamo, i medici e gli scienziati hanno sempre indicato come soggetti poco o per niente interessati alla contrazione severa della malattia.

Oggi, però, l’ordine del Ministero è quello di pungere a tappeto anche loro. Le multinazionali del vaccino devono ottimizzare i profitti al massimo. Non saranno certo qualche migliaio di bambini occidentali morti, o menomati a vita, a fermarli. Sono già stati condannati varie volte, oltre che per frodi sanitarie, anche per avere determinato più di 200 tra decessi e gravi lesioni, ad esempio, in Nigeria. Le sanzioni sono sempre state ampiamente coperte dai profitti.

È assodato, l’ISS non merita alcuna forma di fiducia o credibilità.

Andreas Perugini

L’AUTORE

Andreas Perugini, nato in Svizzera nel 1972. Risiede a Bolzano. Dopo il Liceo Scientifico si è diplomato alla scuola di documentario Zelig ed ha frequentato Sociologia-indirizzo Comunicazioni e Mass media. Dagli anni ’90 lavora come libero professionista. È documentarista ed autore di videoclip musicali e video industriali. È presidente del Cineforum Bolzano aderente alla Federazione Italiana Cineforum. In passato suonava in un gruppo di musica minimalista, i Croma, con cui ha pubblicato il disco Discromatopsia, e in un gruppo Hardcore. Per Harlock, ha dato alle stampe il saggio breve Oltre il Male, dallo stato di natura allo stato politico o di culturaAttualmente si guadagna da vivere lavorando come rilevatore statistico per Istat e i principali operatori del settore.

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