Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

L’EDITORIALE – COME CAMBIERÀ L’AMORE DOPO IL VIRUS (di Matteo Fais)

Noi siamo nati nella paura. Uno spettro si aggirava per il mondo, quello dell’HIV. Era il pensiero recondito, anche durante i primi rapporti. Una voce nella testa insinuava “E se lei ce l’avesse? E se fosse malata?”, più o meno come a notte, da bambini, ci si chiedeva se sotto il letto ci fosse realmente un mostro come raccontano certe storielle popolari.

Frattanto, la pornografia andava sempre più prendendo piede, anche tra i ragazzini. Oggi, la filmografia a luci rosse è diffusissima e accessibile a tutti, tra siti streaming, download pirata, etc. Addirittura, nel periodo pandemico, ne è stata incoraggiata la fruizione come surrogato dell’attività sessuale, insieme alla masturbazione chiaramente.

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Invero, tutta la nostra vita sessuale si è fatta da lungo tempo sempre più virtuale e sempre meno materiale. Proprio l’altro giorno, parlando con alcuni amici, tutti fidanzati o sposati, ho scoperto che… beh, insomma, sono tutti frequentatori di siti a carattere erotico. Magari non consumano con la compagna quotidianamente, ma certo fanno una capatina su xVideos, xHamster e via dicendo. Non che servisse una qualche confessione per arrivarci. Basta vedere le visualizzazioni medie di uno di questi filmati e si capisce subito che il mondo è pieno di onanisti – ne siamo sostanzialmente circondati.

Ma è inutile stare qui a fare i fustigatori dei costumi. Meglio limitarsi a prendere atto di come il nostro desiderio stia sempre più deviando verso qualcosa di immaterico, quasi platonico: una donna che si qualifica per le tag che accompagnano le sue performance. 

Ciò non stupisce. Per quanto la popolazione mondiale sia per la maggior parte concentrata nelle città, conoscere qualcuno è divenuto sempre più difficile. Le nostre nonne, negli anni ’30, andavano alla messa delle 12, alla domenica, per farsi ammirare dai giovanotti che, nel mentre, meditavano su chi scegliere per il matrimonio. Il problema è che una ragazza di allora poteva avere al massimo quattro, cinque, mettiamo dieci pretendenti. Oggi, tra Tinder, Facebook, ecc, anche colei che vive nel luogo più sperduto ha solo l’imbarazzo della scelta. In cinquemila si fanno avanti, a mezzo di un messaggio, con cinquemila donne e, chiaramente, viene fuori un colossale casino.

A questo quadro già di per sé dalle tinte piuttosto fosche, aggiungete la dimensione della paura del virus e provate a usare un poco l’immaginazione. Siamo chiusi in casa da un anno, quasi. Anche qualora la situazione pandemica dovesse finire – ma è facile dubitarne –, gli strascichi psicologici saranno devastanti. 

Tra dieci anni, se un uomo si avvicinerà a una donna seduta sola al bar, o viceversa – anche se temo che l’approccio avverrà solo via social –, si scateneranno delle paranoie che neppure possiamo immaginare. La tizia avrà come retropensiero che voi possiate essere vettori dell’AIDS, del Covid-19 e, perché no, di un qualche virus o batterio ancora sconosciuto – del resto, se è spuntato fuori questo, perché tra qualche anno non potrebbe generarsene un altro? Mettete pure in conto che il femminismo, già da un decennio almeno, ha contribuito a dipingerci tutti come potenziali stupratori, approfittatori e altro.

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Provate a figurarvi l’ansia di una, a quel punto, quanto vedrà un uomo che le rivolge la parola. Come minimo si figurerà di essere la prossima vittima di uno stupratore affetto da HIV che, essendo immunodepresso, ha pure preso il covid e, nel suo viaggio in Cina, ha contratto anche un virus che lo trasformerà in un mutante.

Cosa accadrà, a quel punto? Ma è chiaro. Verranno sviluppati sistemi tali, come tute elettrostimolanti, che permetteranno di fare sesso senza toccarsi, avere passaggio di liquidi e, di conseguenza, trasmettersi malattie. Del resto, già molta gente vive in un universo unicamente pornografico, affiancando, per soddisfarsi, un tubo che riproduce la vagina, o un dildo che funge da pene. Considerate poi che, ridotto ai minimi termini, il sesso non è se non il piacere suscitato da impulsi elettrici, come del resto qualsiasi sensazione.

Dite che questa è follia, un puro incubo distopico che sembra uscito da un film di David Cronenberg? Speriamo davvero siano solo fantasie da scrittore. Anche se, Orwell mica aveva tutti i torti, in 1984

Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Da ottobre, è nelle librerie il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.

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