Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

GRAZIE AI GRILLINI, E’ TORNATA DI MODA LA DISONESTA’ (di Franco Marino)

Mia figlia ha compiuto da poco cinque anni. A istinto, non credo che abbia ereditato nè il talento per il disegno della madre nè quello per la musica del padre. In compenso ha ereditato un fortissimo spirito critico che è di entrambi. Fa tantissime domande e se le risposte non le sembrano lineari, ci ingarbuglia con domande ancora più appuntite che denotano la sua volontà di capire a fondo le cose. Un po’ tutti i bambini fanno domande ma lei è davvero molto curiosa. E si avvicina il momento in cui le dovrò spiegare molte cose che non capisce, esattamente come io sin da bambino chiedevo ai miei le cose che non capivo. Scoprendo così che le cose che non capivo non è che non fossero alla mia portata, semplicemente erano illogiche.
Per esempio, il dovere di dire la verità, di essere onesti. Va benissimo esserlo con le persone a cui si vuol bene, chè anzi è necessario. Ma bisognava essere tali anche con chi cercava di farti del male? O anche il dovere di non usare mai la violenza. Certamente non si usa mai con chi amiamo ma non è lecito usarla contro chi, per farci del male, ne fa a noi?
Sono stato bambino agli inizi degli anni Novanta, che per l’Italia sono stati un perenne terremoto. E mi ponevo una serie di domande molto banali: se delle tragiche immagini di Capaci c’era il video dell’esplosione, com’è possibile che nessuno abbia mai trovato le immagini di quando sotto la strada qualcuno piazzò l’esplosivo? Come facevano gli assassini a sapere che a tale ora di tale giorno sarebbe passato Falcone con la moglie e la scorta?
E ancora mi chiedevo: come è possibile che i giudici di Mani Pulite all’improvviso si siano accorti che in Italia c’erano le tangenti? Possibile che in un solo anno ci sia stata una riunione di tutti i tangentari d’Italia e prima niente? Prima i giudici dov’erano?
Mussolini e Hitler saranno anche stati personaggi negativi ma se prima di loro il mondo era pulito, bello e profumato, come mai hanno avuto il successo che hanno avuto durante la loro attività politica?

Ovviamente non ero un genio, ero curiosissimo e ponevo domande e basta. Che lasciavano senza risposte chiunque le ascoltasse perchè fondamentalmente mio padre e mia madre, destinatari di quelle curiosità, ne sapevano poco anche loro, non perchè mancasse loro l’intelligenza ma semplicemente perchè non avevano quel tipo di curiosità. Ne avevano altre.
Mio nonno invece, grande appassionato di storia nonchè partecipe del golpe Borghese – dunque persona assai informata su molti fatti – ma anche gli articoli di Montanelli che leggevo sin da bambino – perchè i suoi articoli non erano i pomposi e incomprensibili sermoni di Scalfari ma acquarelli distribuiti come se il lettore fosse un suo amico al bar – oltre ad altre fonti non mainstream, diedero risposte alla mia curiosità e quei contenuti che mi mancavano, senza i quali le mie curiosità sarebbero rimaste senza risposta e dunque mi sarei accontentato di quelle più mainstream, quelle che si devono dire per fare bella figura in società. Così capii subito che non c’era niente di genuino nè in Tangentopoli – che fu fondamentalmente un colpo di stato organizzato dalla CIA – nè nelle mielose celebrazioni di Falcone e Borsellino, odiati dagli stessi che dopo le bombe invece diedero inizio a quell’insopportabile cappa di retorica che dura anche oggi e che furono uccisi non da rozzi contadinozzi dell’entroterra palermitano ma da pezzi deviati dallo stato. E che ovviamente Mussolini e Hitler non erano due mostri che si svegliavano al mattino col ghigno malefico. Al limite due persone che possono aver commesso parecchie sciocchezze ma non diversi da tantissimi altri politici di cui si parlava bene solo perchè erano dalla parte dei vincitori.

Con insegnamenti di questo tipo, sono cresciuto con una diffidenza cronica nei confronti di ogni narrazione, di ogni retorica, di ogni moralismo. Chi mi parla di morale ha due strade con me: quella di parlarmene con la dolcezza e la serenità di un amico e spiegarmi l’origine pratica di un insegnamento morale. Oppure parlarmi spocchiosamente col dito alzato, con l’aria di darmi una lezione dall’alto della sua cattedra morale. Di quel tipo di persone ho diffidato sin da bambino. Più in avanti fu Renan a confortare i miei istinti dicendo che “ci sono molti furfanti che non sono moralisti ma nessun moralista che non sia anche un furfante”.
Le regole morali, infatti, servono a vivere meglio e una persona davvero morale si distingue dal moralista per il fatto che le regole le rispetta per sè stesso, non per farsi bello agli occhi degli altri. La morale insegna che una società disonesta è una società dove tutti vivono male. Che mentire è un male quando il destinatario delle nostre menzogne è una persona che amiamo, idem usare la violenza. Ma che nei confronti dei nemici e in generale di chi ci vuole male, la menzogna e la violenza sono inevitabili.

Con questi presupposti, quando nel 2008 sono comparsi i grillini, ho dubitato di loro per principio. Ma naturalmente non avevo contenuti. Non potevo dare per scontato che la loro fosse una truffa, sebbene tutti gli elementi – la simpatia di Travaglio giornalista che ho sempre detestato; della magistratura italiana, di cui ho sempre dubitato; il loro rifarsi a Tangentopoli sulla cui natura truffaldina ero stato ben informato da mio nonno – convergessero verso tale ipotesi. Non ho mai creduto alla loro deriva onestista, non ho mai capito come si potesse pensare che un popolo intero che nella sua storia ha votato mafiosi e ladri, potesse all’improvviso reclamare una passione per l’onestà che, per ciò stesso, mi era parsa falsa come una banconota da undici euro. Un indizio mi giungeva dal fantomatico reddito di cittadinanza, venduto come tale (nonostante fosse un reddito minimo) e che ha visto precipitarsi al voto milioni di “onesti meridionali”, i quali dopo aver finalmente capito che era solo un reddito minimo, hanno voltato la faccia al Movimento 5 Stelle, che è ormai in crollo ovunque.
I contenuti sono giunti presto: non appena ho notato che i grillini hanno avuto sempre il vizio di confondere l’onestà con l’incensuratezza, facendo passare qualsiasi disgraziato che, per bisogno, magari ha rubacchiato qualcosa per sopravvivere come un delinquente senza possibilità di redenzione. E dimenticando i tanti disonesti – rigorosamente incensurati – che vengono spacciati per onesti solo perchè hanno la fedina penale pulita. Poi quando li ho visti rinnegare tutte le battaglie di principio che li hanno portati sul proscenio per poi progressivamente appiattirsi sulle stesse posizioni del tanto odiato PD.
Si è così presto capito – ma chi davvero voleva capire, aveva capito sin dal primo momento – che il moralismo era solo la clava con cui volevano colpire i nemici e che dunque la loro passione civica per l’onestà nasceva da questo e in generale da un altro equivoco: ossia che la fine delle vacche grasse fosse figlia della disonestà dei politici e non da un mutamento degli assetti geopolitici. E che dunque la voglia di onestà fosse semplicemente voglia di nuovi soldi, ottenuti senza sforzo, in nome della quale fosse giusto trasformare il paese in una dittatura giudiziaria.

Dicevo di mia figlia. Di fronte ad un voltafaccia così palese, la tentazione sarebbe quella di insegnarle a rubare, a truffare, a mentire. E invece no. Perchè io all’onestà e alla sincerità credo. Tutto sta nel spiegare ad un bambino l’origine pratica della morale.
Molti genitori commettono questo errore. Spiegano ai bambini che le bugie non si dicono, che non si ruba. Ma che “non si fa perchè non si fa”. Perchè no. Non spiegano perchè gli uomini si sono dati certe regole. Spiegano che non ci si droga, che non si beve, che non si gioca ma non perchè ci si distrugge la vita ma perchè non si fa e basta.
Invece bisogna non dire bugie alla persona che si ama non perchè qualcuno ci punta il dito contro e ci fa la morale. Quel qualcuno è un moralista, cioè un furfante, per dirla alla Renan. Ma perchè quando la vita ci sprofonda negli abissi può salvarci solo chi sa quanto profonda sia la galera sottomarina in cui ci troviamo. E che dunque chi vede le acque intorpidite o non si tuffa a salvarci o, peggio ancora, affoga con noi. E anche perchè se è vero che esistono autentiche bestiacce, ci sono anche belle persone disposte ad amarci davvero per quel che siamo.
Ecco, il lascito dei grillini – ma prima di loro della sinistra (di cui il grillismo è figlio biologico) – oggi che palese appare la natura truffaldina della loro parabola politica, è proprio questo. Aver fatto credere che l’onestà sia un dovere morale fine a se stesso, una patente di pubblica bontà. E non, invece, il prerequisito di una società che voglia davvero essere vivibile.
Ecco, a mia figlia spiegherò questo. Non che non si dicono le bugie se ce n’è bisogno, non che non si usa la violenza se ce n’è bisogno, non che non si deve essere sleali se ce n’è bisogno. Ma da dove nascono le bugie, la violenza e la slealtà. Dunque l’importanza dei principi morali ma anche la loro disapplicazione intelligente, quando occorre.
Il grillismo poteva piacere solo ai disonesti, agli ignoranti e agli stupidi. Ed è per questo che molti di loro oggi fanno gli stessi discorsi, in qualche caso anche giusti, che un tempo odiavano. Perchè il grillismo non è un’ideologia politica ma moralistica, che con la morale non ha nulla a che fare e che semmai insegna una morale: non fidarsi dei moralisti.
Proprio come diceva Renan: “Non conosco nessun moralista che non sia anche un furfante”.

FRANCO MARINO

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