Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

SE LA SINISTRA NON PERDE OGGI, PERDERA’ DOMANI. MA PERDERA’ OVUNQUE (di Franco Marino)

Le domande ricorrenti di questi giorni sono “cosa accadrà in Toscana, Campania, Puglia, Veneto, Marche, Liguria?” “al referendum vincerà il sì o il no?”.
Assumere il ruolo di profeti ha il suo coefficiente di rischio, così la persona prudente si limita ad osservare i dati a disposizione più i trend, senza azzardare quando ci sarà il momento di rottura.
Quando mi chiesero, per esempio, chi avrebbe vinto in Emilia e in Umbria, non dissi nè l’una nè l’altra fazione. Mi limitai ad osservare il trend che vedeva e vede tutt’ora la sinistra perdere lentamente voti in Emilia e in Umbria. E mi limitai a dire “Se la sinistra non perde prima, perderà poi”. In Umbria perse prima, in Emilia perderà poi. Questo avverrà anche nelle regioni dove si vota. La vittoria della destra in Liguria e in Veneto è scontata. In altre regioni no ma, se non sarà oggi, sarà la prossima volta.

La mia sicurezza ovviamente richiede delle spiegazioni.
La prima cosa da dire è che le regioni in mano alle sinistre sono in declino da tantissimi anni. Per motivi di lavoro ho frequentato per molti anni la zona di Ferrara e di Bologna. Per motivi familiari, ho passato quindici anni in Toscana, nello specifico in un paese che ha dato i natali a quattro multinazionali famose in tutto il mondo. Conosco insomma bene quelle zone. E ogni volta che mi reco da quelle parti posso solo osservare come realtà meravigliose sotto ogni punto di vista, attraversino una fase di profondo declino. E si tratta di un declino inarrestabile perchè sono venute meno le vacche grasse degli anni d’oro quando l’Italia era – sia pure non formalmente come la Germania – divisa in due e c’era l’interesse da parte dei due blocchi rivali, USA e URSS, di dimostrare al mondo quanto convenisse far parte dell’una o dell’altra fase. Così, la DC ha gonfiato l’economia delle zone sotto la sua competenza e l’URSS fece parimenti con le sue zone.
Tutto questo ha avuto fine, ovviamente, col crollo dell’URSS che ha tolto agli americani il mordente per finanziare “a babbo morto” le proprie fazioni, guarda caso proprio col 1992 ha inizio Tangentopoli – che altro non fu che la resa dei conti degli USA nei confronti della DC e del PSI, rei di volersi fare una costituzione sovranista, in sostanza – e dunque la cosiddetta Seconda Repubblica, che altro non è stata che la finta guerra tra due fazioni (centrodestra e centrosinistra) interamente prone alle lobby della politica americana, divise su questioni cosmetiche (la figura di Berlusconi) ma sostanzialmente unite nel sostenere la progressiva svendita dei principali asset economici del paese.
Le grandi privatizzazioni economiche, istituzionali (non ultimo il referendum sulla riduzione dei parlamentari) hanno la firma del centrodestra e del centrosinistra. Non si salva nessuno.
E dal 2009, ufficializzata la fine della globalizzazione con la conferenza di Davos, la finanza statunitense sta, a colpi di tempeste perfette (subprime, covid-19) lentamente ritirando i propri investimenti sui debiti sovrani europei, attraverso il meccanismo psicologico della rana nell’ebollitore, in modo che gli italiani non realizzino il vero nemico e che poi si traduce in patrimoniali e macellerie sociali varie.

Tutto questo ha avuto ovviamente un forte impatto sui territori in Europa, provocando la fine dei partiti di sistema laddove vi erano ancora le preferenze e la nascita di partiti che fungono da contenitori di malcontento che tuttavia, declinati a livello territoriali, hanno avuto una vita molto più breve di quelli italiani.
In Italia da anni, Forza Italia e PD sono in declino. E la ragione è ovvia.
Votando nei territori con le preferenze, non arrivando più soldi nei territori non si risolvono più i problemi. E si perdono voti.
La Lega è, invece, il partito che più di tutti sta riuscendo a coagulare il vuoto territoriale dandole una dimensione amministrativa, unendo così la modernità, ossia la protesta un tempo dominata dai 5 stelle, alla tradizione di partito che comunque ha sempre tutto sommato governato bene. Poi in alcuni territori (Veneto, Liguria) questo riesce bene e in altri (Umbria) un po’ meno bene. Quanto poi sia possibile esportare il modello locale a quello nazionale, è difficile dirlo. Ma il dato di fatto è che la Lega non sta facendo altro che occupare quei vuoti progressivamente lasciati scoperti dalla sinistra – figli dei soldi che non ci sono più perchè gli USA non hanno più interesse a nutrire le classi politiche europee – ponendosi da un lato come continuatrice della tradizione di Forza Italia, dall’altro proponendosi come nuova destra sociale al posto di una sinistra che ormai le uniche cose di cui sa parlare sono gay e migranti. Come diceva Costanzo Preve, finito il prodotto (il socialismo reale) la sinistra per sopravvivere si doveva inventare altro. Il problema è che dei diritti civili quando hai brutalizzato quelli sociali non te ne fai nulla.
E questo è uno dei tanti motivi per cui se la sinistra non perderà domani, perderà successivamente. Sono venuti meno i loro tradizionali protettori.
Per cui la questione non è chi vincerà o chi perderà domani. Alcune regioni sono perse per sempre, in altre, come la Toscana o la Campania, accadrà ciò che è accaduto in Emilia: profittando del vuoto del Movimento 5 Stelle, la sinistra erediterà quei voti facendo credere di essere in crescita quando in realtà ha solo occupato un territorio occupato da altri. Le destre, anche dove perderanno, raddoppieranno i propri voti.
E tra qualche anno la sinistra sarà scomparsa anche dai territori.
E’ un copione già scritto.

FRANCO MARINO

Un commento su “SE LA SINISTRA NON PERDE OGGI, PERDERA’ DOMANI. MA PERDERA’ OVUNQUE (di Franco Marino)

  1. Speriamo allora che se non oggi ma domani la sinistra scomparirà, finalmente avremo l’inizio di un’Italia nuova! Attendiamo il reset! Ad Maiora semper…

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