Il Detonatore

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IL SOVRANISMO NON E’ MORTO. E’ FINITO IN MANI SBAGLIATE (di Franco Marino)

Mi imbatto per puro caso in un articolo di Adriano Scianca “Il sovranismo è morto. O forse questo ne era solo una brutta copia”, ove si ricostruisce il difficile momento storico e politico che starebbe vivendo il sovranismo. L’articolo è esattamente di un anno fa (28 Agosto 2019) ma è ancora attualissimo. E Scianca è il direttore de Il Primato Nazionale, organo ufficiale di Casapound.
L’articolo è indubbiamente scritto bene, il direttore è una buona penna, scorrevole, senza fronzoli. Questo non significa che si debbano prendere per oro colato le sue argomentazioni e qualificarle come ineccepibili. Alla sua analisi, difatti, si applicherebbe meravigliosamente quella locuzione latina secondo cui “ex falso quodlibet”, da una premessa errata si può trarre qualsiasi cosa si voglia.
Difatti, fin quando il nostro rimane sulle cause del fallimento del sovranismo nostrano, verga un testo concettualmente pregevole. Scrive, ad esempio, che “il sovranismo italiano ha perso rovinosamente una guerra” (vero), che esiste una tendenza sociologica non ancora declinata in una controffensiva politica dunque foriera alla creazione di una reale alternativa (verissimo) per la verità traballa un po’ quando descrive il “passo falso” di Salvini, alludendo alla sua decisione di sfiduciare Conte – le tesi sommarie hanno il loro fascino ma è anche possibile che il leader del Carroccio non potesse fare altro – rimettendosi però subito in asse quando aggiunge che il Movimento 5 Stelle non è stato nient’altro che un canalizzatore del dissenso usato per stabilizzare il sistema. Anche se non dice nulla di immaginifico, dal momento che lo stesso Grillo (“se non ci fossimo noi, ci sarebbe Alba Dorata”) lo ha, a più riprese, detto candidamente.

Quando però il Direttore allarga la sua analisi alla dimensione sovranazionale, lì inizia l’ex falso.
Il primo, peraltro ricorrente, è nella consueta e stantia ripetizione del conflitto tra un non meglio imprecisato globalismo e le istanze sovraniste. In realtà, il globalismo ha un unico reale nome. Si chiama “eccezionalismo americano” e consiste nella missione che gli Stati Uniti si sono dati di fare la guerra a chiunque nel mondo non voglia sottomettersi al loro primato culturale. Se il capo di un’associazione per delinquere ha un nome e cognome e le sue azioni sono note, parlare di “delinquentismo” non ha molto senso. Ha senso rintracciare il capomafia e arrestarlo. Che poi il capomafia sia armato sino ai denti e ricco come uno sceicco e dunque sia arduo anche solo pensare di affrontarlo, questo è un altro discorso ma non rileva. Come non rileva l’obiezione dei filoamericani che la Cina e la Russia sono ancora più pericolose. Per ora, in Italia ci sono basi americane, non russe o cinesi. Quando la Russia e la Cina ci chiederanno – per amore o per forza – di entrare in una NATO orientale, ci porremo il problema. I processi si fanno ai fatti, non alle intenzioni.

Il secondo è ancora più illuminante. Qui Scianca oracolarmente scrive “il sovranismo, lo dico chiaro e tondo a costo di spezzare molti cuori, o è sovranismo europeo o non è” alludendo ad un’eventuale Europa dei Popoli che è il comodo rifugio del sovranista che vuole atteggiarsi a pragmatico e realista. Sulla realizzabilità dell’uscita dell’Italia dall’Euro si può sacramentare quanto si vuole e le opinioni di coloro che la vedono irrealizzabile sovente sono ben argomentate. Ma proprio per effetto di questo preteso realismo, non si capisce come Scianca creda di riuscire a realizzare un’Europa dei popoli – qualunque cosa nel concreto significhi – sovvertendo le istituzioni attuali. Senza contare che sia l’Unione Europea che l’euro, in quanto evolutesi dalla CECA, espressione dell’influenza degli USA sull’Europa Occidentale, sono fabbricazioni americane e non a caso i primi ad opporsi a qualsiasi forma di integrazione dell’Europa sono stati proprio gli Stati Uniti, che Scianca nell’articolo neanche menziona. Senza contare che nel momento in cui si riduce la diatriba tra sovranismo e mondialismo ad una questione dimensionale (“più grande sei, meglio è”), in pratica si stanno portando le medesime convinzioni che oggi nutrono ogni forma di sovranazionalismo. La Svizzera e Israele sono piccole ma, in tutto e per tutto, sovrane. E potentissime.

Infine, la perla finale: “Il sovranismo realizzato è il trionfo del piccolo cabotaggio e della boutade mediatica”. E qui sembra di stare ad Otto e Mezzo a discutere di quanto siano lerci i sovranisti. Solo che te lo aspetti dalla Gruber e da Carofiglio, non dal direttore di un giornale sovranista. Un po’ come se domani il Papa si affacciasse al balcone e dicesse “La Resurrezione di Cristo è il trionfo del piccolo cabotaggio di un falegname e una boutade mediatica”.

La realtà, molto più banale e terra terra, è che il sovranismo è fallito per una serie di motivi.
Tra i tanti, l’incapacità di saper riconoscere i suoi reali nemici (gli Stati Uniti), la presunzione di potersi misurare col nemico in un dibattito democratico, per giunta sulla base di regole scritte dal nemico – come se uno volesse giocare contro un avversario che ha comprato l’arbitro, i guardalinee e la Lega Calcio – e in generale una forte insipienza politica, che per esempio ha frenato il successo di un partito come CasaPound, ben strutturato sul piano intellettuale e ideologico, ma sprovvisto di una strategia politica di conquista del consenso.
Il che spiega anche l’unico punto su cui sono d’accordo con Scianca quando scrive che il sovranismo si sia limitato solo a dare voce alla rabbia delle periferie. Salvini oggi è maggioritario nell’asse sovranistico proprio perchè non dà voce solo agli ultimi ma anche a quella cospicua parte di borghesia, fatta di imprenditori, proprietari di immobili, risparmiatori, che non ne può più di vedersi rapinata dallo Stato. Ma spiega anche l’ennesimo punto in cui non sono d’accordo, ossia che liberismo e sovranismo non vadano d’accordo e che l’unica connotazione del sovranismo debba essere statalistica.
Trump, Reagan e la Thatcher sono fulgidi esempi di sovranismo liberale. E la stessa Russia, punto di riferimento di molti sovranisti, è un paese dove fare impresa è estremamente semplice. Purchè l’impresa sia russa e purchè l’imprenditore non si metta in testa di trasformare lo stato nella sua azienda personale. Pena finire nel mirino dell’FSB e della terribile giustizia russa. Ed è qui il vero punto della questione, non la guerra ideologica tra il socialismo e il libero mercato. Che peraltro in Occidente si è sempre declinato secondo la dittatura protosovietica dei GAFAM e in generale delle grandi corporate angloamericane imposta attraverso le protesiche quinte colonne politiche del PD e dei grillini, il controllo militare dei mezzi di informazione, di opinione e di intrattenimento, il tutto travestito da ideologia di una libertà che mai come in questi anni appare nella sua dimensione più meramente cosmetica.
Il sovranismo è tale se affronta tutti i temi della sottomissione italiana e parla con chiarezza ai suoi lettori ed elettori. Sovranità economica (ritorno alla lira, senza se e senza ma), sovranità militare (uscita dalla NATO), sovranità istituzionale (riforma della giustizia) sovranità tecnologica (segmentazione della rete Internet, di cui in Russia e in Germania già si parla da anni) e commerciale (creazione di un capitalismo italiano).

Scianca ha, così, scritto un articolo dove si evincono tutti i pregi ed i difetti di CasaPound e dei suoi intellettuali e dunque il motivo per cui questo partito, nonostante sia culturalmente molto più avanzato di altri movimenti sovranisti, rimarrà sempre un partito dello zero virgola.
La patria prima ancora che un ideale è un interesse. E la vera sfida è far capire ai cittadini l’importanza e l’utilità ma soprattutto la necessità di avere un grande paese alle spalle.

FRANCO MARINO

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